
L’ultimo attacco, nel sud della Striscia di Gaza, ha causato oltre 50 morti e centinaia di feriti. Israele continua a usare la fame come arma contro i palestinesi.
Alcuni reparti dell’esercito iracheno sono riusciti a penetrare nella periferia est di Mosul. Altrove, però, le truppe sono ancora lontane dalla città.
A due settimane dall’inizio della battaglia, l’esercito iracheno ha fatto il proprio ingresso nella città di Mosul. I primi soldati si sono introdotti nei quartieri più periferici della metropoli – in mano agli jihadisti dell’Isis dal giugno del 2014 – nella giornata di martedì 1 novembre. In particolare, alcuni reparti speciali sono riusciti a penetrare da est, prendendo posizione nel quartiere di Gogjali. “Si tratta dell’inizio della vera fase di liberazione di Mosul”, ha dichiarato il generale Taleb Cheghati al-Kenan, comandante del servizio anti-terrorismo iracheno.
Uno dei primi edifici dei quali l’esercito dell’Iraq è riuscito a riprendere il controllo è quello della televisione locale. Ma i combattimenti nella città si annunciano ancora lunghi. Secondo gli esperti, infatti, tra i palazzi di Mosul potrebbero essere presenti tra tremila e cinquemila uomini dello Stato Islamico. Pronti a difendere fino all’ultimo il feudo conquistato sotto la guida del loro capo Abu Bakr al-Baghdadi, che proprio dalla città settentrionale irachena proclamò l’instaurazione del califfato.
Inoltre, se le truppe a est – grazie anche alle solide posizioni conquistate e mantenute a lungo dai combattenti curdi – sono riuscite in relativamente poco tempo a sfondare le linee degli integralisti, a sud le forze del governo federale continuano a progredire ma restano ancora a parecchi chilometri dalla periferia. Mentre a ovest, i combattenti della Hachd al-Chaabi (forze paramilitari sciite di mobilitazione popolare, sostenute dall’Iran) tentano da giorni di tagliare le linee di rifornimento dell’Isis, provenienti dalla Siria. Per riuscire a isolare gli integralisti dovranno però conquistare la città strategica di Tal Afar.
Intanto, Ong e organizzazioni internazionali continuano a mostrarsi particolarmente inquiete per la sorte della popolazione di Mosul, circa un milione e mezzo di abitanti, di cui 600mila bambini secondo Save the Children. “Occorre aprire subito dei corridoi per permettere soprattutto ai più piccoli di lasciare la città in sicurezza. Non possiamo permettere che Mosul diventi una nuova Aleppo”, ha spiegato Maurizio Crivellaro, responsabile dell’associazione in Iraq.
Secondo le informazioni rese note da Ravina Shamdasani, portavoce dell’Alto commissariato Onu per i Diritti dell’uomo, lunedì scorso gli jihadisti avrebbero trasportato con camion e autocarri “circa 25mila civili” da Hamam al-Alil, località a sud di Mosul, verso l’interno della città. Con l’obiettivo di utilizzarli come scudi umani.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
L’ultimo attacco, nel sud della Striscia di Gaza, ha causato oltre 50 morti e centinaia di feriti. Israele continua a usare la fame come arma contro i palestinesi.
Benché non si tratti di caldo record, il servizio meteorologico americano ha deciso di diramare un’allerta in Alaska: “Una presa di coscienza”.
Centinaia di aerei militari israeliani hanno bombardato siti militari e nucleari dell’Iran. Netanyahu ha detto che l’operazione sarà lunga e ora si attende la risposta dell’Iran.
Una serie di operazioni anti-immigrazione hanno causato proteste a Los Angeles. Donald Trump ha risposto con l’invio dell’esercito, alzando la tensione.
A bordo della Madleen, gestita dalla Freedom Flotilla Coalition, c’erano pacchi di aiuti umanitari e l’attivista Greta Thunberg. L’equipaggio è in stato di fermo in Israele.
La misura è stata annunciata il 4 giugno dal presidente Trump. Per l’Onu è un provvedimento discriminatorio e che suscita preoccupazioni.
La Sierra Leone è uno degli stati africani più esposti al rischio di carestie e calamità naturali. Anche a causa della deforestazione, fenomeno che l’Occidente sembra voler ignorare.
Dall’Unione europea al Regno Unito, passando per il Canada, crescono le misure diplomatiche contro Israele. Che però va avanti con il genocidio a Gaza.
Dall’Africa all’Amazzonia, con un bianco e nero più vivo di ogni colore ha raccontato bellezze e fragilità del mondo. E dell’uomo che ci si muove dentro.