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Munzir al-Nazzal e suo figlio Mustafa, entrambi vittime della guerra in Siria, avranno una nuova casa in Toscana e cominceranno un percorso di riabilitazione.
Si intitola Hardship of life, “Le avversità della vita”, e difatti riesce a riassumere in un solo gesto il fatto che la vita sia un dono meraviglioso, ma al tempo stesso straziante. Si tratta dello scatto vincitore dell’edizione 2021 dei Siena international photo awards e raffigura il siriano Munzir al-Nazzal mentre solleva in aria il proprio figlio, Mustafa. Ciò che colpisce dell’immagine scattata dal fotografo turco Mehmet Aslan, divenuta simbolo della guerra in Siria, non è tanto la loro condizione fisica, quanto i loro sguardi che si incrociano e i loro sorrisi pieni di gioia e, soprattutto, di amore. Un sentimento che traspare in maniera così forte attraverso quella fotografia da lasciare senza fiato.
La bella notizia è che Munzir e Mustafa, insieme alla madre del bimbo e alle due sorelle più piccole, sono pronti a cominciare una nuova vita in Italia. Il loro atterraggio a Roma è previsto per la sera del 21 gennaio e da lì si trasferiranno a Siena, in un’abitazione della Caritas messa a disposizione dall’Arcidiocesi. Dotati di un permesso di soggiorno per motivi umanitari, potranno ricevere vitto, alloggio e il sostegno di un mediatore linguistico, mentre la Caritas interverrà nella creazione di una rete di supporto e di relazioni e li affiancherà nell’apprendimento della lingua italiana.
La speranza è che papà e figlio possano tornare a camminare. Saranno seguiti dai medici del Centro protesi di Budrio, in Emilia-Romagna, dove beneficeranno di terapie all’avanguardia e impareranno a servirsi di gambe artificiali. Munzir al-Nazzal ha perso la gamba destra nel 2016 a causa di una bomba esplosa mentre stava passeggiando in un bazar a Idlib, in Siria. Il piccolo Mustafa, che ha cinque anni ora, è nato privo di arti per colpa di una malformazione, la tetramelia, provocata dal gas nervino delle bombe che la madre Zeynep ha respirato quando era incinta e dai farmaci che lei ha dovuto assumere per salvarsi.
La guerra civile, cominciata nel marzo del 2011, sta tuttora massacrando la nazione mediorientale. Per aiutare gli al-Nazzal e le altre vittime del conflitto, gli organizzatori del conosco fotografico senese hanno lanciato una raccolta fondi che sostiene anche un programma di riabilitazione per le persone che hanno subito amputazioni e che ha raggiunto, attraverso la piattaforma Gofundme, oltre 100mila euro.
“In questo modo, la potenza comunicativa di quella foto si è trasformata in un reale sostegno alla famiglia”, dichiara Luca Venturi, fondatore e direttore artistico del premio fotografico. “Non pensavamo di essere i soggetti più indicati per farlo, ma siamo felici di aver reso possibile questo miracolo”. Non sempre il lieto fine esiste solo nelle favole.
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