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Il muro di Trump per “fermare” i migranti attraverserà una riserva della biosfera Unesco negli Stati Uniti. Per gli ambientalisti “è una tragedia nazionale”.
Il completamento del muro alla frontiera con il Messico, tanto sostenuto dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, minaccia un simbolo dell’Arizona: la frontiera alta 10 metri, infatti, attraverserà l’Organ pipe cactus national monument, una preziosa riserva della biosfera riconosciuta dall’Unesco, situata nell’estremo sud del Paese, al confine con lo stato messicano di Sonora. Il parco è l’unico luogo negli Stati Uniti dove cresce il celebre cactus a canne d’organo.
Parte della striscia di barricate, lunga in totale 300 chilometri, voluta per “fermare” il flusso di immigrati e per la quale, grazie alla procedura emergenziale, sono stati stanziati 3,6 miliardi di dollari, comprometterà l’intera parte meridionale della riserva, secondo quanto riportato dal quotidiano britannico Guardian. Settanta chilometri di muro attraverseranno tre aree federali protette tra Texas, New Mexico e Arizona, ha fatto sapere il tribunale distrettuale federale di Columbia: non solo la riserva dei cactus ma il cemento minaccerà anche tratti del Cabeza prieta national wildlife refuge e l’area di conservazione nazionale di San Pedro Riparian, dove scorre l’ultimo fiume dell’Arizona libero da sbarramenti. Amanda Munro, portavoce del Southwest environmental center, associazione in prima linea per la difesa della biodiversità nel Organ pipe cactus national monument, ha affermato che la barriera pianificata richiederebbe “la demolizione di una delle regioni più ricche di biodiversità” negli Stati Uniti, definendola “un colossale errore e una tragedia nazionale“.
Oltre a compromettere l’habitat del cactus a canne d’organo – che cresce spontaneamente in questa terra selvatica di 130mila ettari – il muro minaccia anche la vita di diverse specie animali tra cui quella del puma, del pècaro, dell’antilocapra in via di estinzione e di molte specie di uccelli. La militarizzazione delle frontiere, la costruzione di chilometri di recinzioni, strade di accesso e l’ondata di agenti di pattuglia di frontiera impediranno le migrazioni di questi animali. Inoltre l’approvvigionamento dell’acqua usata per la produzione del cemento rischia di prosciugare la vicina oasi di Quitobaquito springs, uno dei luoghi incontaminati più antichi di tutti gli Stati Uniti che ospita gli unici esemplari di pesce quitobaquito, anch’esso in via di estinzione, e della tartaruga sonoyta. Infine, si tratta di un’area significativa anche per i Tohono O’odham, un popolo di nativi americani che da tempo si oppone al muro di Trump.
Il fatto che l’area sia stata dichiarata riserva della biosfera dall’Unesco (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura) potrebbe non bastare a bloccare le intenzioni insostenibili di Trump. I rapporti tra Stati Uniti e Unesco si sono deteriorati da quando i primi hanno cessato i finanziamenti perché accusata da Washington di essere “anti-israeliana”: l’agenzia delle Nazioni Unite infatti aveva riconosciuto i Territori palestinesi tra i propri membri. Da quel momento il governo americano ha deciso di congelare tutti i finanziamenti infliggendo un colpo durissimo all’Unesco poiché gli Usa contribuivano in modo determinante. La decisione arrivò in virtù del diritto statunitense, che vieta di finanziare qualsiasi istituto che riconosca lo stato palestinese.
In fatto di protezione dell’ambiente, poi, l’amministrazione di Donald Trump ha annunciato l’abrogazione di un regolamento dell’era Obama per limitare le sostanze chimiche che possono essere utilizzate vicino ai corpi idrici. Ciò significa che i lavori del muro al confine con l’Arizona potranno inquinare senza alcun permesso e rilasciare sostanze potenzialmente dannose in corsi d’acqua e in zone umide. Dal suo insediamento ad oggi il tycoon ha eliminato più di 80 norme e regolamenti ambientali dell’era Obama. Secondo una ricerca della Harvard law school e della Columbia law school, Trump adotta uno schema preciso per smantellare le leggi in materia di protezione dell’ambiente. Secondo lo studio Trump “prima trova il modo di ritardare l’applicazione attraverso una regola minore per guadagnare tempo, e poi fa l’affondo emettendo una seconda regola, questa volta sostanziale”. Il rischio è che anche la riserva dei cactus non sfugga a questo schema.
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