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Mostre temporanee, realtà aumentata, spazi per i più piccoli. La scienza si divulga anche così, rendendola comprensibile a tutte le età. Ecco perché dovreste visitare il Muse di Trento almeno una volta.
Dimenticatevi i corridoi bui, le collezioni polverose, le installazioni chiuse “per ristrutturazione”. Spesso quando si pensa ad un museo di scienze naturali potrebbero essere queste le immagini che vengono in mente. Certo anch’essi hanno il loro fascino, per chi ama gli antichi reperti e le collezioni dalla storia secolare. Ma c’è anche un altro modo di raccontare la scienza. E il linguaggio scelto dal Muse, il Museo delle scienze di Trento, è forse uno dei più chiari che oggi troviamo nel panorama italiano.
Inaugurato nel 2013, sorge su un progetto di Renzo Piano e rappresenta la modernità degli edifici museali odierni. Certificato Leed Gold per i consumi energetici è strutturato a piani e da uno grande spazio vuoto, il Big Void, che ospita varie esposizioni. Già questo stravolge l’idea tradizionale di museo: passeggiando tra i vari piani, si ha la possibilità di osservare vari esemplari di uccelli, mammiferi, cetacei, dinosauri, in una sorta di albero tassonomico in tre dimensioni.
Ad ogni piano corrisponde una tematica, per lo più legata agli ambienti alpini e alla ricerca che il polo museale opera con successo in tutto il mondo. Ciò che colpisce è la facilità di linguaggio utilizzata e la possibilità di “toccare con mano” ciò che viene esposto, ovviamente solo dopo il beneplacito degli steward presenti. Come il ghiacciaio ricreato ad hoc al quarto piano, con vero ghiaccio, e con tutte le informazioni sul loro stato di salute e sulle minacce oggi presenti. O come lo spazio dedicato ai più piccoli, dove toccare, osservare, annusare.
Dalla scorsa estate, unico in Italia, il Muse ha messo a disposizione dei suoi visitatori un’app e un dispositivo per utilizzare la realtà aumentata per visualizzare in 3D animali di grande complessità e per la maggior parte estinti come i dinosauri. Grazie alla collaborazione con Google, che ha messo a disposizione la tecnologia, è possibile vedere come si muovevano, quanto erano grandi, di che probabile colore era la corazza. L’intero sistema è stato sviluppato in casa, dal ricercatore Davide Dal Piaz, mentre le fisionomie dei dinosauri sono state ricostruita grazie alla collaborazione tra i ricercatori del Muse e i paleoartisti Davide Bonadonna e Fabio Manucci, tra i maggiori a livello internazionale. Il device inoltre offre un tour del Big Void, il grande spazio vuoto che attraversa gli spazi espositivi che sarà possibile percorrere dall’alto al basso scoprendo quali animali lo popolano.
Ma un museo fa anche ricerca, e il Muse non è certo esente. Anzi negli anni sono numerose le scoperte e gli studi pubblicati su prestigiose riviste scientifiche. Tra le più recenti la scoperta del più antico antenato delle lucertole, la Megachirella wachtleri, rinvenuta quasi 20 anni fa nelle Dolomiti e riportata alla luce grazie a tecniche nel campo dell’analisi 3D e della ricostruzione delle parentele evolutive. L’origine di lucertole e serpenti va così retrodatata di circa 75 milioni di anni, identificandola come la più antica al mondo.
Visualizza questo post su InstagramParola ai giovani! Per festeggiare la Giornata internazionale dell’infanzia e dell’adolescenza il museo apre le porte a tutti i cittadini e in particolare ai giovani. Una grande festa con ingresso gratuito dove giovani adulti e bambini potranno dare spazio alle loro idee. Oltre 50 realtà del territorio e 23 teenager degli istituti scolastici trentini hanno partecipato all’organizzazione dell’evento. Escape room, micro-conferenze, jam session, stand informativi e l’incontro finale con Thomas di Amici di Maria De Filippi. Scarica il programma completo della giornata ? https://bit.ly/2OLH0Ta Foto di @mattiabonavida – – – – #MUSETrento #sciencemuseum #museoamico #adolescenza #thomasbocchimpani #science #unicefitalia
Ma le Dolomiti sono anche il regno indiscusso della geologia. È qui infatti che grazie al lavoro dei ricercatori del Muse, in collaborazione con i colleghi dell’università di Milano (altro grande polo museale), è stato identificato un nuovo minerale: la fiemmeite. Il nome viene ovviamente dalla località dove è stata rinvenuta, la val di Fiemme appunto, è va ad aggiungere un ulteriore elemento di unicità per le Dolomiti, considerato che la scoperta di un nuovo minerale non avveniva da almeno due secoli.
La ricerca è più che viva in Italia, nonostante la macchina perpetua che tenta di smontarla pezzo dopo pezzo, taglio dopo taglio. Ma la possiamo aiutare e sostenere, visitando questi luoghi speciali. Mantenendoli vivi. Ricchi di cultura e conoscenza.
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