Per la prima volta, una neonata entra all’Assemblea Generale dell’Onu

Conciliare carriera e famiglia dev’essere la normalità. Per dimostrarlo, la premier neozelandese Jacinda Ardern ha portato all’Onu la sua bimba di tre mesi.

A soli tre mesi di vita è troppo piccola per rendersene conto, ma Neve Te Aroha è già passata alla storia. Perché non era mai successo prima che un neonato fosse presente all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Merito di sua madre, la prima ministra neozelandese Jacinda Ardern, che lunedì 24 settembre l’ha portata con sé all’Onu, dove aveva in programma un discorso al summit sulla pace intitolato a Nelson Mandela. Nel frattempo, della bimba si occupava il suo compagno, il conduttore televisivo Clarke Gayford. Che dopo l’evento, divertito, ha condiviso su Twitter il pass ufficiale che era stato assegnato alla piccola ospite.

Chi è Jacinda Ardern, la prima mamma premier all’Onu

Jacinda Ardern è la leader che ha trainato il partito laburista neozelandese fino alla vittoria delle elezioni politiche del 2017. Una tornata elettorale molto difficile, che è stata conquistata grazie anche all’appoggio esterno dei verdi e di New Zealand First, una piccola formazione nazionalista e conservatrice. Ardern ha già segnato un traguardo il 26 ottobre 2017, quando si è insediata a capo del governo del suo paese. All’età di trentasette anni, infatti, era in assoluto la più giovane premier donna della storia.

A pochi mesi di distanza, il 19 gennaio 2018, Ardern ha annunciato la sua gravidanza e il 21 giugno ha dato alla luce la figlia Neve. Prima di lei, solo la premier pakistana Benazir Bhutto era diventata madre nel corso del suo mandato, nel mese di gennaio 1990; solo pochi mesi dopo venne destituita in seguito ad alcune accuse di corruzione e il suo partito venne sconfitto alle successive elezioni.

Ardern è anche la prima premier in assoluto a prendersi un periodo di congedo per maternità, della durata di sei settimane.

Jacinda Ardern
Jacinda Ardern, premier della Nuova Zelanda © Mark Tantrum/Getty Images

Un segnale positivo per le madri in carriera

Avendo scelto di allattare la figlia, Ardern ha dovuto portarla con sé alla trasferta a New York, della durata di sei giorni. Quando al Today Show sulla rete televisiva NBC le è stato chiesto se fosse più difficile governare la Nuova Zelanda o affrontare un volo di 17 ore con la neonata, ha replicato “più o meno siamo pari!” e con una risata, ha raccontato di aver chiesto scusa in anticipo agli altri passeggeri. Ardern deciderà di volta in volta se fare il suo ingresso agli eventi ufficiali in compagnia di Neve, a seconda della stanchezza dovuta al jet lag.

Ardern, come riporta il quotidiano Guardian, ha sottolineato in più occasioni il fatto che la possibilità che lei ha avuto, cioè quella di crescere una figlia e al contempo portare avanti un incarico così impegnativo e di responsabilità, ad oggi non sia ancora la norma. Il suo auspicio è che lo diventi in un futuro non troppo lontano. E che la sua storia serva, quantomeno, per innescare un cambiamento di mentalità nelle persone.

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Nel mese di giugno, in Canada, l’attenzione dei media è stata catturata dal video che ritraeva la parlamentare trentunenne Karina Gould allattare suo figlio in aula, mentre il ministro della Salute discuteva la legge sulla legalizzazione della marijuana a scopo ricreativo.

Solo un mese prima il Senato degli Stati Uniti aveva approvato all’unanimità una legge che consente alle neo mamme di allattare in parlamento, cosa che fino a quel momento era formalmente vietata. La misura era stata proposta dalla senatrice democratica Tammy Duckworth, che da quel momento ha potuto portare con sé in aula la sua secondogenita Baby Maile.

 

Foto in apertura © Don Emmert / Afp / Getty Images

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