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Con il linguaggio sonoro anche i non vedenti possono usare i videogames: l’innovazione di Novis Games è all’insegna di un’autentica inclusione.
Hai mai giocato a un videogame tenendo gli occhi chiusi? Novis Games ha scardinato la connotazione fortemente visiva di queste piattaforme, inventando e sviluppando audiogiochi con cui interagire solo attraverso il tatto e i suoni. Una piccola rivoluzione per le persone non vedenti e ipovedenti: perché non importa con quale mezzo, l’importante è divertirsi. Proprio per questo approccio che coniuga tecnologia, innovazione e inclusione, questa startup innovativa fa parte di LifeGate Way, l’ecosistema che supporta e connette startup naturalmente sostenibili.
“Come fa una persona non vedente o ipovedente a usare i videogames?”. Questa è la riflessione che nel 2018 dà il via all’avventura imprenditoriale di Arianna Ortelli, classe 1996, laureata in Economia e poi in Business administration all’università di Torino. Un’avventura che vede al suo fianco Dario Codispoti, ora Chief operationg officer, e Marco Andriano, Chief marketing officer. Insieme, i tre giovani mettono a punto “un prototipo, una racchetta da ping pong con una scheda hardwino sopra per permettere di giocare ascoltando i suoni in cuffia”, racconta Marco Andriano. “Poi siamo arrivati al primo prototipo di un hardware, una sorta di controller della Wii, che aveva una serie di vibrazioni diverse e permetteva di giocare a ping pong con suoni in cuffie e un controller che emetteva le vibrazioni”.
Il ping pong virtuale è il primo prodotto lanciato sul mercato, e anche quello che finora ha raggiunto il maggiore successo. Ma il team di Novis Games si è messo all’opera anche su un multiplayer in cui si possono sfidare più partecipanti, su un puzzle game in cui l’obiettivo è quello di scassinare la cassaforte, su un gioco musicale in cui si impersona un direttore d’orchestra.
Quando hanno contattato l’Unione italiana ciechi e l’Associazione pro retinopatici e ipovedenti di Torino, i founder sono stati accolti con entusiasmo. Negli anni hanno poi diversificato la propria offerta, con una serie di videogiochi accessibili per chi ha problemi cognitivi. È il gioco che si adatta all’utente e non viceversa. In questo modo nessuna differenza viene vissuta come disabilità, cioè non abilità a fare qualcosa, ma come un diverso modo di vivere la stessa esperienza: chi con gli occhi, chi con le mani e le orecchie.
Lavorare per l’inclusività, infatti, non significa creare un mondo a parte in cui una categoria ritenuta “fragile” possa sentirsi a casa, tagliando fuori tutte le altre. Inclusività è ciò che fa Novis Games, aiutando gli sviluppatori di videogiochi a incrementare le opportunità di interazione per tutti: non vedenti, ipovedenti e anche vedenti. Se un unico oggetto, servizio o evento può essere fruito da chiunque in modi diversi, ognuno mette in campo le sue abilità e nessuno si sentirà escluso. Su questo modo di vedere la disabilità “c’è da fare molta cultura” secondo Andraino, ipovedente che ogni giorno dalla sua pagina Facebook mette in discussione con ironia luoghi comuni apparentemente inossidabili.
Negli audiogiochi, infatti, un alfabeto sonoro si sovrappone alla musica originaria con suoni che permettono di prendere le misure dello spazio e di scovare l’avversario. In questo modo, l’esperienza è arricchita e non è più indispensabile vedere. “Con un colpo d’orecchio capisci l’immagine che hai davanti”, spiega Marco Andriano. “Usare un layer sonoro sulla musica del gioco può essere utile e vantaggioso anche per chi è vedente. Basti pensare a Siri dell’iPhone: è utile per tutti, non solo per chi ha una disabilità visiva”.
Partita dai videogames, dunque, Novis Games ha scoperto che il linguaggio sonoro potrebbe rendere migliore la vita di tutti. “Noi vogliamo strutturare al meglio la nostra realtà per applicare questo sistema sonoro anche in altri ambiti facilitando la vita dei non vedenti e ipovedenti”, conclude Andraino parlando del futuro della startup. Un esempio? “Oramai i sensori di parcheggio sono la normalità nelle auto, presto potrebbero diventarlo anche per la viabilità nel suo insieme.”
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