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L’Autorità per la sicurezza nucleare francese ha chiesto di effettuare alcune lunghe e costose riparazioni nelle strutture del nuovo reattore sulla Manica.
Mercoledì 19 giugno, l’Autorità francese per la sicurezza nucleare (Asn) ha confermato di aver chiesto alla società Edf di riparare otto saldature tra le due coperture del nuovo reattore Epr in costruzione a Flamanville sulla Manica. Può sembrare una minuzia, ma in realtà si tratta di una questione di cruciale importanza dal punto di vista degli standard di sicurezza. E che con ogni probabilità porterà a nuovi, importanti ritardi rispetto alle tabelle di marcia previste dalle autorità di Parigi.
La costruzione del reattore nucleare di terza generazione è cominciata infatti nel 2007. E avrebbe dovuto essere completata – secondo i piani iniziali – nel 2012. Il tutto al costo di 3,5 miliardi di euro. Secondo quanto riportato dal quotidiano Le Monde, invece, considerato anche l’ultimo intoppo in ordine di tempo, “l’entrata in servizio non arriverà, nella migliore delle ipotesi, prima della fine del 2022”.
I costi, al contempo, “dovrebbero superare gli 11 miliardi di euro”. Anche per questo Edf aveva provato in tutti i modi a convincere l’Asn a concedere il via libera all’avvio del servizio con le saldature esistenti. Promettendo di ripararle soltanto nel 2024. Ma il presidente dell’autorità di vigilanza, Bernard Doroszczuk, non ha accettato.
PARIS – EDF va devoir réparer huit soudures difficilement accessibles de l’EPR de Flamanville, a décidé l’Autorité de sûreté nucléaire (ASN), occasionnant de nouveaux retards importants pour ce très coûteux chantier (2/5) #AFP pic.twitter.com/LkxxJBolRQ
— Agence France-Presse (@afpfr) 21 giugno 2019
Il problema, per Edf, è che effettuare i lavori richiesti non è così semplice. Le strutture da riparare sono infatti situate all’interno della strutture che dovrebbero “contenere” il reattore in caso di incidente. Ovvero in mezzo a due barriere estremamente solide, concepite per resistere alla caduta di un aereo.
“Occorrerà perciò probabilmente sfondare una porzione del cemento – avvisa ancora Le Monde -. Il che si rivelerà lungo e costoso. Poi, una volta raggiunta la parte da trattare, per le saldature potrebbero essere necessarie anche otto settimane”. Il tutto affrontando anche un problema di manodopera: “La filiera nucleare sconta la mancanza di personale qualificato. E chiedere alle poche professionalità a disposizione di precipitarsi comporta un ulteriore costo”.
La décision de l’@ASN est tombée: @EDFofficiel devra réparer 8 soudures défectueuses sur l’EPR de Flamanville, après 10 ans de déni et de tentatives de minimiser le problème. Nouveau retard, encore 2 milliards de +, et fiasco complet du nouveau #nucléaire https://t.co/1PAuAvhUoy pic.twitter.com/23eqfzpSRm
— Greenpeace France (@greenpeacefr) 20 giugno 2019
A lavori effettuati, inoltre, occorrerà sottoporre nuovamente il risultato all’Asn per ottenere il suo via libera. Il quotidiano parigino cita a tal proposito un “alto funzionario”, che commenta così le ultime notizie: “Tutte queste difficoltà sono il frutto dell’incredibile arroganza di Edf, che lanciò il cantiere quando il progetto non era ancora stato fissato interamente”. Il risultato è che i tempi del cantiere sono triplicati. E i costi schizzati alle stelle.
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