Nuova Zelanda, terra dei Maori

Viaggio alla scoperta di cultura e tradizioni degli indigeni Maori, popolo polinesiano insediatosi in Nuova Zelanda, noto per l’arte del tatuaggio.

di Maurizio Torretti

Uno dei tanti miti maori narra che un giorno i cinque fratelli Maui, di nobile stirpe polinesiana, partirono per una spedizione di pesca in alto mare e il più giovane, per magia, prese all’amo un grande pesce di terra che giaceva in fondo al mare: era Aotearoa, “Terra della lunga nuvola bianca”, in lingua maori. Un luogo straordinariamente fertile, ricco di fiumi, vette coronate di nevi eterne, foreste pluviali, suggestivi fiordi, spiagge assolate, vulcani fumanti, lande aride e sabbiose, bucoliche colline. Sbaglia chi si aspetta di trovare in Nuova Zelanda reliquie di templi superbi oppure vestigia marmoree di antiche civiltà, poiché la storia di questo angolo di paradiso è scritta nella preziosa tradizione scultorea del popolo Maori e nel concentrato di ricchezze naturali che non è possibile trovare altrove.

Maori durante la danza haka
La haka è una danza tipica del popolo Maori © Hannah Peters/Getty Images

I Maori della Nuova Zelanda, tra mito e cultura

Nel nostro emisfero i Maori sono conosciuti per la loro famosa Haka, l’antica danza di guerra che gli All Blacks, la temutissima squadra neozelandese di rugby, hanno adottato come vivace rituale propiziatorio per terrorizzare gli avversari prima di iniziare ogni match. Ma i Maori, oltre ad essere potenti giocatori di rugby, sono soprattutto fieri discendenti dei polinesiani, bellicosi e vanitosi, vendicativi e generosi, forti e ospitali, grandi e robusti nella memoria come nel fisico, ancora oggi tatuato con elaborati motivi tribali. Raffinati scultori, hanno trasformato in arte pregiatissima legni tropicali, giada, pietra, nefrite, osso , conchiglie e costruito, da grandi navigatori quali erano nel passato, canoe da guerra finemente scolpite con immagini di antenati mitici e divinità marine.

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La lotta per l’identità maori

Nonostante il genocidio e la spoliazione delle loro terre a opera dei Pakeha, gli avidi colonizzatori bianchi, sono riusciti a conservare la propria identità culturale e religiosa, e dopo lunghe battaglie legali la loro lingua viene oggi insegnata nelle scuole e nelle università neozelandesi. Da anni il popolo Maori ha iniziato una tenace e determinata riconquista di quel paradiso che è Aotearoa. È l’inizio di un riscatto culturale che, nonostante le inevitabili tensioni razziali, l’esistenza di sacche di emarginazione in seno alla società neozelandese, rappresenta un primo e importante passo verso l’autodeterminazione.

Scultura maori a Taupo Lake
I maori hanno una ricca mitologia e una forte tradizione artistica © Ingimage

La storia dei Maori della Nuova Zelanda

I Maori sono stati i primi esseri umani a giungere in Nuova Zelanda, provenienti probabilmente dalle Isole Cook o da Tahiti tra il nono e il tredicesimo secolo. Per sbarcare in Nuova Zelanda i Maori percorsero migliaia di chilometri a bordo delle loro caratteristiche canoe a doppio scafo, le waka, orientandosi grazie alle stelle, al volo degli uccelli e alle correnti marine. Secondo la tradizione arrivarono nella nuova terra con sette canoe. La società maori è di tipo tribale, e nonostante oggi la maggior parte di loro viva nei centri ubani, molti di essi mantengono un forte legame con le proprie tribù. Attualmente in Nuova Zelanda esistono 79 siti tradizionali tribali.

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