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Il presidente americano è contrario a ogni pratica volta a modificare l’orientamento sessuale di giovani gay, lesbiche e trans. Ecco cosa ha spinto Obama ad agire.
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha ufficialmente condannato le terapie, spesso di natura religiosa, volte a “convertire” o “recuperare” o più in generale a modificare l’orientamento sessuale di giovani gay, lesbiche e trans. La sua dichiarazione è solo l’ultima di una lunga serie che ha fatto della Casa Bianca un baluardo nella difesa dei diritti degli omosessuali negli Stati Uniti.
La dichiarazione è apparsa sul sito della Casa Bianca a firma della consigliera Valerie Jarrett ed è arrivata in seguito a una petizione online che ha raccolto più di 120mila firme nel giro di tre mesi. L’idea della petizione era nata per un caso drammatico che ha coinvolto una giovane transessuale di 17 anni di nome Leelah Alcorn. Dopo essere stata obbligata dalla famiglia a seguire terapie religiose volte a farla tornare un ragazzo, Alcorn ha deciso di togliersi la vita il 28 dicembre 2014 lasciando una lettera agli amici in cui affermava: “L’unico modo in cui potrò riposare in pace è che un giorno le persone transgender non saranno trattate come lo sono stata io”.
Anche se Obama inizò la sua corsa alla Casa Bianca opponendosi al matrimonio omosessuale e accettando i limiti che i gay e le lesbiche avevano in ambito militare, nel corso degli otto anni è diventato un forte sostenitore sia dei matrimoni tra persone dello stesso sesso che della fine della politica adottata tra il 1993 e il 2010 dal Pentagono, il dipartimento della Difesa americano, “Don’t ask, don’t tell” (non chiedere, non dire), che spingeva a tenere nascosto l’orientamento sessuale dei membri del servizio militare.
Stati da sempre più progressisti dal punto di vista dei diritti umani, come la California e il New Jersey, hanno già vietato queste pratiche di conversione sessuale a sfondo religioso, ma altri, come l’Oklahoma, che sono ancora fortemente legati alle tradizioni cristiane stanno addirittura pensando di varare una legge per impedire che queste pratiche vengano vietate per paura che Obama possa decidere in tal senso a livello federale.
Considerando che sono già 38 gli stati (più la capitale Washington) che riconoscono il matrimonio omosessuale, non è difficile immagine che le parole di Leelah Alcorn possano presto diventare realtà, che trangender adolescenti possano presto vivere una vita serena. E soprattutto che il suo sacrificio estremo non sia stato invano. “Sistemate la società. Per favore”, sono state le sue ultime parole.
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