
Per la prima volta dall’inizio delle rilevazioni nel 2019, lo scorso anno la deforestazione è stata stabile o in calo in tutti e sei i biomi del Brasile.
Cresce la mobilitazione per salvare uno degli impollinatori più importanti del pianeta. E in Norvegia hanno pensato ad un corridoio ecologico dedicato.
È la prima “autostrada” al mondo pensata esclusivamente per le api. Quello che potrebbe considerarsi, per gli addetti ai lavori, come un corridoio ecologico, ovvero un’area naturalizzata dove piante e animali sono liberi di spostarsi in tutta sicurezza.
È ciò che stanno provando a fare a Oslo, capitale norvegese, dove tutti i cittadini sono invitati a contribuire alla creazione della prima autostrada per api al mondo. Dai tetti delle case, a quelli delle aziende o delle scuole. Dai giardini pubblici, ai cimiteri. Ovunque si è invitati a seminare fiori, essenze e costruire alberghi per gli insetti, così da fornire agli impollinatori cibo e riparo lungo le arterie principali della città.
“Abbiamo modellato l’ambiente secondo le nostre esigenze, dimenticando che anche altre specie convivono con noi”, spiega all’Afp Agnes Lyche Melvær, a capo della Bybi gruppo ambientalista a supporto delle api urbane, attivo in tutto il Nord Europa. “Per cambiare le cose dobbiamo costruire loro dei luoghi adatti dove vivere e alimentarsi”.
Il trend infatti è negativo. In tutta Europa si sta registrando un calo del 30 per cento delle api mellifere, il che rende la specie minacciata dal pericolo di estinzione. Ma segnali positivi arrivano proprio dalla gente comune. Gruppi di cittadini che si uniscono, che formano gruppi e lavorano a progetti per creare delle vere e proprie città a misura d’ape. Non accade solo ad Oslo, ma sta succedendo ovunque: da Milano a New York, da Parigi a Bratislava.
Questo progetto è il primo che cerca di raggruppare tutti gli interventi, segnalandoli anche su una mappa interattiva, dove sono gli stessi cittadini a postare i propri contributi.
“Durante la loro vita le operaie non producono più di un cucchiaino di miele”, racconta all’Afp Marie Skjelbred, commercialista e appassionata di apicoltura. “Se avessimo fatto il loro lavoro, pagato al salario minimo, un vaso di miele sarebbe costato 182mila dollari”. La mobilitazione collettiva è cominciata, da Nord a Sud. Con la speranza di essere ancora in tempo.
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