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L’enorme logistica e volume d’affari (anche in nero) che girano intorno ai bancali (detti anche pallet, o pedane), e un esempio virtuoso applicato a Terra Madre Salone del Gusto.
Pallet: milioni di pezzi che ogni giorno trasportano tutti gli oggetti che usiamo quotidianamente, per non parlare della spesa che facciamo al supermercato. Eppure non ci interessano, e di conseguenza ne sappiamo poco. Di che legno sono fatti? Da foreste vergini o da legno riciclato? Possono trasportare qualsiasi materiale? E quante volte vengono riutilizzati? Che fine fanno una volta utilizzati?
Domande che si sono posti quelli di Slow Food, quando hanno deciso di studiare come ridurre l’impatto ambientale di Terra Madre Salone del Gusto. Così racconta Franco Fassio, ricercatore e docente di systemic food design all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo: “ci siamo posti il problema dei pallet (bancali) che utilizzavamo, e che non avevano una regolamentazione di legge, potendo trasportare agenti chimici e subito dopo prodotti alimentari, o essendo fatti con legname di foreste irradiate dalla fuga radioattiva di Chernobyl. Da allora usiamo solo pallet in legno certificato prodotti da un’azienda emiliana, la Palm.
Palm, che con i suoi green pallet anche quest’anno è stata partner tecnico di Terra Madre Salone del Gusto, è un’impresa artigianale impegnata nella lavorazione del legno, fondata negli anni ’60. Fin dalle origini, Palm ha puntato su un eco-design volto ad ottenere un risparmio economico e un minor peso ambientale. In altri termini, si tratta di progettare per ottimizzare peso e volume dell’imballaggio a parità di prestazione, nell’ottica di impiegare meno materia prima e, di conseguenza, diminuire la tara trasportata.
L’azienda impiega in prevalenza materia prima – legno di abete e pino – proveniente da Paesi del Nord Europa, da tempo impegnati nella gestione di foreste secondo i criteri eco-sostenibili dell’Fsc (Forest Stewardship Council) e Pefc (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes). Di recente, anche diversi proprietari forestali nazionali stanno orientando la gestione dei boschi verso i principi Fsc e Pefc, permettendo in questo modo a Palm di aumentare l’utilizzo di legname autoctono prelevato localmente. Da qui il progetto “Pallet a km 0”.
Pensate a un camion che parte da Milano e va in Sicilia carico di merci, tutte disposte su numerosi bancali. Una volta arrivato e consegnato il carico, il camionista cosa fa? Se tutto va bene sarà riuscito a trovare un altro cliente che deve spedire la sua merce dalla Sicilia verso il Nord. A quel punto deve riempire di nuovo il camion, e cosa farà dei pallet che aveva utilizzato all’andata? Se ne disferà, mandandoli in discarica (o contribuendo ad alimentare il mercato nero delle pedane usate). La stima che ci ha fornito Primo Barzoni, amministratore delegato di Palm, è di 500 milioni di euro di Iva evasa.
E questo senza parlare della deforestazione provocata dal pallet illegale. “Purtroppo – ci ha detto Barzoni – le aziende che comprano pallet nella maggior parte dei casi si affidano alle aste al massimo ribasso, senza preoccuparsi dell’origine e della qualità dei bancali”.
Tornando al Salone del Gusto, una volta concluso, alcune grandi aziende di Torino e del Piemonte li ritirano e li usano per la loro attività. Tra queste aziende c’è Lurisia, azienda piemontese che imbottiglia l’omonima acqua minerale e produce bibite (collaborando anche con Baladin, Eataly e Slow Food). Inoltre questi green pallet sono tracciati con un sistema a radiofrequenza e qr code, per certificarne origine, movimenti, e dare una data di scadenza al pallet stesso.
Considerando che gli stand di Terra Madre Salone del Gusto 2016 sono stati un migliaio, e per ognuno sono stati usati diversi bancali, risulta notevole la riduzione di impatto ambientale che ha generato l’adozione di questi pallet. Una pratica virtuosa che vuole essere da modello per tutte le aziende che hanno a cuore la sostenibilità.
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