
Le forze armate pesano globabilmente per il 5,5 per cento delle emissioni, e il riarmo Nato può provocare un disastro anche dal punto di vista ambientale.
Gli ultimi dati relativi al buco dell’ozono indicano un netto miglioramento rispetto al 2000. Dipeso dalle decisioni ecologiste prese trent’anni fa.
Buone notizie per il pianeta Terra. Il buco dell’ozono al di sopra della regione antartica, causato in buona parte dalle attività inquinanti dell’uomo, sta proseguendo il proprio riassorbimento. A spiegarlo sono le ultime analisi degli scienziati, che sottolineano come le misure adottate attraverso il Protocollo di Montreal del 1987 stiano portando i loro frutti.
Il buco nel “cuscino protettivo” del nostro pianeta, che si estende tra venti e quaranta chilometri di altitudine rispetto alla superficie terrestre e che assorbe la maggior parte dei raggi ultravioletti pericolosi per gli organismi viventi, risulta infatti diminuito di più di quattro milioni di chilometri quadrati rispetto ai rilevamenti effettuati nel 2000.
La conferma è contenuta in uno studio pubblicato dalla rivista americana Science, effettuato nel corso del mese di settembre del 2015, nel quale si sottolineano le dimensioni del fenomeno: la porzione di strato di ozono “recuperata” negli ultimi quindici anni è pari alla superficie degli Stati Uniti.
“Possiamo dire che, globalmente, il buco dell’ozono sembra sulla via della guarigione”, hanno affermato gli scienziati autori del report. E ciò grazie al fatto che la concentrazione di clorofluorocarburi (Cfc) legati ad attività antropiche nell’atmosfera risulta in diminuzione del 10-15 per cento rispetto ai picchi dei primi anni Novanta. Un dato confermato anche dall’ultimo rapporto quadriennale curato dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale e dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente.
Il Protocollo di Montreal prevedeva infatti l’introduzione di divieti progressivi all’uso dei gas Cfc, fino a quel momento largamente utilizzati nei sistemi di climatizzazione, di refrigerazione, così come in numerosi processi industriali. Secondo Susan Solomon, docente di Chimica e di Scienze climatiche presso il Massachusetts, Institute of Technology (Mit), “l’adozione di tale trattato consentirà all’umanità di evitare due milioni di tumori della pelle all’anno di qui al 2030, nonché numerosi danni agli occhi e ai sistemi immunitari. E ci permetterà di proteggere la fauna e l’agricoltura”.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Le forze armate pesano globabilmente per il 5,5 per cento delle emissioni, e il riarmo Nato può provocare un disastro anche dal punto di vista ambientale.
La campagna per il riconoscimento del reato di ecocidio arriva in Sardegna, dove è stata proposta una legge regionale.
Passi avanti per il Trattato sull’alto mare, stallo sulle estrazioni minerarie, tentativi di riprendere i negoziati sulla plastica: il bilancio della Conferenza Onu sugli oceani (Unoc3) che si è tenuta a Nizza dal 9 al 13 giugno.
Cosa è successo e cosa possiamo imparare dal crollo del ghiacciaio del Birch.
Le bozze del ddl allo studio del governo prefigurano maglie molto più larghe per le attività venatorie: 44 associazioni chiedono spiegazioni ai ministri.
Il 2 giugno si celebra la Giornata mondiale delle torbiere. Un’occasione per parlare di questi ecosistemi poco conosciuti e silenziosi, ma fondamentali per il clima, l’acqua, la biodiversità e la memoria del nostro Pianeta.
La stagione estiva è ancora lontana, ma dal Regno Unito alla Russia, dai Paesi Bassi alla Turchia, in buona parte d’Europa impera già la siccità.
In occasione della Giornata mondiale delle api il Wwf pubblica un rapporto che lancia l’allarme sulla situazione degli insetti impollinatori nel mondo.
Per la prima volta dall’inizio delle rilevazioni nel 2019, lo scorso anno la deforestazione è stata stabile o in calo in tutti e sei i biomi del Brasile.