Colombia, autobomba esplode a Bogotà. Decine di morti

Giovedì 17 gennaio un attentato ha colpito una scuola militare a Bogotà, in Colombia. Si tratta dell’attacco più grave dal 2003. Sospetti sull’Eln.

Ventuno morti e 68 feriti. Il bilancio dell’attentato che, nella mattinata di giovedì 17 gennaio, ha scosso la città di Bogotà e fatto precipitare di nuovo la Colombia nella paura è ancora provvisorio. Nel mirino è stata posta la scuola di polizia di Francisco de Paula Santander, situata nel quadrante meridionale della capitale.

Gli inquirenti privilegiano la pista dell’Esercito di liberazione nazionale

Un uomo si è avvicinato alla struttura a bordo di un’autobomba e si è fatto saltare in aria. L’attentato, finora, non è stato rivendicato (accade di rado in Colombia), ma le autorità privilegiano la pista dell’Ejercito de liberación nacional (Eln, Esercito di liberazione nazionale), gruppo dedito alla guerriglia e ancora attivo nonostante gli accordi di pace raggiunti nel 2016 tra il governo e i combattenti delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc).

Ad avvalorare la tesi dell’implicazione del gruppo estremista è anche l’identità dell’attentatore: si tratta di José Aldemar Rojas, 56 anni, originario del dipartimento orientale di Arauca, uno dei “feudi” dell’Eln. Ciò che è certo, intanto, è che era dal 2003 che non si registrava in Colombia un episodio di violenza di tale gravità.

Leggi anche: Colombia, nuovo accordo di pace tra governo e Farc

La deflagrazione è avvenuta attorno alle 9:40 ed è stata talmente potente da far sì che soltanto quattro delle vittime siano state fino ad ora identificate. I testimoni hanno parlato di un’auto che si è lanciata ad alta velocità contro la scuola prima dell’esplosione, il che conferma la testi dell’attacco kamikaze: una pratica senza precedenti in Colombia.

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Il presidente della Colombia Iván Duque Márquez © Riccardo Savi/Getty Images

Il presidente della Colombia: “Colpita la nostra intera società”

“Questo attentato – ha affermato il presidente della nazione sudamericana, Iván Duque Márquez – non ha preso di mira soltanto i nostri ragazzi e gli agenti delle forze dell’ordine: è un gesto che colpisce la nostra intera società. Noi non ci piegheremo, perché abbiamo sempre combattuto e vinto il terrorismo”.

Da parte loro, i dirigenti delle Farc hanno espresso la loro solidarietà ai familiari delle vittime e hanno deplorato l’uso della violenza. Ma la destra del presidente Duque ha invece sfruttato l’attentato per attaccare la politica decisa dal precedente governo di Juan Manuel Santos (anch’egli di destra ma pacifista). “Lo stato – ha affermato l’ex presidente conservatore Alvaro Uribe – si è sottomesso ai terroristi”.

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