Si è conclusa in India la Cop 13 sulle specie migratorie. Nuove strategie per proteggere la biodiversità

Alla Cop 13 di Gandhinagar sono state prese importanti decisioni per ridurre il declino delle specie migratorie in tutto il mondo.

Mentre la nostra specie sembra sempre più impegnata ad erigere muri e a rafforzare confini immaginari, per molti altri animali il viaggio rappresenta un elemento imprescindibile della loro vita. Sono le specie migratorie, che affrontano viaggi lunghi e pericolosi, in cielo, in terra o in mare, pur di rispondere a quel richiamo ancestrale, spesso necessario per la loro sopravvivenza. Molte migrazioni sono però oggi minacciate da vari fattori di origine antropica, come la creazione di barriere, la distruzione degli habitat, l’inquinamento luminoso e i cambiamenti climatici, che stanno alterando, oltre alle temperature, le abitudini degli animali migratori.

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Proprio per proteggere queste creature, dal 15 al 22 febbraio, si è svolta a Gandhinagar, in India, la tredicesima conferenza delle parti della convenzione sulla Conservazione delle specie migratorie (Cms Cop 13) dell’Unep, il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente.

Maschio di elefante asiatico accanto a un piccolo
“La Cop13 si svolge in un momento critico per la conservazione della fauna – ha ricordato segretaria esecutiva della Cms, Amy Fraenkel -. La conferenza definirà le azioni necessarie per proteggere meglio le specie migratrici che dipendono dalla cooperazione multilaterale per la loro sopravvivenza” © Ingimage

Arrestare il declino delle specie migratorie

Il tema dell’edizione di quest’anno, cui hanno partecipato scienziati, rappresentanti di governi e di ong, era “Le specie migratorie connettono il pianeta e insieme diamo loro il benvenuto a casa”. L’obiettivo della conferenza era quello di elaborare nuove strategie e definire nuovi accordi per la tutela degli animali migratori e delle loro rotte.

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I dati emersi non sono rassicuranti, il 73 per cento delle specie inserite nell’appendice I, in cui sono elencate le specie a rischio estinzione, e il 48 per cento delle specie dell’appendice II, ovvero quegli animali che hanno uno stato di conservazione sfavorevole e che richiedono accordi internazionali per la loro tutela e gestione, sono in declino. I pesci sembrano essere l’unità tassonomica che sta subendo il calo più rapido.

Cosa si è deciso alla Cop 13

A Gandhinagar sono state adottate una serie di risoluzioni per migliorare la conservazione globale delle specie migratorie e frenare l’emorragia di biodiversità in corso. Ecco le più significative.

Più tutela per 10 nuove specie

Dieci specie sono state aggiunte alle appendici della Cms, sette sono state inserite nell’appendice I, ovvero l’elefante asiatico (Elephas maximus), il giaguaro (Panthera onca), l’otarda indiana (Ardeotis nigriceps), il florican del Bengala (Houbaropsis bengalensis), la gallina prataiola (Tetrax tetrax), l’albatro degli Antipodi (Diomedea antipodensis) e lo squalo longimano (Carcharhinus longimanus). Mentre le restanti tre, il muflone (Ovis vignei), lo squalo martello (Sphyrna zygaena) e la canesca (Galeorhinus galeus), sono ora elencate nell’appendice II.

Cos’è la Dichiarazione di Gandhinagar

In occasione della Cop 13 è stata inoltre adottata la Dichiarazione di Gandhinagar. Il documento chiede che le specie migratorie e il concetto di “connettività ecologica” siano integrati, e abbiano un posto di rilievo, nel nuovo quadro globale sulla biodiversità che dovrebbe essere adottato in occasione della quindicesima conferenza delle parti (Cop15) della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica, prevista per ottobre 2020 a Kunming, in Cina.

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Come stanno le specie migratorie

Nonostante alcuni casi positivi, le popolazioni della maggior parte delle specie migratorie elencate nelle appendici della Cms sono in calo. Per comprendere meglio lo stato delle singole specie, le principali minacce che devono affrontare ed elaborare appropriate strategie di tutela, sono necessari ulteriori studi.

“Il rapporto sullo stato delle specie migratorie è stato un vero e proprio campanello d’allarme e le parti hanno riconosciuto l’importanza di un’analisi più approfondita – ha affermato Amy Fraenkel, segretaria esecutiva della Cms -. La Cop 13 ha commissionato un nuovo rapporto che ci darà un’idea migliore di ciò che sta accadendo a questi animali e fornirà anche uno strumento necessario per capire dove dobbiamo concentrare il nostro lavoro”.  

Misure politiche per proteggere le specie migratorie

Per affrontare le minacce alle specie migratorie, in occasione della Cop 13 sono state concordate diverse misure politiche trasversali. Si è deciso, ad esempio, di integrare la tutela delle specie migratorie nella politica energetica e climatica nazionale e di rafforzare le iniziative per combattere l’uccisione, la cattura e il commercio illegale di uccelli migratori. È stata inoltre approvata l’adozione di misure per mitigare gli impatti delle infrastrutture, come strade e ferrovie, sulle migrazioni, e per ridurre il numero di “catture accessorie” nelle operazioni di pesca.

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Italia tra i campioni delle specie migratorie

Sette enti, tra governi e istituzioni, sono stati riconosciuti per il loro contributo alla Cms, che comprende iniziative che vanno dalla conservazione della fauna selvatica in Africa all’incremento di misure per preservare la vita marina, ed è stato conferito loro il titolo di Migratory species champions. Sono Italia, India, Germania, Principato di Monaco, Norvegia, Commissione europea ed Environment agency di Abu Dhabi (Ead).

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L’Italia ha guadagnato il riconoscimento, si legge nella motivazione, “per il suo sostegno allo sviluppo dell’atlante globale sulla migrazione degli animali per il periodo 2018-2020. Questo atlante è cruciale per la conservazione delle specie migratorie in quanto la comprensione delle loro migrazioni aiuterà a identificare alcuni fattori che determinano il declino delle popolazioni e a mitigarli attraverso azioni di conservazione”.

Esemplare di Otarda indiana in una prateria del Kutch bustard sanctuary
L’otarda indiana, inserita nell’appendice I della Cms, era la mascotte della Cop 13. Questo rarissimo uccello è a grave rischio estinzione a causa della perdita di habitat e della caccia © Wikimedia Commons

L’impegno dell’India

Nel discorso di apertura della conferenza, il primo ministro indiano Narendra Modi, ha ricordato che la conservazione della fauna selvatica e degli habitat fa parte da lungo tempo della cultura dell’India. Modi si è impegnato a tutelare la flyway dell’Asia centrale, ovvero un percorso di volo utilizzato nella migrazione degli uccelli, e ha annunciato l’istituzione di una struttura istituzionale per intraprendere attività di ricerca sulla conservazione degli uccelli migratori e delle tartarughe marine, sulla riduzione dell’inquinamento da plastica monouso e microplastiche e la creazione di aree protette transfrontaliere e lo sviluppo di infrastrutture sostenibili.

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“Le specie migratrici si spostano tra i paesi senza passaporto né visto – ha affermato il primo ministro indiano – ma sono dei messaggeri della pace e della prosperità ed è nostra responsabilità proteggerle”.

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