L’uso dei sottoprodotti dell’agricoltura nei mangimi animali può permettere un risparmio ecologico e una via diversa per l’ecosostenibilità ambientale.
Il lato oscuro della luce: gli effetti dell’inquinamento luminoso sull’impollinazione
Uno studio pubblicato da Nature ha analizzato per la prima volta i pesanti effetti negativi dell’inquinamento luminoso notturno nelle Prealpi svizzere.
Non solo i pesticidi utilizzati in agricoltura, le specie invasive, i cambiamenti climatici e le emissioni inquinanti di industrie, miniere e mezzi di trasporto. A minacciare gli insetti pronubi, che trasportano il polline da un fiore all’altro, permettendo perciò l’impollinazione, c’è un altro fattore legato allo sviluppo delle attività umane: la luce artificiale.
Impollinazione in calo del 62 per cento nei luoghi esposti ad inquinamento luminoso
A spiegarlo è uno studio europeo pubblicato dalla rivista Nature e curato da un gruppo di ricercatori dell’Istituto di ecologia dell’università di Berna, assieme al Centro di ecologia e di scienze della conservazione di Parigi. L’analisi è stata effettuata in quattordici distese di prati situate nelle Prealpi svizzere: sette di esse sono state esposte, durante la notte, ad un sistema di illuminazione artificiale.
Quindi gli autori della ricerca hanno osservato il comportamento degli insetti – in particolare farfalle e coleotteri – nei due gruppi di praterie, giungendo alla conclusione che le piante presenti nei siti illuminati sono risultate decisamente meno impollinate rispetto a quelle dei luoghi lasciati al buio. Il calo è stato indicato in un significativo 62 per cento.
Gli esperti si sono quindi concentrati su una specie vegetale particolare, il cardo giallastro (nome scientifico, cirsium oleraceum), per il quale la produzione di frutti è risultata in diminuzione del 13 per cento, nonostante il numero di visite da parte degli insetti pronubi diurni (come le api) sia risultato identico nei due gruppi di praterie. “L’impatto negativo della luce artificiale durante la notte – si legge nel rapporto – può propagarsi con un effetto a catena anche sulla comunità di impollinatori attivi durante il giorno”.
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— ScienceJournal4Kids (@SJforKids) 4 agosto 2017
“L’inquinamento luminoso può provocare una reazione a catena”
Il meccanismo è legato al fatto che l’inquinamento luminoso riduce la capacità di riproduzione delle piante sulle quali gli insetti si nutrono nottetempo: di conseguenza, le risorse nutritive per le specie diurne potrebbero risultare ridotte: “Piante e insetti pronubi sono legati da una complessa rete di interazioni, il che fa sì che un disturbo possa ripercuotersi sull’intero sistema”, sottolineano i ricercatori.
Un problema che potrebbe aumentare nei prossimi anni, tenuto conto del fatto che l’inquinamento luminoso notturno registra in media una crescita del sei per cento all’anno nel mondo, come indicato da uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Ecology and Society. Il che potrebbe comportare conseguenze gravissime: basti pensare che – ha ricordato il quotidiano francese Le Monde – una quota compresa tra il cinque e l’otto per cento della produzione agricola mondiale risulta legata in modo diretto all’attività di impollinazione degli insetti.
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