Prendiamoci cura del clima

Tra 140 anni la CO2 in atmosfera toccherà il livello più alto degli ultimi 56 milioni di anni

In meno di un secolo e mezzo i livelli di carbonio nell’atmosfera stabiliranno nuovi record, creando condizioni simili a quelle presenti durante il più significativo evento di riscaldamento globale.


Circa 56 milioni di anni fa una grande quantità di anidride carbonica si riversò nell’atmosfera e il pianeta fu sconvolto da un rapido aumento delle temperature. In appena 20mila anni la temperatura aumentò di circa 5-8 gradi, innescando gravi reazioni a catena. In quel periodo, noto come Massimo termico del Paleocene-Eocene (Petm), ebbe luogo la più grande estinzione di massa dopo quella del Cretaceo-Paleocene, avvenuta circa 10 milioni di anni prima, di cui beneficiarono però i mammiferi che iniziarono un processo di radiazione evolutiva. Un nuovo studio ha rivelato che l’attuale livello di emissioni di CO2 non ha precedenti e può determinare uno scenario perfino peggiore di quello verificatosi con il Petm, uno dei periodi più bui per la vita sulla Terra.

co2 in atmosfera
La proporzione dei gas serra in atmosfera è aumentata di oltre un terzo, da quando ha preso avvio ai primi dell’800 la rivoluzione industriale © Sean Gallup/Getty Images

A 140 anni dalla catastrofe

“Gli esseri umani stanno pompando anidride carbonica nell’atmosfera ad un tasso da nove a dieci volte più alto dei gas serra emessi durante il Massimo termico del Paleocene-Eocene”, si legge nella ricerca pubblicata su Paleoceanography and Paleoclimatology. I ricercatori dell’American Geophysical Union (Agu) ritengono che ci troviamo ad appena 140 anni di distanza, meno di cinque generazioni di esseri umani, dal momento in cui i livelli di CO2 nell’atmosfera stabiliranno nuovi record, con conseguenze allarmanti per la vita sul pianeta.

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Un mondo a scadenza

Lo studio evidenzia come il riscaldamento globale stia procedendo ad un ritmo forsennato, che supera di gran lunga qualsiasi evento climatico che sia accaduto dall’estinzione dei dinosauri ad oggi. “Tu ed io non saremo qui nel 2159, ma sono solo quattro generazioni di distanza – ha affermato Philip Gingerich, ricercatore di paleoclimatologia dell’università del Michigan e autore principale dello studio. – Quando inizi a pensare ai tuoi figli, ai tuoi nipoti e ai tuoi pronipoti, sei lì”.

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Gli allevamenti intensivi sono una delle cause delle emissioni di CO2 in atmosfera e dunque dei cambiamenti climatici © Scott Olson/Getty Images

Come sarà il mondo nuovo

Le precise conseguenze ambientali del mutamento climatico non sono ancora chiare, l’aumento delle temperature causerà però probabilmente l’estinzione di molte specie animali e vegetali. Se in passato un fenomeno analogo fece la fortuna dei mammiferi, riducendone le dimensioni e favorendone l’evoluzione, oggi si teme che l’eccessiva rapidità con cui aumenta la temperatura non permetterà agli organismi di spostarsi e adattarsi. Dopodiché occorreranno migliaia di anni, secondo gli esperti, perché il clima si raffreddi e l’anidride carbonica ritorni nella crosta terrestre.

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Secondo il nuovo studio la velocità attuale di emissione di carbonio è da 9 a 10 volte più alta di quella durante il periodo del Massimo termico del Paleocene-Eocene © Mario Tama/Getty Images

Studiare il passato per capire il futuro

I climatologi che hanno condotto la ricerca hanno utilizzato il Petm come caso di studio per capire quali mutamenti ambientali potrebbero verificarsi a causa degli attuali cambiamenti climatici provocati dall’uomo e quando tali variazioni potrebbero avere effetto. Prevedere cosa potrebbe accadere è però complicato, poiché il riscaldamento odierno si sta verificando molto più velocemente e perché le specie che abitano la Terra sono diverse da quelle di 56 milioni di anni fa. “Viviamo in un mondo molto diverso oggi, con diversi gruppi di animali, con gli esseri umani che sono la specie dominante – ha dichiarato Larisa DeSantis, paleontologa dell’università Vanderbilt – ma sappiamo che il riscaldamento globale avrà molte conseguenze negative su un vasto numero di specie, inclusa la nostra”.

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