Nativi americani, una protesta invisibile è l’emblema della discriminazione evidente

Decine di nativi americani hanno protestato a Flagstaff, in Arizona, per mettere fine alle discriminazioni che precludono loro ogni opportunità. Una persecuzione che negli Stati Uniti dura da anni.

Per i nativi americani, la vita è “il bagliore di una lucciola nell’oscurità della notte. Il respiro di un bisonte d’inverno. È l’ombra sottile che corre tra i fili d’erba e si perde nel tramonto”.

La maggior parte dei cittadini statunitensi crede di non avere alcun legame con i nativi, che rappresentano meno dell’1 per cento della popolazione. Al contrario, “le loro storie si intrecciano. Gli indigeni sono essenziali alla costruzione dell’identità del popolo americano. Sono dappertutto, e da nessuna parte”, dice Cécile Ganteaume, curatore del Museo nazionale degli indiani d’America di Washington.

nativi americani Flagstaff
La vita è il respiro di un bisonte d’inverno © Andrew Stickelman/Unsplash

Le discriminazioni che i nativi americani subiscono ogni giorno

Silenziosamente, gli indiani d’America vengono discriminati ogni giorno. È per questo che a Flagstaff, in Arizona, si sono riversati nelle strade e hanno rivendicato i loro diritti non lontano dalla riserva Navajo. In un sondaggio realizzato dalla Radio pubblica nazionale, più di un terzo degli intervistati ha dichiarato di aver subito offese a sfondo razziale. Se il 31 per cento ammette di aver incontrato difficoltà nella ricerca di un lavoro a causa della propria etnia, il 32 per cento dichiara di essere stato discriminato dalle autorità. Per più della metà degli indigeni arrestati a Flagstaff dal 2011 al 2015 non si trattava della prima volta; nel 2016 in Arizona è stato registrato il più alto numero di nativi americani uccisi dalla polizia negli Stati Uniti.

nativi americani Flagstaff stati uniti
Negli Stati Uniti esistono più di 300 riserve, territori amministrati da tribù native riconosciute dal governo federale © Scott Olson/Getty Images

#NotInvisible: non dimentichiamo le donne indigene 

A Flagstaff, gli indiani che vivono per strada sono decine, nemmeno i rifugi per i senzatetto sono disposti ad accoglierli. “Prima del 1492, tutti avevano una casa”, ha dichiarato Shane, che ha preferito non rivelare il suo cognome, ad Al Jazeera. Sua sorella Nicole è morta di freddo la sera del giorno di Natale, dopo che il suo ragazzo l’ha picchiata e sbattuta fuori di casa. Stava cercando di rimettersi in carreggiata, di tornare pulita ed essere migliore per i suoi figli, dopo una vita passata dentro e fuori dai centri di riabilitazione, dopo una porta chiusa dietro l’altra perché, essendo un’indigena, nessuno voleva aiutarla.

Migliaia di ragazze fanno la fine di Nicole, ma a pochi importa. Sulla scia del movimento #MeToo, la senatrice del Nord Dakota Heidi Heitkamp ha ideato l’hashtag #NotInvisible per ricordare che l’84 per cento delle native americane ha subito violenza almeno una volta nella vita.

Donald Trump e le sue battute infelici

Nel frattempo, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump soprannominava la senatrice del Massachusetts “Pocahontas”. Epiteto che ha usato anche durante una cerimonia ufficiale in onore dei Navajo che hanno prestato servizio durante la Seconda guerra mondiale, mentre sorrideva tronfio davanti a un ritratto di Andrew Jackson, l’uomo che nel 1830 firmò l’Atto di rimozione degli indiani e costrinse decine di migliaia di nativi ad abbandonare le loro terre e affrontare quello che è diventato famoso col nome di Sentiero delle lacrime.

Nonostante tutto, gli indiani d’America non sentono di essere rimasti senza casa: la Terra è la loro casa. “Non si tratta di un concetto idealistico, è ciò che siamo. Non è nemmeno una questione di speranza, è nel nostro Dna in quanto sopravvissuti”, assicura Klee Benally, attivista. La loro forza è incredibile, a dir poco incontenibile. La vita è il bagliore di una lucciola nell’oscurità della notte, ma è anche il luccichio negli occhi di un indigeno. È il respiro di un bisonte d’inverno, ma è anche la risata di chi ha smesso di piangere.

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