L’olio di palma sta distruggendo le foreste della Nuova Guinea Occidentale, la denuncia di Greenpeace

In appena due anni un’enorme area di foresta pluviale è stata distrutta. Sotto accusa l’azienda che rifornisce Mars, Nestlé, PepsiCo e Unilever.

La Papua Nuova Guinea ha una straordinaria ricchezza biologica e antropologica, ospita l’8 per cento delle specie animali conosciute e nel Paese si parlano centinaia di linguaggi umani differenti. Purtroppo però questa inestimabile ricchezza sta venendo smantellata con grande rapidità. Ogni anno, secondo i dati della Fao, tre milioni di metri cubi di legno grezzo lasciano le foreste della Papua Nuova Guinea, sostituiti da piantagioni intensive di palma da olio, lasciando le popolazioni indigene e gli animali orfani delle foreste che li hanno protetti per millenni. Secondo una nuova indagine condotta da Greenpeace la situazione sarebbe anche più allarmante del previsto.

Foresta indonesiana distrutta per fare posto a piantagioni di palma da olio
In Indonesia ogni anno circa 800mila ettari di foresta vengono rasi al suolo, dal 2000 al 2012 sono stati abbattuti oltre sei milioni di ettari di foresta primaria, ovvero quella più antica e ricca di biodiversità. Una delle cause principali è la coltivazione industriale di palma da olio © Ulet Ifansasti/Getty Images

Distrutta una foresta grande come mezza Parigi

L’indagine ha rivelato che in appena due anni, fra il maggio 2015 e l’aprile 2017, un’area equivalente alla metà della città di Parigi è stata distrutta per produrre olio di palma. Complessivamente sono stati deforestati 4mila ettari di foresta pluviale di Papua, provincia indonesiana dell’isola della Nuova Guinea.

Deforestazione nelle aree protette

A finire sotto accusa è la Hayel Saeed Anam Group (Hsa), azienda produttrice di olio di palma dalla quale si riforniscono marchi grandi e famosi come Mars, Nestlé, PepsiCo e Unilever. Le immagini satellitari hanno infatti documentato la massiva deforestazione in corso nell’area che l’azienda ha in concessione, denominata PT Megakarya Jaya Raya. La concessione, ha evidenziato Greenpeace, include alcune aree protette dal governo indonesiano in seguito agli incendi che hanno devastato il Paese nel 2015. In queste zone sarebbe pertanto proibito ogni tipo di sviluppo commerciale.

Canguri arboricoli della Papua Nuova Guinea
La deforestazione minaccia anche la sopravvivenza di specie rare e poco note come il canguro arboricolo © Ingimage

Olio di palma (in)sostenibile

Due società controllate dalla Hsa, Arma Group e Pacific Oils & Fats, hanno fornito olio di palma a Mars, Nestlé, PepsiCo e Unilever, secondo le informazioni relative alla catena di approvvigionamento rilasciate dalle stesse imprese all’inizio dell’anno. È dunque evidente il conflitto con la politica anti-deforestazione che queste imprese hanno sposato pubblicamente. “Da oltre un decennio i grandi marchi parlano di olio di palma sostenibile e aziende come Unilever e Nestlé affermano di essere leader del settore – ha affermato Richard George, responsabile della Campagna foreste per Greenpeace Uk. – Allora perché si riforniscono ancora da aziende che distruggono le foreste come il gruppo Hsa? Cosa dovrebbero pensare i loro clienti? Cosa servirà per convincerli ad agire?”.

Foresta ancora intatta nella provincia indonesiana di Papua
Dopo aver distrutto gran parte delle foreste pluviali di Sumatra e Kalimantan, l’industria dell’olio di palma sta ora avanzando verso nuove frontiere vergini, come Papua © Ingimage

Deforestazione da record in Indonesia

In un quarto di secolo, tra il 1990 e il 2015, l’Indonesia ha perso circa 24 milioni di ettari di foresta tropicale: più di ogni altro paese al mondo, la deforestazione minaccia anche il parco di Gunung Leuser, uno degli ecosistemi più variegati del pianeta che ospita specie uniche e in pericolo. “Se il governo indonesiano ha intenzione di continuare a difendere l’industria dell’olio di palma – ha dichiarato George – la cosa migliore che può fare è costringerla a ripulirsi, dovrebbe assicurare che vengano adottate e rispettate politiche volte a fermare la deforestazione, il drenaggio delle torbiere e lo sfruttamento dei lavoratori e delle comunità locali”.

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