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Steve Jobs l’aveva immaginata, sognata, desiderata. La malattia, però, non aveva lasciato tempo sufficiente al vulcanico amministratore delegato di Apple perché potesse creare le basi tecniche e, soprattutto, trovare le alleanze strategiche per un progetto, quello dell’auto a guida autonoma, considerato utopico e visionario sino a una decina di anni fa. Un progetto oggi concreto
Steve Jobs l’aveva immaginata, sognata, desiderata. La malattia, però, non aveva lasciato tempo sufficiente al vulcanico amministratore delegato di Apple perché potesse creare le basi tecniche e, soprattutto, trovare le alleanze strategiche per un progetto, quello dell’auto a guida autonoma, considerato utopico e visionario sino a una decina di anni fa. Un progetto oggi concreto e non troppo lontano dal divenire realtà, basti pensare ai progressi in materia da parte di Tesla, Audi e Mercedes, ma che a Cupertino non verrà mai portato a termine. Dopo anni di ricerca e sperimentazione, Apple rinuncia a creare la propria vettura senza conducente.
Avrebbe dovuto nascere nel 2020 la prima automobile della Mela. Il progetto, nome in codice Titan, prevedeva la realizzazione di un rivoluzionario veicolo elettrico, iper connesso e a guida autonoma. I partner commerciali dell’impresa, dopo rumors insistenti che volevano in pole position Mercedes-Benz, Volkswagen e l’austriaca Magna Steyr, non sono mai stati resi noti ufficialmente. E, forse, nemmeno sono mai esistiti, dato che i test condotti dal team Apple erano affidati a delle semplici monovolume Dodge dotate di telecamere e laser. Si era parlato anche di un interessamento ai componenti Bmw, in primis alla scocca in CFRP (poliuretano termoplastico misto a carbonio) della berlina elettrica i3, ma l’unico passo concreto compiuto dal gigante californiano era consistito nello shopping di “menti eccellenti” formatesi in Ford, Mercedes, Tesla e FCA (Fiat-Chrysler).
Tim Cook – attuale amministratore delegato della Mela – non ha mai amato l’idea che Apple realizzasse in proprio una vettura. Un’iniziativa ereditata dal passato e che, a suo dire, esulava dalle competenze dirette dell’azienda proiettandola in un universo parzialmente sconosciuto. Un’opinione rafforzata dalle dichiarazioni rilasciate alla stampa da Dan Akerson, ex CEO del Gruppo General Motors, che commentando le voci in merito alla Apple Car aveva detto: “Se fossi in loro, starei ben alla larga dal mercato auto. Sarebbero fuori di testa a entrarvi. I margini non sono elevatissimi e il rispetto delle norme di sicurezza richiede esperienza e grandi investimenti. Fossi in loro, ci penserei due volte. Noi prendiamo acciaio e lo trasformiamo in un’autovettura. Non hanno la minima idea di cosa questo significhi”. Ad affossare ulteriormente la nascita della iCar si è aggiunto l’accordo siglato lo scorso maggio dal Gruppo FCA e Alphabet – società cui fa capo Google – per lo sviluppo delle auto a guida autonoma. Una partnership che ha fortemente preoccupato Jonathan Ive, responsabile tecnico e del design della Mela, consapevole che il progetto Titan non sarebbe approdato a nulla di concreto prima del 2019, quando FCA e Google contavano di presentare già i primi esemplari senza conducente.
Ora le carte si rimescolano. Project Titan non diventerà una vettura a marchio Apple, ma si trasformerà in un programma per la guida autonoma. La conversione dall’hardware al software sarebbe confermata, secondo l’agenzia Bloomberg, dall’arrivo a Cupertino di Dan Dodge, ex responsabile della divisione programmazione di Blackberry e cofondatore di QNX, azienda americana che ha ideato l’omonimo sistema operativo. L’attesa iCar evolverà pertanto in un sistema di guida autonoma, da destinare a diversi modelli d’auto. Secondo Elon Musk, patron di Tesla, Apple avrebbe già dedicato al progetto automotive oltre 1.000 ingegneri e a capo del team di sviluppo vi sarebbe Bob Mansfield, fidato collaboratore di Steve Jobs con alle spalle prodotti di successo quali iMac, iPad, MacBook Air e, da ultimo, Apple Watch. Per quanto il progetto Titan continui a restare avvolto dal mistero, la conversione da hardware a software è ampiamente alla portata e nelle corde di Cupertino, che così facendo potrebbe trovare agevolmente un costruttore disposto a offrire massimo supporto nello sviluppo della nuova tecnologia. La iCar vedrà sì la luce, ma con un altro nome e, quasi certamente, un marchio diverso dalla Mela.
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