La proposta di togliere la scadenza all’autorizzazione delle sostanze attive dei pesticidi è contenuta in un pacchetto semplificazione della Commissione. Per gli ambientalisti in questo modo il profitto dell’industria prevale sulla salute.
È quanto emerso da uno studio che analizza i processi di erosione del suolo negli agro-ecosistemi a gestione agricola convenzionale.
Il suolo non è solo un ammasso di terra inerte, al contrario è uno degli ecosistemi più complessi e variegati in natura e ospita, secondo la Fao, un quarto della biodiversità del nostro pianeta. Al suo interno si trova infatti un’incredibile varietà di organismi, i quali svolgono funzioni ecosistemiche essenziali, sono in grado, ad esempio, di modificare la struttura fisica del suolo e del suo regime idrico e di sequestrare il carbonio presente nel terreno. L’erosione del suolo può comprometterne la qualità, privandolo dello strato superficiale altamente fertile, rappresenta dunque una delle principali minacce per questo fragile e complesso ecosistema e mette a rischio la sicurezza alimentare globale e la fornitura di acqua pulita.
La salute del suolo, secondo le Nazioni Unite, è inoltre fondamentale per contrastare i cambiamenti climatici. In tutto il mondo l’agricoltura, in particolare quella convenzionale basata su monocolture, sta deteriorando il suolo accelerandone il processo di erosione. Le terre agricole più a rischio di erosione in Europa, specialmente nei paesi del Mediterraneo, sono quelle dove vengono coltivati i vigneti. L’Italia non fa eccezione, anzi, i vigneti italiani sembrano mostrare il più alto tasso di erosione, è quanto emerge da un nuovo studio pubblicato sulla rivista Plos One, che analizza l’impatto che ha sul suolo la crescente produzione di Prosecco docg in Veneto.
L’obiettivo dello studio “Estimation of potential soil erosion in the Prosecco docg area (NE Italy), toward a soil footprint of bottled sparkling wine production in different land-management scenarios”, è quello di stimare il potenziale tasso di erosione del suolo delle colline venete, nell’area di produzione del Prosecco Conegliano Valdobbiadene docg. La domanda di questo pregiato vino è infatti in costante aumento (dal 2003 ad oggi c’è stato un incremento della produzione del 129 per cento) e, per soddisfarla, è aumentata la produzione e la coltivazione delle vigne ha subito un’ulteriore intensificazione, con conseguenti cambiamenti nell’uso del suolo. Gli autori della ricerca, Salvatore Pappalardo, Lorenzo Gislimberti e Massimo De Marchi, del dipartimento di Ingegneria civile edile e ambientale dell’università di Padova, Francesco Ferrarese, del dipartimento di Scienze storiche, geografiche e dell’antichità e Paolo Mozzi, del dipartimento di Geoscienze, hanno provato a quantificare l’effettivo impatto ambientale di questa produzione vinicola.
Tra il 2000 e il 2016 l’espansione dei vigneti nell’area esaminata è quasi raddoppiata, passando da 4mila e 7mila ettari. Questa espansione è avvenuta a scapito di altre colture e, soprattutto, di aree naturali e seminaturali come boschi e superfici prative. Per stimare e mappare l’erosione del suolo i ricercatori si sono avvalsi del modello Rusle (Revised universal soil loss equation) e hanno utilizzato dati topografici ad alta risoluzione, analisi dei dati relativi alle precipitazioni e all’uso del suolo e alle sue caratteristiche. Lo studio evidenzia che l’erosione è principalmente concentrata su pendii ripidi, ossia in “aree agricole collinari ove la topografia ed il regime delle precipitazioni sono importanti fattori che predispongono i processi erosivi”, e che nei vigneti dove viene coltivata l’uva per produrre il Prosecco il tasso medio di erosione del suolo è 31 volte superiore alla soglia di tolleranza di erosione stimata in Europa.
Per coltivare l’uva necessaria per realizzare una bottiglia di Prosecco, secondo lo studio, si consumano circa 3,3 chili di suolo. “Il nostro studio geografico rappresenta una prima stima quantitativa dei processi erosivi all’interno delle aree di produzione vitivinicola del Prosecco docg – ha spiegato Salvatore Pappalardo, uno degli autori della ricerca. – L’agricoltura convenzionale, oggi, può arrivare a modificare la morfologia e struttura dei versanti per ottimizzare la meccanizzazione e la produzione agricola, incrementando notevolmente i processi erosivi”. Gli scienziati, che hanno esaminato un’area che si estende per 215 chilometri quadrati in provincia di Treviso, hanno stimato l’erosione potenziale simulando diversi scenari di gestione del suolo, ne è emerso che per uno scenario a gestione convenzionale del suolo, “l’erosione potenziale stimata nell’area docg è di poco più di 400mila tonnellate all’anno, con un tasso di erosione medio di 19,5 tonnellate per ettaro all’anno”.
I risultati della ricerca, come prevedibile, non sono stati accolti di buon grado dai viticoltori. Il vino è indubbiamente uno dei fiori all’occhiello della produzione enogastronomica italiana, nel 2018 le esportazioni hanno fatto registrare un nuovo record, ed è pertanto necessario preservare questa risorsa. È tuttavia doveroso e imprescindibile contrastare l’erosione del suolo, che rappresenta “una risorsa non rinnovabile che fornisce servizi ambientali fondamentali al territorio ed alle comunità: dal sequestro di carbonio, alla disponibilità idrica, alla fertilità agricola, alla mitigazione del rischio idrogeologico, alla depurazione delle acque”, ha affermato Salvatore Pappalardo. Gli strumenti per farlo, suggerisce lo studio, ci sono.
Tra gli scenari simulati dai ricercatori ce n’è infatti anche uno più sostenibile, che prevede l’adozione di alcuni accorgimenti per ridurre drasticamente l’erosione. “Nei vigneti con 100 per cento di copertura erbacea interfilare l’erosione viene ridotta di circa tre volte, risparmiando circa il 50 per cento del suolo nell’area vitata”. Si tratterebbe dunque di utilizzare siepi e fasce tampone vegetate intorno ai filari, le quali contribuirebbero a contenere l’erosione del suolo e svolgerebbero altre importanti funzioni, come la mitigazione delle sostanze chimiche inquinanti provenienti dalle attività agricole. In questo caso ogni bottiglia prodotta, anziché consumare 3,3 chili di suolo, ne consumerebbe 1,1.
L’obiettivo dello studio è proprio quello di fornire dati ed informazioni utili a supporto di una gestione più sostenibile del sistema suolo. La ricerca, la prima mai effettuata per stimare la perdita di suolo nell’area di produzione del Prosecco docg, evidenzia l’impatto ambientale della produzione di vino nei vigneti convenzionali e mette in luce la necessità di adottare un sistema di monitoraggio dell’erosione del suolo. Se non saranno adottate le necessarie contromisure, l’attuale tasso di erosione potrà danneggiare gravemente gli ecosistemi a medio-lungo termine, con conseguenze negative sulla produttività agricola e sull’intero territorio.
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