Diritti umani

Tenzin Ghiatso: chi è e cosa sta facendo il quattordicesimo Dalai Lama

Nobel per la Pace; esilio. Cittadinanze onorarie; ricatti. Medaglie d’oro; ricerche di marketing. Ecco chi è Tenzin Gyatso, il quattordicesimo Dalai Lama.

Diversamente dal modo in cui il Papa è, simbolicamente il successore di Pietro, l’apostolo su cui Cristo ha deciso di fondare la comunità cristiana, il Dalai Lama è considerato la reincarnazione, anche materialmente quindi, il successore del Budda, l’Illuminato.

Tenzin Ghiatso – la sua storia

L’infanzia

Sua santità Tenzin Ghiatso nato nel 1935 nel villaggio di Takster, nel Tibet nord-orientale è considerato, fin dalla tenera età di due anni la XIV reincarnazione del capo spirituale del Buddismo. Egli ha iniziato la sua educazione monastico-religiosa all’età di sei anni e nel 1950, appena sedicenne, ha assunto il completo potere politico e religioso della sua nazione.

Educato secondo i precetti dell’amore universale buddista, assolutamente convinto dell’infinito potere della non-violenza cercò per tutta la vita di evitare qualsiasi spargimento di sangue e di conservare il sapere religioso-culturale del suo popolo dalla furia iconoclasta della vicina Cina.

L’esilio

Nel 1959 il Tibet subì l’inizio dell’occupazione cinese, dopo che cinque anni prima la missione di pace del Dalai Lama in Cina era fallita per l’opposizione di Mao-Tse-Tung.

Il Dalai Lama inizialmente si rifiutò di abbandonare il paese in mano al nemico e decise di mettere la propria vita in pericolo per rincuorare i suoi fratelli con la sua presenza, mostrandogli così il suo modo di resistere in maniera non violenta contro gli invasori. Solo successivamente, a causa del completo isolamento internazionale si è convinto a lasciare la città di Lhasa, per rifugiarsi in India, a Dharamsala da dove guida il suo governo in esilio, dopo la sua fuga egli si è rivolto a varie organizzazioni internazionali per denunciare la violazione dei diritti umani da parte dei Cinesi e alle Nazioni Unite per sostenere la causa del suo paese.

Cosa fa il Dalai Lama adesso

1959 – Difende la cultura

Nel 1959 nasce il “Governo Tibetano in esilio” – primo obbiettivo: conservare/preservare la comunità tibetana e la sua cultura. Come? Come con le riserve naturali… Riserve “culturali”. I rifugiati tibetani vanno a vivere in terreni agricoli. Si organizza un sistema scolastico che perpetua la cultura tibetana, così, i figli dei rifugiati possono conoscere la loro lingua, la loro storia, la loro religione. Nel 1959 nasce l’Istituto Tibetano delle Arti e lo Spettacolo e anche un’università per i tibetani in India. Vengono rifondati oltre 200 monasteri. Il Dalai Lama ha ricreato le quattro più importanti università monastiche nel sud dell’India; tra gli anni sessanta e settanta ognuno di questi monasteri ospitava circa 400 monaci, oggi ognuna ne ha 5.000. Il Ghe Pel Lingh promosse anche in Italia l’iniziativa “adotta un monaco”.

1963 – La costuituzione democractica del Tibet libero

Nel 1963 promulga una costituzione democratica, (chissà) per un futuro Tibet libero; da allora c’è tutto un sistema di elezioni per eleggere un Kalon Tripa, premier del governo tibetano, che sceglie i suoi ministri.

1973 – Il dialogo con le religioni

Il Dalai Lama ha incontrato Papa Paolo VI in Vaticano nel 1973. Poi a Roma, nel 1980, alla vigilia dell’incontro con Giovanni Paolo II dice “Viviamo in un periodo di grande crisi, un periodo in cui il mondo è scosso da turbolenti sviluppi. Non è possibile trovare la pace dell’anima senza la sicurezza e l’armonia fra le genti. Per questo aspetto con fede e speranza di incontrare il Santo Padre, per avere uno scambio di idee e sentimenti e per aprire la strada a una progressiva pacificazione fra i popoli”. Il Dalai Lama incontrerà 5 volte Papa Giovanni Paolo II, incontrerà una volta nell’81 a Londra l’Arcivescovo di Canterbury (capo della chiesa anglicana). A un discorso al Congresso Mondiale delle religioni, dice: “Credo sempre che sia molto meglio avere una varietà di religioni e filosofie piuttosto che una singola religione o una singola filosofia. Ogni religione ha le sue idee e pratiche: imparare a conoscerle può solo arricchirci”.

1987- un Piano di Pace

Nel 1987 a Washington il Dalai Lama propone un Piano di Pace in Cinque Punti: Tibet trasformato in una zona di pace – fine dei trasferimenti di popolazione di etnia cinese in Tibet – ripristino delle libertà democratiche – abbandono da parte della Cina dell’utilizzo del territorio tibetano per armi nucleari e scarico di rifiuti radioattivi – e, infine, l’auspicio: “seri negoziati” sul futuro del Tibet. A Strasburgo, in Francia, il 15 giugno 1988, il Dalai Lama propone la creazione di un Tibet democratico, autonomo… “all’interno della Repubblica Popolare Cinese”. La via di mezzo. (Anche se poi nel 2001 il Governo in esilio constata amaramente che il Piano di Strasburgo è invalidato a causa dell’atteggiamento negativo della leadership cinese).

1991 –  il Dalai Lama vuole visitare il Tibet

Il 9 ottobre 1991, durante un discorso alla Yale University negli Stati Uniti, il Dalai Lama dice… di voler visitare il Tibet personalmente. Con queste parole: “Il mio viaggio dovrebbe costituire una nuova opportunità per promuovere la comprensione e creare le basi per una soluzione negoziale.” Subito dopo ci sono dieci anni di assenza di ogni contatto formale tra Cina e Governo Tibetano in Esilio…

 

 

Nell’ultimo decennio alcune produzioni cinematografiche hanno mostrato gli avvenimenti della sua vita allo scopo di sensibilizzare ulteriormente il mondo occidentale; malgrado ciò, tutt’oggi l’occupazione del Tibet da parte del popolo cinese è ancora in corso.

Un semplice monaco buddista.

Lui dice spesso di sé: “Sono un semplice monaco buddista, niente di più e niente di meno”. Conduce la stessa vita dei monaci buddisti. Vive in una piccola casa a Dharamsala in India, si alza alle 4 del mattino per meditare; prosegue con un programma di incontri amministrativi; udienze private; insegnamenti religiosi; cerimonie. Prima di ritirarsi, conclude la sua giornata con altre preghiere.

Ha un hobby: colleziona e ripara orologi. E ama la fotografia. Sa sviluppare, da sé, le sue pellicole. Quando vuol spiegare quali sono le sue più importanti fonti di ispirazione, spesso cita i suoi versi preferiti, tratti da Shantideva, grande filosofo buddista di milletrecento anni fa:

Finché esisterà lo spazio
e finché vi saranno esseri viventi,
fino ad allora io possa rimanere
per scacciare la sofferenza dal mondo.

I riconoscimenti

1987: il premio Raoul Wallemberg

Il Congresso Americano gli ha conferito nel 1987 il premio Raoul Wallemberg per i Diritti Umani. Il deputato statunitense Tom Lantos proclama “La sua coraggiosa lotta fa di lui un sostenitore di primo piano dei diritti umani e della pace nel mondo. I suoi continui sforzi per porre fine alle sofferenze del popolo Tibetano attraverso negoziati pacifici e la riconciliazione richiedono enorme coraggio, enorme sacrificio.” A ottobre di quest’anno gli è stata assegnata la Gold Medal. E’ la più alta onorificenza del Congresso di Washington.

1989: il Nobel per la Pace

Il Nobel per la Pace, conferitogli il 10 dicembre 1989 con la motivazione “nell’interesse degli oppressi, in ogni parte del mondo, e di tutti coloro che lottano per la libertà e lavorano per la pace nel mondo e il popolo tibetano”. Lui accetta. E a Stoccolma dice “Questo premio riafferma la nostra convinzione che con la verità, il coraggio e la determinazione come armi, il Tibet sarà liberato”.

2006: uno dei 100 ecologisti più “verdi”

Nel novembre 2006 la Commissione per l’Ambiente del governo britannico stila un’originale classifica. Scienziati, scrittori, economisti e altre personalità di tutti i tempi, ecco i 100 ecologisti “più verdi” della storia: dopo Rachel Carson (Primavera silenziosa), il tedesco E.F. Schumacher, il pioniere dei documentari Sir David Attenborough e James Lovelock, tra nomi quali Wangari Maathai e Al Gore è incluso anche lui, il Dalai Lama. Uno dei “top 100 eco-eroi”.

Il premio per l’etica

E che c’entra col marketing? C’entra. Nell’ultima indagine mondiale ‘Good Purpose’ Edelman sull’impegno sociale delle aziende, ecco cos’è venuto fuori. Che è lui il personaggio più influente al mondo, per l’etica.

LifeGate ha dedicato sempre a Tenzin Gyatso, il Dalai Lama, un ampio coverage

Novembre 2016

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Il Dalai Lama è stato a Milano per portare i suoi insegnamenti. Interdipendenza, dialogo, compassione e pace sono state le parole chiave della visita.

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A pochi giorni dalla firma dell’accordo di Parigi, il Dalai Lama e gli altri capi religiosi non hanno dubbi: “Prenderci cura della Terra è nostra responsabilità condivisa”.

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Quest’anno al Glastonboury Festival, uno degli ospiti più acclamati non è stato un musicista nè una band, ma il Dalai Lama. Sul palco con Patti Smith.

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Il Dalai Lama. Cosa vuole la Cina

La lenta e inarrestabile opera della Cina per annientare Il Tibet, patria del Dalai Lama, e il suo retaggio culturale con un’opera di “cinesizzazione”.

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Il Nobel per la Pace, il leader mondiale del buddhismo, cosa ha visto nell’arco della sua vita? Cosa ha vissuto sulla sua pelle? Quali prove ha affrontato, uscendone sorridente e predicando il sorriso?
Ecco il Tibet quando si è insediato come Dalai Lama.

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