Le immagini del New York Times del metano invisibile che esce dai pozzi di gas e petrolio

Un’indagine del New York Times rivela come negli impianti di estrazione di gas e petrolio del Texas ci siano fughe incontrollate di metano.

Negli Stati Uniti enormi quantità di metano fuoriescono dai siti di estrazione di petrolio e di gas, contribuendo ai cambiamenti climatici, mentre l’amministrazione guidata dal presidente Donald Trump ha ridotto le pene per i trasgressori che possono impunemente continuare a non mettere nessun sistema di controllo delle emissioni sugli impianti. È quanto rileva un’indagine pubblicata sul quotidiano New York Times.

Le emissioni di metano sono invisibili occhio nudo

Se si osserva a occhio nudo uno delle migliaia impianti di estrazione di gas naturale situati nello stato americano del Texas occidentale, non si scorge nulla di insolito. Ma con l’ausilio di una macchina fotografica a infrarossi, che vede ciò che l’occhio umano non può, è possibile rilevare le cospicue emissioni di metano che escono dagli impianti;  il componente principale del gas naturale e un potente gas serra che contribuisce a riscaldare il Pianeta a un ritmo allarmante.

Due giornalisti del New York Times, a bordo di un piccolo aereo dotato di apparecchiature tecniche, hanno sorvolato i siti petroliferi e di gas naturale che punteggiano il Bacino Permiano, il giacimento petrolifero situato tra Texas, Nuovo Messico e Kansas. In poche ore, gli strumenti dell’aereo hanno identificato sei siti con emissioni di metano insolitamente elevate.

Impianto per il processamento del gas naturale
Il metano in atmosfera agisce come un potente gas serra © New York Times

L’impatto del metano sui cambiamenti climatici

Oggi il metano è scarsamente regolamentato, difficile da rilevare e in forte aumento. I risultati dell’indagine condotta dal NY Times potrebbero svelare il mistero che sta dietro all’aumento dei livelli di metano nell’atmosfera che dal 2007 hanno registrato una crescita cospicua ma le motivazioni non sono ancora chiare. Il principale imputato è il fracking per l’estrazione di gas naturale che, guarda caso, a un suo maggior utilizzo si registra un corrispondente aumento dei livelli di emissione di metano. Quando il gas naturale viene bruciato per generare energia elettrica, produce circa la metà dell’anidride carbonica prodotta dal carbone. Ma, se il metano non viene bruciato quando viene rilasciato durante l’estrazione si disperde in atmosfera con drastici effetti poiché il suo potenziale inquinante rispetto all’effetto serra è ben 25 volte superiore rispetto alla CO2.

“È sempre più chiaro che la produzione di combustibili fossili ha aumentato drasticamente le emissioni globali di metano”, ha detto Robert Howarth, uno scienziato della Cornell University e autore di uno studio che stima che la produzione di gas di scisto nordamericano potrebbe essere responsabile di circa un terzo dell’aumento globale delle emissioni di metano nell’ultimo decennio.

Il presidente degli Stati Uniti mostra un decreto appena firmato nel suo studio alla Casa Bianca © Chip Somodevilla/Getty Images
Il presidente degli Stati Uniti mostra un decreto appena firmato nel suo studio alla Casa Bianca © Chip Somodevilla/Getty Images

Il peso della lobby petrolifera

La ricerca condotta dal NY Times sui siti di estrazione sulle attività di lobbying delle aziende proprietarie dei siti, mostra come l’industria energetica abbia fatto pressione per avere dei regolamenti federali meno rigidi sulle emissioni di metano. Non è un caso che le compagnie presenti nel Bacino Permiano siano le stesse che hanno esercitato una certa influenza su Trump per avere una legislazione meno stringente, tanto che nel 2020 la tabella di marcia di Trump prevede la revoca dell’obbligo di dotare impianti di estrazione di rilevatori di fughe di metano.

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