
I dati degli ultimi anni indicano un rallentamento nel processo di transizione energetica in Italia. Il rischio è di mancare gli obiettivi al 2030.
Solare, eolico, idroelettrico, biomasse. Fonti che hanno permesso all’Italia di mantenere gli impegni presi in Ue e raggiungere gli obiettivi per il 2020.
Obiettivo raggiunto: l’Italia, nel 2014, ha coperto il 17 per cento dei consumi lordi di energia con le fonti rinnovabili, perfettamente in linea con gli obiettivi europei del 20 per cento entro il 2020. A confermare il trend è l’ultimo rapporto rilasciato da Eurostat, che sottolinea come la media europea si attesti intorno al 16 per cento, in grado quindi di raggiungere il traguardo entro il 2020 e di puntare al 27 per cento entro il 2030.
Come fonti rinnovabili vengono considerate il fotovoltaico, il solare termico, l’eolico, l’idroelettrico e tutte le forme di biomassa, mentre i consumi complessivi vengono calcolati sull’industria, i trasporti, gli utilizzi domestici, l’agricoltura.
Tra i Paesi con una maggiore percentuale, in testa si trova la Svezia, con un deciso 52,6 per cento. A seguire Lituania e Finlandia con un 38,7 per cento, Austria (33,1 per cento) e Danimarca (29,2 per cento). Agli ultimi posti, le percentuali più basse sono state registrate dal Lussemburgo (4,5 per cento), Malta (4,7 per cento), i Paesi Bassi (5,5 per cento) e il Regno Unito (7 per cento). Peggio di noi pure Germania, Irlanda e Belgio.
Insomma, da un lato c’è la conferma della tenuta delle energie rinnovabili nel mix energetico del Paese, sottolineato anche anche dall’ultimo rapporto del Gse (Gestore servizi elettrici), che si prende carico della trasmissione dei dati e del monitoraggio delle fonti rinnovabili in Italia, dall’altro bisogna ammettere che la crescita si è sostanzialmente fermata nel triennio 2012-2014, passando dal 15,4 al 17,1. Non una flessione, ma nemmeno quella crescita esponenziale che molti Paesi nordici hanno avuto.
Uno dei settori che più incidono rimane certamente il riscaldamento e il raffreddamento in ambito edilizio e industriale, responsabili della metà del consumo energetico dell’Ue. Non solo: il 75 per cento del riscaldamento e del raffreddamento è prodotto a partire da combustibili fossili. Evidente quindi che rimane ancora molta strada da fare per decarbonizzare l’edilizia e aumentare l’efficienza energetica. Per portare più sicurezza e stabilità anche in ambito energetico.
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