
Le foreste tornano protagoniste nell’ultima settimana del Giro d’Italia. Per celebrare questo bel viaggio una puntata speciale del podcast Ecotoni.
Sversamento di petrolio causato dal naufragio della petroliera Agia Zoni, vicino all’isola di Salamina. Greenpeace: “Gli interventi sono troppo lenti”.
Sono almeno 2.500 le tonnellate di petrolio fuoriuscite dalla petroliera Agia Zoni, dopo il naufragio di domenica notte. La nave si trovava al largo dell’isola di Salamina, le cui spiagge sono state raggiunte dalla marea nera.
Il petrolio, a causa dei forti venti, ha raggiunto anche le spiagge di Atene, nello specifico Glyfada e Voula, e il vicino porto del Pireo, tanto da costringere gli operatori turistici a chiudere l’accesso ai cittadini. Frenetiche le operazioni di soccorso, tanto che sia Greenpeace Grecia che il Wwf denunciano un’assoluta impreparazione da parte delle autorità nell’affrontare “uno dei peggiori disastri degli ultimi anni”.
Non è nemmeno chiaro se siano effettivamente 2.500 tonnellate quelle fuoriuscite o se la quantità sia maggiore. E non risulta chiara se la falla sia stata tappata o meno, e che dunque il petrolio stia continuando a fuoriuscire.
Simbolo del disastro è un martin pescatore recuperato da Giorgos Moutafis, fotografo che stava documentando come il petrolio avesse già raggiunto le spiagge dell’isola di Salamina.
“Nonostante le dimensioni della marea nera, questa non è stata trattata adeguatamente”, ha detto Marcos Akylas, presidente del Salamina Environmental Group. “Le procedure di decontaminazione stanno procedendo ad un ritmo estremamente lento. È essenziale intensificare gli sforzi per raccogliere il carburante nel più breve tempo possibile e fornire un monitoraggio continuo degli indicatori ambientali e biologici per conoscere la vera dimensione del problema”.
“L’incidente solleva gravi preoccupazioni e richiede un’inchiesta immediata e approfondita”, denuncia il Wwf Grecia. “Sia come reato ambientale, che per il grave inquinamento, chiediamo punizioni esemplari per i colpevoli e che questi, naturalmente, coprano i costi di ripristino dei danni ambientali. Vista la volontà della Grecia di investire nell’estrazione degli idrocarburi, la legittima domanda che ci poniamo è se il nostro Paese sarà in grado di far fronte ad un incidente petrolifero molto più grande”.
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