La pista di Pietro. La prima pista di atletica fatta di scarpe riciclate, nel nome di Mennea

Scarpe da ginnastica usate, pneumatici di biciclette, palline da tennis e suole Vibram: ecco gli “ingredienti” della pista di Pietro, il progetto di Esosport che ha debuttato al Foro Italico di Roma.

Durante la Settimana europea dello sport, che si è tenuta dal 23 al 28 settembre, alla manifestazione Runfest è stata lanciata una sfida: battere lo storico record di Pietro Mennea sui 60 metri indoor, conquistato nel 1976. Anche se all’epoca non erano ancora nati, centinaia di studenti si sono presentati al Foro Italico di Roma per cercare di scattare più veloci di quel celebre 6’68”, per poi ricevere l’attestato con il loro tempo di gara firmato dalla moglie del grande atleta italiano, Manuela Olivieri Mennea. Una celebrazione dello sport, ma anche dell’ambiente. Perché i ragazzi hanno corso sulla pista di Pietro, la prima pista di atletica realizzata con le scarpe da ginnastica riciclate.

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Tutti i partecipanti hanno ricevuto un attestato ufficiale con il loro tempo di gara © esosport

esosport, economia circolare in azione

Per andare alle radici di quest’iniziativa bisogna fare un salto indietro di circa dieci anni e spostarsi di qualche centinaio di chilometri. Siamo a Opera (in provincia di Milano), nella sede di Eso, società benefit che si occupa del ritiro e dello smaltimento dei rifiuti da ufficio, delle industrie e della grande distribuzione. Il managing director Nicolas Meletiou riceve una telefonata da Marco Marchei, ex-maratoneta olimpionico, che gli chiede se c’è un modo per disfarsi delle sue vecchie scarpe da ginnastica senza gettarle nel cassonetto dell’indifferenziata. Meletiou si informa, viaggia, e scopre che in Europa non esistono piani di riciclo delle scarpe sportive esauste. Così decide di dare vita a esosport, che negli anni diventa uno spinoff dell’azienda e assume un peso sempre più rilevante. Colloca una serie di punti di raccolta di scarpe in tutt’Italia (al momento sono circa 200, un numero che presto aumenterà) e mette all’opera i tecnici per studiare il modo migliore per dividere i materiali e dare loro una nuova vita.

Il cammino di esosport si arricchisce con la raccolta di copertoni e camere d’aria delle biciclette, che dimostrano una buona capacità ammortizzante. Poi si passa alle palline da tennis: “Ogni anno in Italia ne vengono venduti circa 20 milioni, anche perché una pallina si sgonfia e va sostituita ogni 4-5 partite giocate a buoni livelli. Finora, però, nessuno sapeva dove andassero a finire”, racconta Meletiou.

I giardini di Betty, parchi giochi “riciclati”

Il primo risultato sono i giardini di Betty, il cui nome è un omaggio alla moglie di Nicolas, prematuramente scomparsa. Si tratta di parchi giochi per bambini in cui la pavimentazione antitrauma è realizzata dal riciclo di scarpe sportive, palline da tennis, copertoni e camere d’aria di biciclette. All’inaugurazione del primo giardino, il 17 aprile 2013 a Opera, si arriva dopo un lungo e oneroso processo di ricerca e sviluppo, anche perché i parchi giochi sono regolati in modo molto rigoroso dalla norma Uni En 1176, per evitare che i bambini possano infortunarsi. “Oggi in Italia ci sono circa venti giardini di Betty. Potrebbero essere duecento, considerate le tantissime richieste che abbiamo ricevuto, ma abbiamo preferito costruirli uno per volta, per verificare la resa del materiale. Non sono interessato alle opere a breve termine, che magari sembrano bellissime ma finiscono subito. Preferisco ragionare sul lungo periodo”, spiega Meletiou.

Il debutto della pista di Pietro e il suo futuro

Nel 2015 si getta il primo seme della pista di Pietro. Ancora una volta tutto comincia da una conversazione, stavolta con Paolo Masini, all’epoca assessore dello Sport per il comune di Roma, che conosce la moglie di Pietro Mennea e ha un’intuizione: dedicargli una pista di atletica realizzata con materiali di riciclo. “Anche in questo caso abbiamo scelto di procedere con grande cautela – chiarisce Meletiou –. Mennea è uno degli atleti più noti nella storia del nostro paese, non solo per i suoi risultati sportivi ma anche per la sua forza, la sua costanza, la sua caparbietà anche di fronte agli insuccessi. Poter usare il suo nome è una grossa responsabilità”.

Manuela Olivieri Mennea aderisce con entusiasmo, donando un paio di scarpe del marito, e dopo tre anni la pista è pronta al suo debutto al Foro Italico di Roma. È composta da 5,7 tonnellate di pannelli, che possono essere incastrati, smontati e trasportati. Ma sono già arrivate richieste da parte di aziende e scuole che vorrebbero installare una pista permanente.

la pista di Pietro
Uno dei pannelli che compongono la pista di Pietro. Il progetto originale prevede che sia itinerante, ma sono già arrivate richieste di installarla in via permanente © LifeGate

Vibram dà una seconda vita alle suole

Questa storia ha un altro protagonista. Stiamo parlando di Vibram, leader nella produzione di suole in gomma per scarpe sportive. Già nel 1994 – ben prima che venisse coniata l’espressione “economia circolare” – l’azienda italiana ha lanciato Ecostep, la prima suola prodotta con almeno il 30 per cento di materiale riciclato. Un prodotto che dà una seconda vita ai residui e agli scarti di produzione, senza fare sacrifici in termini di performance.

vibram, ecostep
Circa il 30 per cento della suola Ecostep di Vibram è realizzato a partire dagli scarti di produzione © Vibram

“Arriviamo dalla montagna, quindi ci viene naturale avere una grande sensibilità nei confronti dell’ambiente, che è sempre stata accompagnata da una cura particolare per il welfare aziendale”, racconta il sustainability director Marco Guazzoni. “Da circa tre anni abbiamo deciso di far convergere le varie iniziative in un vero e proprio programma di sostenibilità, che è parte integrante della nostra strategia”.

Vibram ed Eso si conoscono da tempo, e hanno maturato a lungo l’idea di poter creare qualcosa di concreto insieme. La pista di Pietro è sembrata l’occasione perfetta: ed ecco quindi che nei pannelli ci sono anche i frammenti delle suole donate da Vibram insieme a scarti e sfridi di produzione. Quest’opportunità è anche il completamento ideale per il progetto Sole Factor che, in un’ottica di customizzazione, invita il consumatore finale a risuolare le proprie scarpe applicando uno dei modelli Vibram, selezionato per la personalizzazione. Sole Factor è laboratorio itinerante nato nel 2015 che ha l’obiettivo di promuovere le nuove tecnologie, farle testare, stabilire un contatto diretto con il consumatore e diffondere una conoscenza responsabile. Ora, quando toglie la vecchia suola, il calzolaio ha la possibilità di conferirla correttamente e vederla trasformata in un tappeto per un parco giochi o in una pista di atletica.

“Ci piace molto il fatto che il progetto recuperi le scarpe a fine vita, chiudendo il cerchio – commenta Guazzoni –. Per noi è importante sapere che la nostra suola, dopo aver svolto la sua funzione, potrà diventare qualcos’altro, avendo una nuova vita in un’ottica di economia circolare”.

Foto in apertura © esosport

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