
Secondo un’analisi della ong Pan Europe la quota di frutta sulla quale sono presenti residui di pesticidi è aumentata nettamente rispetto a 10 anni fa.
Per l’autorità europea i rischi per la salute collegati ai pesticidi nei cibi sono improbabili. Ma i valori di contaminazione, seppur nei limiti, sono in aumento. E poi c’è l’effetto cocktail.
Secondo l’ultimo rapporto annuale dell’Efsa sui residui di pesticidi negli alimenti, i rischi per la salute derivanti dall’esposizione ai pesticidi attraverso i cibi sono “improbabili” per i consumatori europei. Su più di 88mila i campioni analizzati in 30 paesi, il 94,9 per cento dei quali rientra nei limiti di legge e dalle analisi effettuate su altri 12mila campioni – nell’ambito di un programma pluriennale denominato Macp Ue – il 98,2 per cento di questi risulta regolare. Tuttavia, per alcuni prodotti, i valori dei residui, seppure entro i limiti, sono in aumento. Inoltre, c’è da considerare l’effetto cocktail derivante dalla presenza di residui di più sostanze nello stesso alimento e dal consumo di alimenti diversi.
Degli 88.141 campioni analizzati, 39.960 (il 45,3 per cento) contenevano uno o più pesticidi in concentrazioni quantificabili (rispetto al 43,4 per cento nel 2019), mentre i limiti massimi di residui sono stati superati nel 5,1 per cento dei campioni analizzati (4.475 campioni), con un aumento di 1,2 punti percentuali rispetto al 2019. Sono stati segnalati più residui in 24.057 campioni (il 27 per cento come nel 2019), mentre, tra i casi più singolari, sono stati riscontrati fino a 35 diversi pesticidi in un singolo campione di fragola di origine sconosciuta.
Le analisi del Macp Ue sono state effettuate su un paniere di 12 cibi tra i più consumati in Europa che vengono esaminati ogni tre anni. Il 29,7 per cento dei campioni (3.590) conteneva uno o più residui in concentrazioni inferiori o uguali ai livelli consentiti, mentre l’1,7 per cento (209) conteneva residui eccedenti il massimo di legge. Confrontando i dati con quelli dei tre anni precedenti, si nota una contaminazione in aumento. Il tasso di superamento complessivo dei limiti massimi di residui è passato dall’1,7 per cento del 2017 al 2,1 per cento del 2020.
Tra i singoli prodotti alimentari, i tassi di superamento sono aumentati per riso, arance, pere, fagioli secchi, kiwi e cavolfiori. Nel 18 per cento dei campioni (2.199) sono stati trovati residui multipli. Le arance seguite da pere, carote e riso hanno avuto il maggior numero di campioni con residui multipli. La più alta frequenza di residui multipli è stata riscontrata in un campione di riso di origine sconosciuta in cui sono stati quantificati 15 diversi pesticidi e in un campione di pera in cui sono stati quantificati 14 pesticidi tutti al di sotto del limite massimo.
Alla ricerca di residui di glifosato, ammesso nella Ue fino al 15 dicembre 2022, sono stati analizzati 14.125 campioni di diversi prodotti alimentari e 474 campioni di mangimi per animali. La presenza dell’erbicida è stata riscontrata nel 2 per cento dei campioni e in 82 campioni (lo 0,6 per cento), i livelli di residui hanno superato il limite massimo. Sono stati analizzati anche i residui di glifosato in 262 campioni di alimenti per l’infanzia trovando un superamento del limite massimo in un campione di alimenti trasformati a base di cereali per lattanti e bambini.
Un metabolita del glifosato, l’Ampa, è stato analizzato in 4.534 campioni di cibo e 242 campioni di mangime. Negli alimenti è stato quantificato nello 0,2 per cento dei campioni (4 campioni di legumi, 5 di cereali, 1 di arance e 1 di cipolle). Nei mangimi è stato quantificato in 31 campioni (12,8 per cento).
Su quasi 10mila campioni di alimenti importati nell’Ue, il 16,5 per cento è risultato non conforme alla normativa Ue. Per quanto riguarda le combinazioni di prodotti alimentari e paese di origine, quelle combinazioni superiori a un tasso di non conformità del 10 per cento sono risultate: vite dalla Turchia, peperoncini dal Vietnam, melograni dalla Turchia, peperoncino dell’India, arance della Turchia, mandarini della Turchia.
L’Italia si è distinta per avere effettuato più controlli di quanto richiesto. Su un totale di 8.410 campioni tra ortofrutta, cereali, olio, vino omogenizzati e altri alimenti come tè e spezie, il 67,3 per cento dei campioni è risultato privo di residui, mentre il 31,7 per cento presenta residui al di sotto dei limiti massimi di residui. Tutti i campioni di alimenti per l’infanzia analizzati sono privi di residui e conformi, mentre i campioni irregolari sono stati trovati su cereali, frutta e verdura.
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