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Adesso è ufficiale: a partire dal 1 gennaio 2018 l’Italia garantirà ai nuclei famigliari meno abbienti un reddito di inclusione, che servirà come forma di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale. Il Consiglio dei ministri infatti ha approvato finalmente in via definitiva il provvedimento: il Rei (abbreviazione appunto di ‘Reddito di inclusione’) sarà riconosciuto ai
Adesso è ufficiale: a partire dal 1 gennaio 2018 l’Italia garantirà ai nuclei famigliari meno abbienti un reddito di inclusione, che servirà come forma di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale. Il Consiglio dei ministri infatti ha approvato finalmente in via definitiva il provvedimento: il Rei (abbreviazione appunto di ‘Reddito di inclusione’) sarà riconosciuto ai nuclei familiari con un valore dell’Isee non superiore a 6 mila euro e un valore del patrimonio immobiliare non superiore a 20 mila euro (esclusa però la casa di abitazione. Per una prima fase sono prioritariamente ammessi al Rei i nuclei con figli minorenni o disabili, donne in stato di gravidanza o disoccupati ultra cinquantacinquenni.
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Il Rei è articolato in due tipi di interventi: il primo è un beneficio economico erogato su dodici mensilità, con un importo che andrà da circa 190 euro mensili per una persona sola, fino a quasi 490 euro per un nucleo con 5 o più componenti; il secondo consiste in servizi alla persona identificata, tarati su misura sulla base della situazione lavorativa e del profilo di occupabilità, dell’educazione, istruzione e formazione, della condizione abitativa e delle reti familiari, di prossimità e sociali della persona: un “progetto personalizzato” volto al superamento della condizione di povertà. Il reddito di inclusione sarà concesso per un periodo continuativo non superiore a 18 mesi e sarà necessario che trascorrano almeno 6 mesi dall’ultima erogazione prima di poterlo richiedere nuovamente.
Nelle stime del governo, il provvedimento dovrebbe riguardare inizialmente 600mila famiglie, ma il decreto disciplina anche le possibili espansioni del Rei in termini di graduale incremento del beneficio e dei beneficiari. Anche l’Alleanza contro la povertà, un insieme di 35 organizzazioni, tra cui cui Acli, Action Aid, Anci, Caritas Italiana, Cgil-Cisl-Uil, Cnca, Comunità di Sant’Egidio e Save the Children, per bocca del suo portavoce Roberto Rossini intervistato da Radio Vaticana, ammette che “oggi registriamo un passo molto positivo, perché si conclude un iter avviato ad aprile attraverso la firma del memorandum che aveva impegnato il governo ad emanare un decreto legislativo” ma d’altro canto rileva che la platea dei beneficiari è ancora un po’ scarna “rispetto ai 4 milioni e mezzo di poveri assoluti in Italia: è un dato su cui bisogna lavorare per arrivare a coprire tutta la platea”.
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