Raccolta differenziata

Rifiuti e raccolta differenziata in Italia, a che punto siamo

Si producono meno rifiuti, se ne differenziano la metà. Di questi arrivano al riciclaggio il 44 per cento, dat in crescita. E si riduce notevolmente la quantità di quelli che finiscono in discarica (-16%). Il Nord traina l’Italia sulla raccolta differenziata, mentre il Centro nella riduzione a monte. È un quadro con luci e ombre

Si producono meno rifiuti, se ne differenziano la metà. Di questi arrivano al riciclaggio il 44 per cento, dat in crescita. E si riduce notevolmente la quantità di quelli che finiscono in discarica (-16%). Il Nord traina l’Italia sulla raccolta differenziata, mentre il Centro nella riduzione a monte.

raccolta differenziata
La raccolta differenziata in Italia si attesta sul 47,5 per cento. Foto via Laura Lezza/Getty Images

È un quadro con luci e ombre quello dipinto dal “Rapporto Rifiuti Urbani 2016”, che raccoglie i dati Ispra aggiornati al 2015 sui rifiuti urbani negli 8000 comuni italiani. Da un lato è stata ridotta la produzione di rifiuti urbani, di un piccolo 0,4 per cento rispetto all’anno precedente, ma di un buon 5,9 per cento rispetto al 2011 (si parla di 1,9 milioni di tonnellate). È aumentata anche la frazione dei rifiuti differenziata rispetto all’anno precedente raggiungendo il 47,5 per cento della produzione nazionale: poco meno della metà dei Rsu viene differenziata, superando quota 14 milioni di tonnellate.

Raccolta differenziata, le differenze tra Nord e Sud

È il Nord a trainare il resto del Paese, con 8 milioni di tonnellate, nel Centro sono quasi 2,9 milioni mentre il Sud si ferma a 3,1 milioni di tonnellate. Il Veneto è la regione più virtuosa, con un ottimo 68,8 per cento, seguita dal Trentino Alto Adige con un 67,4  per cento. Seguono Friuli Venezia Giulia, Lombardia e Marche. Tra le peggiori della classe Liguria, Lazio, Basilicata e Puglia. Da segnalare invece il grande balzo della Calabria con +6 punti rispetto al 2014. Entrando più nello specifico, Treviso è prima con un 84 per cento, seguita dalla provincia di Mantova (79,9 per cento) e da Pordenone con un 78,4 per cento. Fanalino di coda Palermo (7,8 per cento), Siracusa (7,9 per cento), Messina (10,1 per cento) ed Enna (10,8 per cento).

raccolta differenziata
L’interno di una camera per l’incenerimento dei Rsu. Foto via Bernard Weil/Toronto Star via Getty Images

Il trattamento dei rifiuti

Di quei 29,5 milioni di tonnellate di rifiuti prodotti, quasi la metà viene differenziata, tra organico, carta e cartone, vetro, plastica e metalli e Raee. Di questa frazione il 44 per cento viene riciclato, per tornare nel ciclo produttivo come materia prima seconda. La parte restante dei rifiuti urbani trova poi altre due strade principali: un 19 per cento viene incenerito, con un aumento di circa il 5 per cento rispetto l’anno precedente, mentre circa un quarto di questi trova la propria destinazione nelle discariche.

Da sottolineare comunque una riduzione di circa il 16 per cento rispetto al 2014. Cifra che mette l’Italia sulla buona strada proposta dalla Commissione europea verso la cosiddetta “discarica zero”, almeno per quanto riguarda la frazione dei rifiuti raccolti tramite differenziata.

L’Ispra sottolinea come ci siano “buone possibilità per l’Italia di centrare l’obiettivo riciclaggio europeo, anche prima del 2020”. Il target da conseguire secondo la direttiva europea è del 50 per cento entro il 2020. “Considerando l’aumento dei tassi di riciclaggio osservati negli ultimi anni – conclude l’Istituto – l’obiettivo potrebbe essere conseguito prima della scadenza del 2020”.

Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.

Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

L'autenticità di questa notizia è certificata in blockchain. Scopri di più
Articoli correlati
Sommersi dalla plastica, ecco gli effetti del blocco cinese

Una bomba ecologica pronta ad esplodere. Il blocco cinese all’importazione dei rifiuti, che fino a gennaio 2018 assorbiva il 72,4 dei rifiuti plastici esportati dai paesi di tutto il mondo, potrebbe avere effetti peggiori del previsto: entro il 2030 rischiamo di essere sommersi dalla plastica e di non sapere come gestirla. Nel frattempo nascono nuove