48 milioni di persone a rischio malnutrizione in Africa centrale e occidentale

Il numero di persone che soffrono la fame in Africa occidentale e centrale potrebbe raggiungere i 48 milioni nel 2023. Il monito di Fao, Unicef e Wfp.

  • La situazione malnutrizione in Africa è sempre più disastrosa. Non solo le regioni orientali, ora soffrono anche l’Africa centrale e occidentale.
  • Potrebbero essere 48 milioni le persone a rischio secondo le istituzioni e le organizzazioni internazionali più autorevoli.
  • Per l’Unione Africana serve un cambio di sistema.

Non solo Corno d’Africa e Africa orientale, dove le analisi degli scorsi mesi hanno dimostrato che circa 50 milioni di persone rischiano di vivere in condizione di carestia a causa della siccità e cambiamenti climatici. Martedì 7 dicembre all’incontro congiunto tra Nazioni Unite e Lega araba, il coordinatore umanitario delle Nazioni Unite per la Somalia ha parlato di un’emergenza catastrofica nel Paese a causa della siccità in corso. Ora, secondo nuove analisi, la situazione è catastrofica anche in Africa centrale e occidentale: il prossimo anno il numero di persone che soffrono la fame nella regione raggiungerà il numero di 48 milioni di persone, di cui nove milioni di bambini, se non si troveranno presto soluzioni urgenti e durature per affrontare questa crisi. L’ultima analisi sulla sicurezza alimentare diffusa l’8 dicembre del Cadre Harmonisé mostra che oltre 35 milioni di persone, di cui 6,7 milioni minori, nella regione – circa l’8 per cento della popolazione valutata – non sono attualmente in grado di soddisfare i loro bisogni alimentari e nutrizionali di base.

malnutrizione in Africa
Nella regione sono 6,7 milioni i minori che attualmente soffrono di malnutrizione © iStockphoto

La situazione in Africa è sempre più catastrofica

“Le prospettive di sicurezza alimentare e nutrizionale per il 2023 sono estremamente preoccupanti e questo dovrebbe essere l’ultimo campanello d’allarme per i governi della regione e i loro partner”, ha dichiarato Chris Nikoi, direttore regionale del Wfp per la regione dell’Africa Occidentale. “Rafforzare la resilienza delle comunità deve diventare un obiettivo unico e collettivo per tutti noi, se vogliamo riportare la situazione dal baratro prima che sia troppo tardi”, ha aggiunto Nikoi. La situazione è particolarmente grave nelle aree colpite dal conflitto del bacino del lago Ciad e nella regione di Liptako-Gourma tra Burkina Faso, Mali e Niger, dove 25.500 persone sperimenteranno la cosiddetta “carestia estrema” (fase 5) durante la stagione estiva di giugno-agosto 2023. Questo è il periodo dell’anno in cui le scorte alimentari del raccolto precedente sono esaurite e le famiglie lottano per soddisfare i loro bisogni alimentari di base fino al raccolto successivo.

In una dichiarazione congiunta rilasciata in occasione della riunione annuale della Rete per la prevenzione delle crisi alimentari in Africa Occidentale tenutasi nella capitale togolese Lomé, la Fao, l’Unicef e il World food programme esortano i governi di tutta la regione ad aumentare il sostegno e gli investimenti in programmi di sicurezza alimentare e nutrizione che rafforzino la resilienza delle comunità e proteggano i loro mezzi di sostentamento, riducendo al contempo il rischio che le persone cadano in una catastrofica insicurezza alimentare. Nonostante le buone prospettive di raccolto, il miglioramento della situazione del mercato e l’aumento della produzione cerealicola stimata in tutta la regione, l’insicurezza alimentare e la malnutrizione persistono e si stanno diffondendo dal Sahel verso i Paesi costieri a causa della persistente insicurezza, degli shock climatici, degli alti prezzi dei prodotti alimentari, delle ricadute economiche della Covid-19 e dell’impatto del conflitto in Ucraina.

Diffusione dell’insicurezza alimentare

In Benin, Costa d’Avorio, Ghana, Guinea, Guinea-Bissau, Liberia, Sierra Leone e Togo, l’analisi di Cadre Harmonisé rivela un aumento del venti per cento dell’insicurezza alimentare nell’ultimo trimestre del 2022, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Solo in Nigeria, più di 25 milioni di persone si trovano ad affrontare l’insicurezza alimentare moderata o grave, il che significa che possono facilmente cadere in una situazione di emergenza alimentare se non viene fornita una risposta immediata. “Il Sahel sta barcollando sull’orlo di una vera e propria catastrofe; stiamo assistendo ad una diminuzione della disponibilità di cibo nella maggior parte dei paesi e i prezzi dei fertilizzanti sono in aumento”, ha dichiarato Robert Guei, coordinatore sub-regionale della Fao per l’Africa Occidentale. “Questo potrebbe avere un impatto negativo sui raccolti del prossimo anno e peggiorare una situazione già grave per molte comunità rurali. Dobbiamo agire subito per sostenere i mezzi di sussistenza rurali prima che sia troppo tardi” ha aggiunto Guei.

Nonostante gli sforzi dei governi e dei loro partner, la malnutrizione acuta nei bambini sotto i cinque anni è preoccupante, in particolare nei Paesi del Sahel e in Nigeria – con tassi che superano la soglia di emergenza del quindici per cento nelle regioni di Louga e Matam in Senegal, nella regione di Gorgol e Guidimaka in Mauritania, negli Stati nordoccidentali di Yobe e Borno in Nigeria e nelle regioni di Dogon e Doutchi in Niger. Secondo il già citato report, il tasso globale di malnutrizione acuta supera anche il dieci per cento in molte aree intorno al bacino del lago Ciad – Niger, Nigeria e Ciad – e nelle zone di confine tra Burkina Faso, Mali e Niger. Conflitti, spostamenti di popolazioni, accesso limitato ai servizi sociali di base, tra cui l’assistenza sanitaria, l’istruzione, l’acqua, l’igiene e i servizi igienico-sanitari, diete non accessibili sono tra le cause alla base della malnutrizione acuta nei bambini sotto i cinque anni, nelle donne incinte e nelle madri che allattano in tutta la regione. “Gli ultimi dati indicano il persistere di livelli inaccettabili di grave deperimento nei bambini di molti Paesi dell’Africa occidentale e centrale, con un impatto devastante sul futuro della regione”, ha dichiarato Marie-Pierre Poirier, direttrice regionale dell’Unicef per l’Africa Occidentale e Centrale. “Dobbiamo aumentare le cure e prestare molta più attenzione alla prevenzione della malnutrizione infantile attraverso un approccio multisettoriale per raggiungere ogni bambino”, ha aggiunto Poirier.

La prospettiva dell’Unione Africana

Nel 2022 più di 260 milioni di persone in tutto il continente si sono trovate in una condizione di malnutrizione, e i nuovi dati per il 2023 non hanno fatto altro che aggravare una situazione già catastrofica. Prima del summit dell’Unione Africana ad Abidjan tenutosi l’8 dicembre, il presidente ivoriano Alassane Ouattara ha pubblicato un editoriale sul quotidiano britannico Guardian, elencando le preoccupazioni dell’organizzazione regionale e le prospettive sul tema. La crisi climatica, la diffusa instabilità politica e, più recentemente, la pandemia di Covid-19 e la crisi del costo della vita, sono responsabili dell’aumento dei livelli di malnutrizione. La scorsa primavera, i 54 paesi africani hanno firmato la Dichiarazione di Malabo, in cui si chiedeva di migliorare la nutrizione. Tuttavia, è improbabile che molti di essi raggiungano gli obiettivi della dichiarazione entro il 2025.

Alassane Ouattara parla di malnutrizione
Il presidente ivoriano Alassane Ouattara © Felipe Trueba – Pool/Getty Images

È necessario un cambio di approccio da parte dell’Unione Africana, secondo Ouattara: gli Stati africani devono impegnarsi a creare e mantenere un ambiente istituzionale, politico, legale e finanziario sostenibile in termini di sicurezza alimentare e nutrizione, coordinando gli sforzi – a livello nazionale, regionale e continentale. Il miglioramento della sicurezza alimentare e della nutrizione necessita di un cambiamento sistemico, che garantisca che nessuno venga lasciato indietro, compresi i più poveri e i più vulnerabili dal punto di vista nutrizionale. Non basta il solo lavoro delle organizzazioni internazionali, ma serve una cooperazione congiunta con gli Stati africani – come, tra l’altro, richiesto da Fao, Unicef e Wfp. Le sfide per mitigare queste problematiche sono molte, ma se non vengono coinvolti anche i Paesi più responsabili dei cambiamenti climatici e della speculazione sul prezzo dei beni alimentari, sarà difficile contrastare il fenomeno, i cui effetti ricadranno su tutti: aumento dei flussi migratori, insicurezza e instabilità politica.

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