
Secondo il primo studio a indagare le cause del crollo della Marmolada, costato la vita 11 persone, l’evento è dovuto in gran parte alle alte temperature.
È quanto emerso dall’annuale rapporto del Centro comune di ricerca sugli incendi boschivi in Europa, Medio Oriente e Nord Africa.
Le foreste di tutto il pianeta, a causa del mutamento delle condizioni meteorologiche provocato dai cambiamenti climatici, sono sempre più colpite da incendi boschivi. Lo scorso anno le fiamme hanno colpito il più alto numero di paesi registrato finora.
Lo ha riferito l’annuale rapporto sugli incendi boschivi in Europa, Medio Oriente e Nord Africa, realizzato dal Centro comune di ricerca (Jrc), il servizio scientifico interno della Commissione europea. Il rapporto, relativo al 2018, analizza in maniera dettagliata i trend degli incendi nei paesi presi in esame e fa una panoramica sugli sforzi intrapresi a livello nazionale e regionale per ridurre il rischio di roghi.
Nel 2018 gli incendi hanno distrutto quasi 178mila ettari di foreste e terreni nell’Unione europea. Si tratta di un’area sensibilmente inferiore rispetto a quella bruciata nel 2017, meno di un sesto, è tuttavia aumentato il numero di nazioni colpite dagli incendi. In molte zone del Vecchio continente le temperature sopra la media sono persistite per gran parte dell’estate, creando condizioni favorevoli per lo scoppio e la propagazione degli incendi boschivi.
More countries than ever suffered from #ForestFires ??? in 2018, according to the Annual Report on Forest Fires in Europe, the Middle East and North Africa, just out!
Discover the burnt scars from 2018 ? https://t.co/aVABvPnf9A #environment pic.twitter.com/KOS21Egu3L— EU_ScienceHub (@EU_ScienceHub) 31 ottobre 2019
Tra le nazioni europee il maggior numero di incendi che ha colpito aree di 30 o più ettari si è verificato in Italia. Le fiamme di 147 incendi hanno bruciato quasi 15mila ettari di suolo. Nel 2019, tra l’altro, gli incendi sarebbero addirittura triplicati rispetto al 2018. Gli altri paesi che hanno dovuto fronteggiare il maggior numero di roghi sono Spagna, Portogallo, Regno Unito, e Svezia. Il Paese scandinavo, in particolare, ha vissuto la peggiore stagione di incendi da quando viene redatto il rapporto, giunto quest’anno alla diciannovesima edizione.
Leggi anche: In Italia gli incendi sono triplicati rispetto all’anno scorso
Anche per quanto riguarda Nord Africa e Medio Oriente, nel complesso, la stagione degli incendi ha bruciato una superficie minore a quella degli ultimi otto anni, circa 5.973 ettari.
Le fiamme non hanno risparmiato aree particolarmente sensibili e preziose dal punto di vista naturalistico. Il 36 per cento della superficie totale bruciata nel 2018, circa 50mila ettari, fa parte della rete Natura 2000, caratterizzata dalla presenza di diverse specie animali e vegetali in via di estinzione.
La perdita di ecosistemi unici crea un danno incalcolabile, sarebbe riduttivo parlarne in termini economici. Gli incendi comportano tuttavia costi elevati, nel 2018 l’Ue ha stanziato 1,6 milioni di euro per mobilitare il sostegno a Svezia, Grecia, Lettonia e Portogallo.
“Dobbiamo intensificare i nostri sforzi per rendere le nostre foreste più resistenti a un clima più caldo e secco – ha dichiarato Tibor Navracsics, responsabile del Jrc -. Le prove fornite dal Centro comune di ricerca ci consentono di concentrarci sui modi più efficaci per prevenire gli incendi, aiutandoci a proteggere le nostre aree boschive, che è la chiave per preservare la biodiversità e la qualità della vita dei cittadini”.
Il rapporto ha infine anticipato quello del 2019, specificando che quest’anno la stagione degli incendi è iniziata presto, a causa delle condizioni secche e ventose, con temperature elevate, e finora il numero di incendi è stato superiore alla media per l’intero anno nell’ultimo decennio. Nei primi otto mesi dell’anno, solo in Italia, sono scoppiati 251 roghi che hanno bruciato oltre 20mila ettari di territorio.
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