Roma, a fuoco l’impianto di trattamento rifiuti di Malagrotta

Un’immensa nube di fumo si è alzata nel pomeriggio di mercoledì 15 giugno dal sito di trattamento rifiuti di Malagrotta. A fuoco due capannoni.

  • Un incendio è divampato il 15 giugno nell’ex discarica di Malagrotta, oggi sito di trattamento dei rifiuti.
  • Sul posto sono intervenute decine di vigili del fuoco.
  • Una colonna densa di fumo è stata visibile per ore da tutta la città di Roma.
  • La magistratura aprirà un’inchiesta per comprendere le origini del rogo.

È stato necessario l’impiego di numerosi mezzi e di decine di vigili del fuoco, che hanno lavorato tutta la notte tra mercoledì 15 e giovedì 16 giugno per circoscrivere e mettere in sicurezza un grave incendio divampato nella ex discarica di Malagrotta (oggi sito di Trattamento meccanico biologico, Tmb), a pochi chilometri dal centro di Roma. Il rogo ha interessato in particolare due capannoni adibiti a stoccaggio e trattamento di rifiuti. Per spegnere completamente le fiamme, secondo quanto indicato dai pompieri, sarà necessario attendere ancora alcuni giorni.

Asili chiusi, restrizioni ai consumi e sconsigliate le attività sportive

L’intera capitale ha osservato, nel tardo pomeriggio di mercoledì, una densa nube di fumo alzarsi dal sito, da anni oggetto di dispute legate alla gestione del ciclo di rifiuti. “L’incendio al Tmb di Malagrotta è un disastro ambientale di dimensioni incalcolabil”, ha dichiarato Gianluca Lanzi, presidente del municipio Roma XI.

Mentre il sindaco del comune limitrofo di Fiumicino, Esterino Montino, si era affrettato a chiedere alla popolazione di seguire le raccomandazioni sanitarie.

Il comune di Roma, con un’ordinanza del sindaco Roberto Gualtieri ha in particolare disposto restrizioni “a seguito all’incendio verificatosi presso l’impianto di Tmb di Malagrotta, in attesa della redazione del modello di ricaduta degli inquinanti aereodispersi, e comunque per un periodo non superiore a 48 ore, in virtù del principio di precauzione, per un raggio di 6 km dal luogo dell’incendio”. In particolare, si è deciso di sospendere le attività educativo-didattiche, ricreative e sportive dei servizi educativi e dell’infanzia, compresi i centri estivi, pubblici e privati. Inoltre è stato disposto il divieto di consumo di alimenti di origine animale e vegetale prodotti nell’area individuata, di pascolo e razzolamento degli animali da cortile e di utilizzo dei foraggi e cereali destinati agli animali.

Da valutare l’impatto ambientale dell’incendio a Malagrotta

L’ordinanza ha inoltre raccomandato “di limitare le attività all’aperto, con particolare riguardo a quelle di natura ludica o sportiva e di mantenere chiuse le finestre in caso di fumi persistenti e maleodoranti”. È stato infine ricordato alla popolazione che è possibile rivolgersi, in caso di urgenza, al 112 o alla Protezione civile di Roma Capitale (numero verde 800 854 854 o 0667109200).

Da parte sua, il comitato Valle Galeria Libera, che riunisce i comitati di quartiere, aveva immediatamente sottolineato i rischi legati all’inalazione della nube: “Oltre al rischio diossina liberata nell’aria ci sono i depositi di gas e benzina adiacenti che sono stati allertati”.

Al di là dell’emergenza, il rogo a Malagrotta non può che rilanciare il dibattito, ormai decennale, sulla gestione dei rifiuti nella capitale. Nel 2018 andò infatti a fuoco il contrastatissimo Tmb di via Salaria, che per anni aveva reso invivibile l’area, con miasmi nauseabondi che soprattutto in estate diventavano insopportabili.

La gestione dei rifiuti a Roma: un problema irrisolto da decenni

Come riportato dall’agenzia Ansa, ciò che è chiaro è che la città dovrà attrezzarsi per rispondere alla situazione: la discarica non esiste infatti più da anni (fu chiusa dall’ex sindaco Ignazio Marino), ma il sito “di proprietà della società E. Giovi, serve la capitale trattando anche oltre 1.200 tonnellate di rifiuti al giorno, 8.100 alla settimana. Numeri fondamentali per il già fragile ciclo dei rifiuti di Roma che ha spinto il sindaco Gualtieri a proporre la realizzazione di un termovalorizzatore” da 600mila tonnellate annue.

Il sito di Malagrotta quando era una discarica
Il sito di Malagrotta quando era una discarica © Chris Warde-Jones/Bloomberg News

Anche tale ipotesi è tuttavia fortemente criticata. Il presidente di Legambiente Stefano Ciafani, assieme a quello di Legambiente Lazio Roberto Scacchi, avevano risposto duramente: “La costruzione di quello che sarebbe il secondo più grande termovalorizzatore italiano è una scelta totalmente sbagliata, contraria alle politiche ambientaliste e ai principi di sviluppo ecosostenibile ed economia circolare https://www.lifegate.it/economia-circolare-rallenta. Un progetto simile andrebbe in direzione esattamente contraria anche a percorsi virtuosi messi in campo da questa stessa amministrazione”.

Da accertare le cause del rogo di Malagrotta

Le cause dell’incendio dovranno essere accertate e non è possibile ancora capire se esso sia o meno di origine dolosa. Intanto, a muoversi sarà la giustizia: un’inchiesta sarà aperta dalla magistratura inquirente non appena verrà inviata la prima informativa da parte delle forze dell’ordine. Un fascicolo potrebbe essere aperto già oggi.

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