
La potenza installata di solare e eolico in Cina ha superato quella del carbone. Ma Pechino non arresta lo sviluppo della fonte fossile più pericolosa.
Una chiazza di petrolio provocata dalla rottura di un tubo del pozzo di estrazione Cercina 7 sta interessando le spiagge più belle delle isole Kerkennah, a 120 chilometri da Lampedusa, a causa di un incidente avvenuto il 13 marzo. La conferma arriva dalla società tunisina proprietaria del pozzo, Thyna Petroleum Services che ha pubblicato online
Una chiazza di petrolio provocata dalla rottura di un tubo del pozzo di estrazione Cercina 7 sta interessando le spiagge più belle delle isole Kerkennah, a 120 chilometri da Lampedusa, a causa di un incidente avvenuto il 13 marzo. La conferma arriva dalla società tunisina proprietaria del pozzo, Thyna Petroleum Services che ha pubblicato online la foto della tubazione danneggiata.
Sulle isole Kerkennah, che vivono di pesca e turismo, gli abitanti protestano e chiedono che sia avviata un’indagine per accertare le responsabilità. Nei giorni scorsi le autorità tunisine hanno dichiarato che la marea nera era stata confinata ed era sotto controllo. Ma le rivelazioni dell’azienda petrolifera dimostrano che non è così. La Thyna ha precisato che la rottura non ha interessato la condotta sottomarina ma un tratto di tubo lungo appena un centimetro che sta sopra il livello dell’acqua. Tanto è bastato perché l’acqua trasportasse il petrolio fuoriuscito fino alle coste distanti 7 chilometri.
Mentre il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti afferma che il referendum sulle trivellazioni in Italia del 17 aprile è “solo ideologico” e che se andrà a votare “voterà no”, l’incidente nel Mediterraneo al largo della Tunisia è destinato a suscitare perlomeno qualche perplessità.
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