Salva i ciclisti

Con il cancelletto davanti queste parole le avrete viste su social network, siti, giornali, blog.

Il movimento

Da mesi il movimento per la tutela dei ciclisti è
sbarcato in Italia grazie all’iniziativa di 38 blogger, che hanno
redatto e diffuso in rete il proprio manifesto, su ispirazione di
quello lanciato il 2 febbraio 2012 dal quotidiano inglese Times
Cities fit for cycling
(città a misura di bicicletta). #salvaiciclisti ha origine dalla
gente, dalle persone, non è un movimento gerarchico; prende
forma e si sviluppa sui potentissimi media dei social network per
guadagnare risultati concreti nella vita politica e sociale reale:
un disegno di legge sulla mobilità ciclistica è in
fase di approvazione al Senato e numerosi sindaci hanno già
risposto favorevolmente alla richiesta di soddisfare dieci punti
per favorire la ciclabilità e la sicurezza dei ciclisti
nelle città, tra i quali l’istituzione di zone a 30km/h. Dal
web alla strada il passo è breve: il 28 aprile a Roma si
è svolta una bicifestazione in contemporanea con Londra, che
ha portato ai Fori Imperiali 50.000 persone.

La bicicletta è politica

#salvaiciclisti non è un
movimento politico, nel senso che non nasce in seno a un colore o a
uno schieramento, ma in senso etimologico politico lo è. Se
politica significa anche prendere delle decisioni su come vivere la
propria città, allora – come recita il sottotitolo del
libro – usare la bicicletta è politica, è un segnale
forte di come i cittadini vogliono vivere gli spazi in cui si
muovono e abitano. Scegliere significa escludere le
possibilità che non ci piacciono, perché sono
pericolose per noi, per la nostra “polis” e per il nostro ambiente.
Le persone hanno deciso che vogliono godere dei propri spazi (e
della propria vita) in maniera diversa, migliore.


La bicicletta è cultura

Dopo una prima parte che spiega le tappe del movimento e il
suo valore politico, il libro contiene un’interessante parte
storico-letteraria con estratti di Edmondo De Amicis, Curzio
Malaparte, Dino Buzzati, Andrea Camilleri e uno scritto di Bruno
Gambarotta che offrono uno sguardo su come la cultura italiana ha
vissuto la bicicletta. Insomma, che siate ciclisti o meno, non
importa: questo libro racconta innanzitutto la forza delle idee che
si trasformano in realtà, la potenza che ha avuto e che ha
un mezzo di trasporto e una passione di influenzare idee, mode,
costumi, movimenti.

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