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Il gruppo EDF e lo Stato francese sono chiamati a salvare la compagnia Areva: «Il costo potrebbe arrivare a 4-5 miliardi di euro».
Per la compagnia nucleare francese Areva si tratta di una settimana decisiva: entro la fine del mese potrebbe essere completata la procedura di salvataggio da parte del gruppo EDF, sotto la “guida” dal governo di Parigi. Secondo quanto riportato dal quotidiano Les Echos, infatti, la data-limite per stabilire i dettagli dell’eventuale intesa è stata fissata per il 30 luglio. Il giornale economico transalpino ha tuttavia tracciato un quadro decisamente negativo della situazione attuale: i tentativi di mediazione effettuati venerdì scorso – nonostante la presenza del ministro dell’Economia Emmanuel Macron – avrebbero solamente confermato la distanza tra i presidenti dei due gruppi, Bernard Lévy e Philippe Varin. Secondo una persona informata dei fatti la discussione sarebbe stata “estremamente tesa” e l’atmosfera “orribile”.
Il progetto di “rifondazione della filiera nucleare” presentato dall’Eliseo il 3 giugno scorso prevede infatti la cessione a EDF di Areva NP, la divisione reattori del gruppo transalpino. Benché entrambe le società siano partecipate dallo Stato francese, il problema è quantificare il valore di tale ramo d’azienda: secondo la stampa la trattativa si aggirerebbe attorno ai 2,7 miliardi di euro, il che costituirebbe un compromesso tra le richieste di Areva (3-4 miliardi) e l’offerta di EDF (2 miliardi).
Ma lo stesso Varin avrebbe scritto una lettera al presidente François Hollande, chiedendo garanzie specifiche. Areva è infatti implicata in una serie di affari finanziariamente catastrofici: per il cantiere del nuovo reattore Epr di Flamanville, in Normandia, i costi sono quasi triplicati rispetto alle stime iniziali. Mentre a Olkiluoto, in Finlandia, dove dal 2005 Areva costruisce un altro Epr, l’azienda ha già previsto perdite per 3,9 miliardi di euro, ovvero più del prezzo di vendita del reattore stesso, pari a 3 miliardi. Il tutto ha contribuito a far chiudere l’esercizio 2014 con una perdita complessiva di 4,8 miliardi di euro.
Inoltre, un ulteriore aspetto che ha generato forte dissenso tra le parti è quello legato al ritrattamento dell’uranio utilizzato nelle centrali, che viene effettuato da Areva presso il sito di La Hague. Les Echos ha riportato la notizia di una lettera di Varin, indirizzata direttamente a Hollande, nella quale il manager avrebbe ammonito: o EDF accetterà di accollarsi una quota dei costi del ritrattamento, oppure lo Stato dovrà compensare con una ricapitalizzazione più ampia rispetto a quella prevista. E il costo dell’operazione potrebbe lievitare fino a 4-5 miliardi di euro.
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