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Un centro per la comunità Lgbt+ in Ghana è stato costretto a chiudere dopo un raid della polizia. 67 celebrità nere hanno lanciato un appello al presidente.
“Ho parlato con i nostri avvocati. Al momento c’è una situazione di pericolo e c’è bisogno che io resti per un po’ in disparte”. Sono le parole di Alex Kofi Donkor, che ha dichiarato all’emittente americana Cnn di temere per la sua sicurezza. Donkor era il direttore di un centro per la comunità Lgbtqia+ inaugurato il 31 gennaio ad Accra, la capitale del Ghana, in Africa occidentale.
Questo centro, che si chiamava Lgbt+ rights Ghana, era descritto dai sostenitori come fondamentale nella lotta per la libertà delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, queer, intersessuali e asessuali dello stato e si proponeva di aiutare chiunque non si sentisse accettato da amici e parenti o fosse vittima di discriminazione. Tuttavia, si era trovato fin dall’inizio al centro di aspre critiche, di pesanti minacce e di un’aggressiva opposizione da parte degli abitanti di Accra, che insistevano affinché venisse chiuso. Cosa che il 24 febbraio, in seguito ad un raid delle forze di sicurezza locali, è effettivamente avvenuta.
In Ghana le relazioni fra persone dello stesso sesso sono vietate dalla legge e per i trasgressori sono previste pene che vanno dai tre ai 25 anni di carcere. La ministra designata per le questioni di genere, Sarah Adwoa Sarfo, ha dichiarato che non ha intenzione di cambiare le cose. Nella società c’è molta intolleranza nei confronti di chi non è eterosessuale, e una situazione simile si riscontra in più di trenta stati africani.
67 celebrità nere hanno firmato una lettera aperta rivolta al presidente del Ghana Nana Akufo-Addo perché si impegni ad instaurare un dialogo con la comunità Lgbtqia+. Tra di loro ci sono personaggi del calibro della modella Naomi Campbell; del redattore capo di British Vogue, Edward Enninful; della chief marketing officer di Netflix, Bozoma Saint John; e del direttore artistico di Louis Vuitton, Virgil Abloh.
“Alla nostra famiglia Lgbtqia+ in Ghana: vi vediamo e vi sentiamo. Siamo consapevoli della vostra forza, del vostro coraggio e della vostra audacia nell’essere sinceri con voi stessi nonostante il pericolo che ciò comporta”, si legge nella lettera, condivisa con l’hashtag #GhanaSupportsEquality. “Siete amati, siete importanti e meritate un posto sicuro dover poter condividere la vostra esperienza”.
Un numero sempre maggiore di paesi nel mondo si sta impegnando a garantire il rispetto dei diritti delle persone non eterosessuali, ma la strada è ancora lunga. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha dichiarato di voler combattere l’omofobia anche al di fuori del territorio americano, minacciando sanzioni nei confronti dei governi che sopprimono la libertà dei cittadini gay. È però la mentalità dei singoli individui la prima cosa che deve cambiare.
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