Un altro progetto di centrale cancellato, questa volta tocca al Senegal. Al suo posto arriva il gas, occasione mancata per lo sviluppo delle rinnovabili.
Il Presidente del Senegal Macky Sall, in un’intervista televisiva, ha fatto sapere che la costruzione della centrale a carbone di Bargny, nei pressi di Dakar, non verrà realizzata in linea con gli impegni assunti dal paese nell’ambito dell’Accordo di Parigi. Un annuncio accolto favorevolmente dalle comunità locali e dagli attivisti senegalesi che da oltre cinque anni si stanno opponendo con forza e si battono attivamente contro la centrale a carbone, spingendo al contempo il governo a investire in energie rinnovabili.
Nel progetto sono coinvolte importanti banche, come la Banca africana di sviluppo, la West african development bank, la Compagnie bancaire de l’afrique de l’ouest e la Netherlands development bank che hanno finanziato il progetto e l’investitore cinese Delta Group.
L’opposizione dei cittadini in Senegal
La cancellazione del progetto arriva dopo una serie di fallimenti tecnici, difficoltà finanziarie e conflitti tra azionisti che hanno paralizzato il progetto negli ultimi quattro mesi, bloccando l’importazione di carbone e causando il licenziamento dei lavoratori al progetto.
L’annullamento della realizzazione della centrale di Bargny è il secondo grande progetto per il carbone a essere annullato nel continente quest’anno, dopo che il National environment tribunal del Kenya ha annullato la licenza precedentemente concessa ad Amu Power per la costruzione della centrale a carbone di Lamu.
“La decisione conferma che le voci delle comunità interessate e della scienza che chiedono l’arresto dei combustibili fossili devono essere ascoltate dai governi. Il Senegal ha ora la possibilità di intraprendere un percorso diverso e pulito verso uno sviluppo che metta al centro la sostenibilità e la giustizia” ha detto Landry Ninteretse, regional team leader di 350Africa.org
Arriva il gas al posto del carbone
Purtroppo la decisione di bloccare la centrale a carbone non porta a un significativo passo avanti nella transizione energetica verso un sistema fondato sulle rinnovabili. Il presidente ha infatti annunciato che in sostituzione dell’impianto a carbone verrà realizzata una centrale alimentata a gas.
“Come attivisti in Senegal, accogliamo con favore la decisione presidenziale, tuttavia diffidiamo del ‘piano di transizione’ suggerito dal Presidente senegalese che sta valutando la possibilità di trasformare la centrale a carbone in un impianto a gas. Ci opporremo anche a questo impianto a gas, poiché è probabile che abbia comunque effetti dannosi per il benessere della popolazione di Bargny, Sendou e Rufisque”, ha detto Mamadou Barry, Direttore esecutivo di Action solidaire international.
Stop della Banca africana al finanziamento di progetti sul carbone
La Banca africana per lo sviluppo ha annunciato lo scorso settembre che non finanzierà più alcun progetto a favore del carbone in Africa, ulteriore dimostrazione della crescente preoccupazione per gli impatti del carbone che sempre più vede la mancanza di sostegno da parte di banche e investitori. In occasione dell’annuncio il presidente della banca, Akinwumi Adesina, ha parlato dei programmi di investimento in energia solare per 20 miliardi di dollari che fornirebbero 10mila megawatt di elettricità a 250 milioni di persone della regione.
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