
Parigi, Copenaghen e tante altre: le città europee vogliono far tornare balneabili i propri fiumi con la rete Swimmable cities. E ci pensa anche Roma.
La Capitaneria di Porto di Civitavecchia ha sequestrato alcune confezioni sottovuoto contenenti filetto di delfino. A riferirlo la Lav e Marevivo che hanno subito chiesto controlli straordinari per individuare tutta la filiera di questo illegale e squallido commercio di carne di animali rigidamente protetti. Il sequestro è avvenuto nell’ambito di indagini svolte dagli agenti su mandato della
La Capitaneria di Porto di Civitavecchia ha sequestrato alcune confezioni sottovuoto contenenti filetto di delfino. A riferirlo la Lav e Marevivo che hanno subito chiesto controlli straordinari per individuare tutta la filiera di questo illegale e squallido commercio di carne di animali rigidamente protetti.
Il sequestro è avvenuto nell’ambito di indagini svolte dagli agenti su mandato della Procura della Repubblica di Civitavecchia (anche in seguito a un servizio de Le Iene e alla segnalazione delle associazioni). La carne contenuta nelle confezioni era pronta – spiegano Lav e Marevivo – “per essere venduta e servita in un noto ristorante del litorale di Civitavecchia”. Alla base della denuncia, segnalano Lav e Marevivo, “la consuetudine di un ristorante del litorale laziale di servire ad alcuni clienti selezionati carne di delfino, specie di cui è vietata la cattura”.
L’utilizzo del delfino a scopi alimentari anche in Italia ha un suo passato, non solo in Paesi lontani, da Miami al Giappone. Un piatto tipico molto diffuso tra la Liguria e la Sardegna era il musciame di delfino (detto anche mosciamme o musciamu), una sorta di filetto essiccato, che oggi ristoranti e trattorie dovrebbero proporre solo con carne di tonno, ma che invece a quanto pare qualcuno si ostina a preparare con la carne dei delfini. Il ministero delle Politiche agricole scriveva, in una nota già nel 2005: “Sappiamo che vi sono ancora ristoranti dove vengono ignorati i divieti. Non acquistare piatti di datteri di mare, delfino e tartaruga o rifiutare di mangiarli nei ristoranti dove vengono offerti è l’atteggiamento responsabile da assumere”.
Per questo ora le associazioni si rivolgono al ministro dell’Ambiente Andrea Orlando: serve un piano per colpire tutta la filiera e interrompere la catena in ogni fase, impedendo “altre simili situazioni di somministrazione al pubblico, soprattutto in quelle regioni le cui tradizioni culinarie annoveravano il delfino tra le prelibatezze locali”. Al ministro dell’Ambiente Lav e Marevivo chiedono “tolleranza zero su quanti lucrano sulla pelle di questi mammiferi marini, rigorosamente protetti dalle normative europee” che stabilisce “un regime di rigorosa tutela”, e in particolare ne vieta “qualsiasi forma di cattura o uccisione deliberata nell’ambiente naturale”.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Parigi, Copenaghen e tante altre: le città europee vogliono far tornare balneabili i propri fiumi con la rete Swimmable cities. E ci pensa anche Roma.
Il Tribunale superiore di Galizia ha obbligato le autorità statali e regionali a riparare i danni degli allevamenti intensivi della regione di A Limia.
Francesca Albanese è accusata dall’amministrazione Trump di condurre una campagna economica e politica contro Usa e Israele.
L’obiettivo è quello di colmare lacune regolatorie su tecnologie considerate strategiche per decarbonizzare l’industria, ma non mancano le criticità.
Nel luglio 1976 Seveso fu epicentro del peggior disastro ambientale mai avvenuto in Italia. Oggi un’autostrada fa riemergere ricordi e paure
Già 13 Regioni hanno emesso ordinanze anti-caldo basate sulla piattaforma Worklimate: “siesta” dalle 12.30 alle 16. E i musei diventano rifugi climatici.
A Vicenza il maxiprocesso per contaminazione da Pfas si è concluso con 140 anni di reclusione per 11 dirigenti dell’azienda Miteni, per disastro ambientale, avvelenamento delle acque e reati fallimentari. Una sentenza storica, dopo 4 anni di procedimento.
Il caldo non è uguale per tutti: servono soluzioni accessibili come i rifugi climatici. A Bologna ne sono stati attivati quindici in biblioteche, musei e spazi pubblici.
Riduzione delle emissioni in agricoltura, mobilità sostenibile, efficientamento degli edifici e sensibilizzazione i i pilastri. Ma ora servono i fatti.