Lo shutdown e gli effetti sull’ambiente

L?interruzione di tutti i servizi non essenziali negli Stati Uniti (shutdown) sta avendo conseguenze negative soprattutto su gli enti, le agenzie e i dipartimenti che si occupano della salvaguardia ambientale.

Il primo ottobre lo stato americano è andato in stand-by. Dopo la mancata approvazione della legge sul bilancio da parte del
Congresso per motivi politici, 800mila dipendenti pubblici sono rimasti a casa senza stipendio. Il settore più colpito da questa situazione, perché inspiegabilmente considerato non essenziale, è quello dell’ambiente.

L’Agenzia per la protezione dell’ambiente (Epa) dà lavoro a circa 16mila persone, ma solo il 6,5 per cento di queste sta lavorando
regolarmene dopo l’inizio dello shutdown. Le più “fortunate” sono quelle che controllano le discariche che contengono rifiuti
tossici e che intervengono in caso di sversamento di liquami velenosi nella rete idrica.

Quattrocento parchi nazionali sono chiusi – inclusi parchi del calibro dello Yosemite e dello Yellowstone – ma in una dozzina le
attività di estrazione di petrolio e di gas naturale non si sono fermate nonostante le guardie forestali incaricate di vigilare
siano rimaste a casa.

Le altre agenzie federali fondamentali per la protezione dell’ambiente e della salute decimate per l’assenza di finanziamenti sono: il Center for disease control, la National science foundation, il Bureau of ocean energy management e il Forest service. Il dipartimento dell’Energia ha perso il 69 per cento dello staff. Si sono salvati i dipendenti impegnati nel monitoraggio della sicurezza delle centrali nucleari e quelli che vigilano sul corretto funzionamento della rete elettrica americana.

Si sono salvati il Servizio meteorologico (National weather service) e il Centro nazionale per gli uragani (National hurricane
center) visto che questo è il periodo in cui il rischio di una loro formazione è più elevato. L’uragano Sandy si formò il 22 ottobre dello scorso anno.

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