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L’estate è appena cominciata, ma il caldo estivo ha già raggiunto vette non percepite da almeno un decennio. La conseguenza principale è la siccità in tutta Italia.
L’estate, quella vera, è appena cominciata e si fa sentire con un anticiclone africano e temperature ben oltre la media. Il problema principale è la siccità di cui soffre da mesi buona parte del territorio italiano, da nord a sud.
“In primavera le precipitazioni sono state inferiori del 48 per cento rispetto alla media su scala nazionale e giugno si candida a diventare uno dei più caldi e secchi almeno degli ultimi 10 anni”, afferma il meteorologo Edoardo Ferrara di 3Bmeteo.com. Probabilmente il più caldo dopo l’imbarazzante record del giugno 2003. “Emblematico il caso del Po – continua Ferrara – che risulta di oltre 2 metri e mezzo sotto il livello idrometrico secondo le stime effettuate nel pavese, 1 metro e mezzo in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno”.
Il fiume Po è già ridotto a poco più di un rivolo nel momento in cui lascia le montagne per aprirsi verso la pianura cuneese. La stazione idrometrica dell’Arpa al ponte dei Pesci vivi di Staffarda, in provincia di Cuneo, 30 chilometri a valle delle sorgenti, rileva appena 13 centimetri di acqua sopra lo zero idrometrico, ma ieri il livello è sceso addirittura a 8 centimetri.
Nei giorni scorsi il termometro in queste aree è salito fino a 37,3 gradi (stazione di Villanova Solaro). Nella pianura cuneese, per ora, non si registrano particolari situazioni difficili per la campagna, ma sulle montagne la neve si sta sciogliendo rapidamente. Al Colle dell’Agnello, 2.748 metri di altitudine alle spalle del Monviso, negli ultimi giorni la temperatura non è mai scesa sotto gli 8 gradi. Una situazione pericolosa che potrebbe creare problemi di irrigazione per l’abbassamento delle falde acquifere nei prossimi mesi di luglio e agosto.
“L’Emilia Romagna ha chiesto lo stato di emergenza per la siccità, ma molte altre regioni non se la passano meglio, in particolare quelle del centro-sud: tra le regioni messe peggio senza dubbio la Sardegna”, continua Ferrara. “Inevitabili i danni al settore agricolo, ma grossi problemi si potrebbero avere anche nell’approvvigionamento dell’acqua, che dovrà essere razionato. Arrivare all’inizio dell’estate già in grave crisi idrica non è certo una bella notizia”.
In Toscana, il presidente della Regione Enrico Rossi ha già dichiarato lo stato d’emergenza per la siccità: “Abbiamo meno problemi sul versante dell’approvvigionamento idrico per i consumi domestici” e salgono le preoccupazioni per gli incendi. La situazione, invece, è già drammatica per l’agricoltura e Rossi e il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini si aspettano un intervento da parte del governo che dichiari lo stato di emergenza a livello statale.
“Il nostro istituto meteorologico ci dice cose chiare – ha aggiunto Rossi a Radio24 –, ovvero che ogni 5 anni c’è una siccità a causa dei cambiamenti climatici. È evidente che con queste situazioni dobbiamo fare i conti attrezzandoci nel modo possibile e facendo poi una lotta a livello globale”.
“L’ondata di caldo che sta interessando l’Italia raggiungerà il suo apice durante il fine settimana, ma si farà sentire fino a mercoledì in tutto il centro-nord e durerà per tutta la prossima settimana al sud”, aggiunge il meteorologo Paolo Corazzon di 3Bmeteo.com. “Si tratta dell’ennesima conferma che il mar Mediterraneo e l’Italia stanno risentendo, più che altre zone, degli effetti del riscaldamento globale che sta interessando l’intero pianeta da alcune decine di anni. Questo trend, insieme alla diminuzione della piovosità nell’area mediterranea, sono tra l’altro due aspetti che i primi studi sui cambiamenti climatici svolti tra gli anni Ottanta e Novanta avevano previsto”.
Queste ondate di calore, dunque, non possono più essere considerate occasionali. Piuttosto è sempre più evidente che siano invece da inquadrare nella cornice dei cambiamenti climatici che potrebbe vedere questi episodi come sempre più probabili e frequenti in futuro. “Un’Italia sempre più calda e un clima sempre più secco – conclude Corazzon – rischiano di diventare la normalità.
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