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Veto di Russia e Cina al prolungamento del programma di aiuti umanitari per la provincia di Idleb, in Siria. Insorgono le organizzazioni non governative.
La Russia e la Cina hanno posto il veto ad una proposta di risoluzione delle Nazioni Unite che avrebbe consentito di prolungare di un anno gli aiuti umanitari transfrontalieri a favore della popolazione della Siria. Si tratta di un programma che consente di raggiungere quattro milioni di persone nella nazione mediorientale. Per questa ragione, le organizzazioni non governative hanno gridato allo scandalo e lanciato un allarme sulle conseguenze per la popolazione.
Russia and China prevent United Nations’ plan for cross-border humanitarian aid to Syria https://t.co/pg7FzBnENq
— Middle East Monitor (@MiddleEastMnt) December 23, 2019
Il programma di aiuti in questione, infatti, riguarda in particolare una regione che ancora oggi non risulta sotto il controllo delle autorità di Damasco. Si tratta della provincia di Idleb, nella porzione nord-occidentale del territorio della Siria. Nella quale, nonostante ripetuti appelli delle stesse Nazioni unite, dallo scorso 16 dicembre si registrano scontri e bombardamenti. Il che ha costretto decine di migliaia di persone ad abbandonare le loro case. Uomini, donne e bambini che dipendono direttamente dagli aiuti umanitari, che vengono fatti arrivare sul territorio attraverso Giordania, Iraq e Turchia, sfruttando alcuni corridoi creati proprio a tale scopo. Problema: il programma di aiuti non è mai stato autorizzato ufficialmente dal governo di Bashar al-Assad. E il mandato conferito dalle altre nazioni alle Nazioni Unite termina il prossimo 10 gennaio.
Syrian/Russian military offensive on #Idlib “a major point of humanitarian concern in the region”. My @dwnews interview this morning with correspondent Dorian Jones in Istanbul. #Syria @Refugees @refugeesdeeply @RefugeesMedia
1/2 pic.twitter.com/S7BfdMlOlN— Terry Martin (@tmnewsstream) December 23, 2019
Il tutto è poi aggravato dai problemi legati alla stagione invernale. “Queste famiglie dipendono direttamente dagli aiuti. Molte sono state costrette a fuggire più volte, di luogo in luogo, durante le fasi di crisi in Siria”, ha ammonito l’associazione Oxfam. Aggiungendo che “non esiste alcun altro mezzo utile per raggiungere queste persone”.
Un’osservazione condivisa da Carolyn Miles di Save the children, secondo la quale “mentre gli Stati membri delle Nazioni Unite si scambiano accuse anziché rinnovare un aiuto imprescindibile per i bambini siriani, centinaia di migliaia di persone a Idleb sono di nuovo sotto le bombe”. “Entriamo in una nuova fase di impunità. I combattimenti proseguono e gli aiuti ora sono bloccati”, ha accusato David Miliband dell’International rescue committee.
Per comprendere la gravità della situazione basti pensare che a Idleb vivono ancora più di tre milioni di persone. L’area è in gran parte sotto il controllo del gruppo salafita Organizzazione per la liberazione del Levante (Hay’at Tahrir al-Sham), vicino ai terroristi di al-Qaeda. Per questo continuano gli sconti e i raid aerei dell’aviazione siriana.
Sabato, proprio a seguito di un bombardamento, sono stati uccisi dodici civili. Da giovedì sera, inoltre, gli scontri nella città di Maaret al-Noomane hanno provocato 140 morti tra i militari (di cui 57 appartenenti alle forze pro-Assad). Tre di loro sono morti domenica in un attacco contro posizioni siriane attribuito all’esercito di Israele.
Les forces du régime ont progressé à Idleb, province du nord-ouest de la #Syrie majoritairement aux mains des jihadistes.
Cette progression et l’intensification des frappes aériennes a entraîné le déplacement de dizaines de milliers de civils #AFP pic.twitter.com/l0Umt3i5BV
— Agence France-Presse (@afpfr) December 23, 2019
Più in generale, a partire dal cessate il fuoco annunciato dalla Russia alla fine di agosto, sono più di 280 i civili che hanno perso la vita, secondo le informazioni diffuse dall’Osservatorio siriano per i diritti dell’uomo. La Siria, dunque, continua a non trovare pace, dopo una guerra che ha provocato 370mila morti e milioni di profughi.
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