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Immergerci nei suoni della natura grazie a un progetto digitale che raccoglie i suoni delle foreste del mondo, Sounds of the forest. Buon ascolto.
In un mondo prepandemia, ogni anno nel mese di luglio numerose persone provenienti da diversi paesi si ritrovano nella National forest inglese per un evento chiamato Timber festival. Tre giorni di natura, musica, arte e idee all’interno di un luogo che ha molto del magico, con lo scopo di ripensare il proprio rapporto con le foreste, gli alberi, la natura in generale. Per unirsi a musicisti, scrittori e creativi, basta staccarsi da tutto e immergersi con loro negli stimoli che lo spazio naturale fornisce.
Ma quest’anno l’incanto è stato spezzato dalla necessità di tenere i suoi partecipanti al sicuro. Come fare allora? La soluzione degli organizzatori è stata quella di introdurre un nuovo progetto, Sounds of the forest. Si tratta di un archivio digitale gratuito che raccoglie suoni delle foreste di tutto il mondo: a noi la scelta se abbandonare gli schermi e le scrivanie e andare prima a raccogliere e poi caricare i nostri campioni o invece semplicemente indossare un paio di cuffie, chiudere gli occhi e ascoltare. Delle volte sarà solo il rumore delle foglie che si muovono al vento, altre ci capiterà di percepire la presenza di altri esseri viventi, è la nostra di voce che finalmente non sentiamo.
Basta raggiungere il sito del festival, accedere alla sezione del progetto e aprirne la mappa, oppure accedere tramite SoundCloud, per capire che l’Europa è il luogo che fornisce più scelta di ascolto, nonostante tutti e sei i continenti trovano degna rappresentanza sonora, fatta eccezione per l’Antartide. Chi non si è fatto vincere dalla timidezza e ha già caricato il proprio contributo della durata di circa un minuto, ha anche aggiunto un’immagine del luogo in cui ha raccolto i suoni e delle volte una breve descrizione di cosa ci aspetta.
Perché un progetto del genere nato da una necessità improvvisa è tanto importante? La risposta è piuttosto semplice e per niente banale.
Se un tempo i suoni della natura risultavano essere quelli più predominanti, ad oggi invece le nostre vite sono caratterizzate costantemente dai nostri di rumori: quelli delle macchina che passano, dei clacson che suonano, del trapano a lavoro, del tram che stride sulle rotaie, delle dita che battono su una tastiera e la lista può ovviamente continuare a lungo. Eppure tra le due categorie è soprattutto la prima che risulta avere un maggiore effetto sul nostro benessere fisico e mentale, nonostante sia stata relegata a pochi momenti in cui ci dedichiamo a un’immersione in luoghi naturali. Raccoglierne i suoni ci permette dunque di conservarli, di poterli riascoltare quando la città ci sommerge e abbiamo bisogno di respirare nuovamente, ma con un sottofondo diverso. Per non parlare anche del sostegno alla ricerca scientifica e allo studio di ecosistemi che mutano sempre più velocemente a causa dei cambiamenti climatici.
Il progetto ha permesso perciò di non saltare l’appuntamento annuale del ritrovo del festival, lo ha solo spostato virtualmente, ma ha anche creato una base di spunti per l’edizione del prossimo anno. Artisti e musicisti potranno usare i suoni che sono stati raccolti per dare vita a cose nuove, creativamente sorprendenti. Quindi perché non cogliere l’occasione di questa iniziativa per esplorare nuove foreste e portarne con noi a casa un pezzo sotto forma di registrazione? La piattaforma dove poterla condividere c’è, non dobbiamo fare altro che scegliere la nostra meta.
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