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Il lupo è accusato di aver ucciso numerosi capi di bestiame in diverse località svizzere negli ultimi mesi.
In Svizzera i lupi sono stati sterminati e dichiarati estinti a metà del XIX secolo, vittime dei cacciatori e degli allevatori di bestiame. Dalla fine degli anni Novanta, però, questi schivi predatori hanno iniziato a tornare in Svizzera, migrando dalle Alpi italo-francesi per colonizzare nuovamente le terre dei loro avi, augurandosi, forse, che l’uomo avesse esaurito il suo atavico odio per i lupi. In Svizzera il lupo è ormai una specie protetta, ma la legge non è uguale per tutti. Sono infatti consentiti abbattimenti eccezionali “qualora singoli lupi causino danni notevoli”. È il caso di M75.
M75 è un esemplare maschio di lupo ed è stato condannato a morte dalle autorità svizzere che hanno rilasciato l’autorizzazione al suo abbattimento lo scorso 24 marzo. La sua colpa? Aver ucciso del bestiame, comportandosi effettivamente come un lupo. L’animale, di origine italiana, avrebbe ucciso circa quaranta pecore nelle valli Bregaglia, Mesolcina e Leventina tra il 21 gennaio e l’8 febbraio 2017.
M75 ha dunque superato la soglia di venticinque animali da reddito predati da un singolo esemplare nell’arco di un mese consentita da un’ordinanza federale svizzera sulla caccia. Nessuno però è ancora riuscito a individuare l’animale che si sposta continuamente coprendo grandi areali e facendo capolino in diversi cantoni svizzeri. Si ritiene che attualmente il lupo abbia lasciato il Paese e abbia cercato riparo tra i boschi della Germania, lontano dai fucili svizzeri (o più probabilmente in cerca di una femmina).
L’autorizzazione ad abbattere il lupo ha suscitato le proteste del Wwf Svizzera, che aveva inizialmente presentato un ricorso contro l’abbattimento. L’organizzazione ambientalista ha però poi deciso di ritirare il ricorso. “È recente la notizia che non sarà fatto ricorso all’ordine di abbattimento, non perché si condivide l’uccisione, ma poiché i test genetici effettuati nelle predazioni non lasciano la minima speranza di successo giuridico – ha spiegato Massimo Mobiglia, presidente del Wwf della Svizzera italiana. – Non condividiamo il provvedimento anche perché, vista la mobilità dell’animale, siamo convinti che con questo ordine possano essere abbattuti altri esemplari”.
Il Wwf ha inoltre ribadito la necessità di puntare maggiormente sulla protezione delle greggi, adottando misure preventive, come ad esempio l’utilizzo di cani da guardianìa , particolarmente indicato è il pastore maremmano abruzzese. “Il nostro compito è da sempre la protezione della natura, e sia il lupo che la pecora ne fanno parte – ha affermato Massimo Mobiglia – è il momento di puntare seriamente sulla protezione delle greggi, utilizzando tutti i mezzi che abbiamo a disposizione, non eliminando i grandi predatori”.
Il lupo M75 rischia di fare la fine Jj1 e Daniza, solo per citarne un paio, ovvero quegli animali selvatici che hanno seguito la propria natura, non rispettando i cliché umani che gli erano stati cuciti addosso e per questo sono stati uccisi. Jj1, detto anche Bruno, era un giovane esemplare di orso bruno (Ursus arctos arctos) di appena due anni nato nel parco dell’Adamello-Brenta nell’ambito di Life Ursus, un progetto di ripopolamento finanziato dall’Ue per riportare gli orsi in Trentino. Nel maggio del 2006 Jj1 decide di lasciare il suo luogo natale, in cerca di un territorio tutto suo, dinnanzi a lui si dipana una rete di sentieri che lo può condurre in nord Europa. L’orso attraversa l’Austria e si dirige infine in Germania, qui l’accoglienza però è tutt’altro che positiva, le autorità tedesche annunciano subito di volerlo morto. Inizia così la fuga di Jj1, braccato da cani e cacciatori, ma l’orso sembra sapere il fatto suo e pare che si sposti soprattutto lungo i corsi d’acqua per non lasciare tracce. La sua fuga da un mondo ormai incapace di accettare il suo lato selvatico e primordiale finisce nella notte fra il 25 e il 26 giugno, sulle rive del lago Spitzing, nella contea di Miesbach, in Baviera. Qui un gruppo di cacciatori lo sorprende addormentato e lo uccide. Daniza era invece una femmina di orso bruno uccisa nel 2014 in Trentino, colpevole di aver aggredito un cercatore di funghi (ignorante e imprudente) per difendere i propri cuccioli. La fuga di Daniza e dei suoi due cuccioli è durata quasi un mese, ed è terminata la notte del 10 settembre, quando i responsabili che monitoravano i suoi spostamenti hanno colpito con dardi muniti di anestetico lei e uno dei suoi cuccioli. L’orsa non è sopravvissuta alla narcotizzazione, il suo cuore non ha retto. Il prossimo di questa lista rischia di essere il lupo M75, ribelle moderno che culla ancora l’illusione che, in fondo, ci sia ancora posto per gli animali selvatici in questo mondo.
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