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Manifattura, made in Italy, rinnovabili, enogastronomia, machinery, efficienza, cultura, competitività, sostenibilità, export: ecco l’Italia vincente
Tra crisi economiche, mutamenti climatici, conflitti internazionali e flussi migratori, il pianeta non vive certo momenti molto sereni. E l’Italia ha in più anche i propri, di problemi di affrontare. Eppure la Fondazione Symbola, di cui è presidente Ermete Realacci, prova a farci vedere il lato buono delle cose, i punti di forza su cui il nostro paese può contare per rilanciarsi in modo sostenibile e rapido, già da quest’anno: il settore manifatturiero, la green economy che rilancia le imprese, il primato nel fotovoltaico, la cultura, i progressi nell’economia circolare, l’agroalimentare e tanto altro. Dieci temi, dieci “selfie” come li chiama il dossier, che mostrano il lato di un’Italia che sa fare di necessità virtù.
“È per questo che abbiamo voluto aprire il dossier con una bella citazione di Frank Capra: ‘I dilettanti giocano per divertirsi quando fa bel tempo. I professionisti giocano per vincere in mezzo alla tempesta’ – racconta Ermete Realacci – Noi abbiamo di fronte non solo le sfide economiche globali che il mondo propone a tutti, ma anche il peso specifico delle difficoltà che si porta dietro l’Italia: penso alle disuguaglianze sociali, alla mancanza di lavoro, alla burocrazia soffocante, al sud che perde contatto. Per superare tutte queste difficoltà abbiamo bisogno di scommettere sulla coesione sociale, partire da quei punti di forza che spesso vengono sottovalutati perché abbiamo l’occhio pigro: chi immaginerebbe per esempio che l’Italia è al quinto posto nel mondo nel settore manifatturiero? Ma questo vale anche per la green economy, la cultura, le rinnovabili…”.
#10selfie2017 Contro le crisi #coesionesociale identità e talenti #futuro #greeneconomy https://t.co/eKyddfVFeQ pic.twitter.com/Nw8OlEOniv
— Ermete Realacci (@erealacci) 9 gennaio 2017
Tutti settori, questi citati dal presidente Realacci, che figurano tra i dieci selfie: è vero che l’Italia infatti è uno dei cinque paesi che vanta un surplus manifatturiero sopra i 100 miliardi di dollari annui (103,8 per la precisione) preceduto solo da potenze come Cina (1.062,1 mld), Germania (362,3 mld), Corea del Sud (201,8 mld), Giappone (174,7 mld).
Così come è vero che sono oltre 385 mila le aziende italiane che durante la crisi hanno scommesso sulla green economy con vantaggi competitivi in termini di export (il 46 per cento delle imprese manifatturiere eco-investitrici esporta stabilmente, contro il 27,7 delle altre), di innovazione (il 33,1 per cento ha sviluppato nuovi prodotti o nuovi servizi, contro il 18,7 per cento) di fatturato (il 35,1 per cento delle imprese green lo ha visto crescere nel 2015 contro il 21,8 per cento) e di occupazione (330 mila dipendenti in più nel 2016).
Non solo: siamo il primo paese al mondo per contributo del fotovoltaico nel mix elettrico nazionale (8 per cento, dati relativi al 2015). Infine, alla filiera della cultura l’Italia deve 89,7 miliardi di euro, il 6,1 per cento della ricchezza prodotta nel Paese nel 2015.
“Mi diverto molto quando abbiamo incontri coi tedeschi, come all’ultima Cop di Marrakech – scherza un po’ Realacci – loro in tanti settori fondamentali sono dietro di noi, anche se sono bravi a fare politiche. Parliamo di economia circolare, per esempio: recuperiamo 47 milioni di tonnellate di rifiuti, più della Germania, e ne risparmiamo 17 milioni di petrolio e tantissime altre di CO2. Ma certo anche in questo abbiamo punti di eccellenza come Milano, che è tra le città più virtuose d’Europa, e altri in cui dobbiamo migliorare, come la Sicilia che è ai livelli della Romania. È una situazione che è figlia non della politica ma dei cromosomi: siamo un paese povero di materiali e ci siamo sempre ingegnati a farli fruttare al meglio: produrre innovazione è un fattore che deve diventare l’ingrediente del futuro. Sapete per esempio che siamo prima al mondo nella costruzione di giostre per bambini, quasi tutte dal Polesine? Abbiamo una tradizione che proviene dalle famiglie circensi, non ci siamo improvvisati: i bambini nel mondo giocano con le giostre italiane anche perché sono più leggere e consumano la metà dell’energia delle altre. Èla tendenza a sfruttare ciò che ci manca, questo dovrebbe essere elevato a politica di sistema”.
#BuoneNotizie: industria italiana #legno #arredo è 2a al mondo per surplus commerciale e all’avanguardia nella #sostenibilità! #ambiente pic.twitter.com/ZOhLRYI3Iv — Filca Cisl Nazionale (@FilcaCisl) 9 gennaio 2017
Ma i selfie dell’Italia che funziona e che cresce non sono finiti: secondo il dossier di Symbola, siamo leader in Europa nell’efficienza di energia ed emissioni, nelle primissime posizioni di surplus nell’industria del machinery, ovvero delle lavorazioni.
E siamo secondi e all’avanguardia nella sostenibilità ambientale, dai consumi di energia alle emissioni, nell’industria del legno-arredo, abbiamo imprese tra le più competitive sui mercati esteri (prime, seconde o terze al mondo nel 20 per cento dei prodotti esistenti).
E soprattutto continuiamo ad essere all’avanguardia nell’agroalimentare: dalla pasta ai pomodori e altri ortaggi, da aceto e olio ai fagioli: tutti campioni assoluti nelle quote di mercato mondiale, mentre siamo secondi in Europa per superficie agricola biologica.
Con una menzione particolare per il vino: “In agricoltura, se dobbiamo competere sulla quantità abbiamo perso in partenza – conclude Realacci – Ma sulla qualità siamo formidabili. Nel vino avevamo puntato tutto su quantità a basso prezzo. Dopo lo scandalo del metanolo del 1986 si fece uno scatto di mentalità, privilegiando la qualità del territorio: ora produciamo il 50 per cento in meno ma guadagniamo in qualità battendo tutti i paesi emergenti e rivaleggiando con la Francia”. Usando come materie prime, conclude il presidente di Symbola, non solo clima e vitigni, ma anche “mentalità e cultura”.
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