Difficili da estrarre e isolare dagli altri elementi, le terre rare si trovano anche negli smartphone. Risorse spesso dimenticate che è invece importante valorizzare. E riciclare.
I termovalorizzatori hanno un ruolo nell’economia circolare?
Questione spinosa: qual è – se c’è – il ruolo dei termovalorizzatori nella transizione a un’economia davvero circolare? Se n’è parlato a Ecomondo durante un incontro organizzato da Gruppo Cap.
Economia circolare può far rima con nuovi impianti da realizzare? Nella transizione verso un nuovo modello economico, può esistere un ruolo per i termovalorizzatori? E se sì, quale e perché? Di questo argomento, controverso e a tratti spinoso, si è discusso lo scorso 8 novembre a Ecomondo, durante l’incontro Economia circolare e gestione dei rifiuti: il ruolo delle bioraffinerie. Organizzato da Gruppo Cap, gestore del servizio idrico integrato della Città metropolitana di Milano, è stato ospitato nell’area conferenze dello stand Utilitalia, federazione che riunisce le aziende che operano nei servizi pubblici (acqua, ambiente, energia elettrica, gas).
L’evento, uno dei tanti proposti durante la ventitreesima edizione della fiera dedicata all’economia circolare e sostenibile, è stato diviso in due momenti, un panel introduttivo e una tavola rotonda.
Il panel: termovalorizzatori pro e contro
Durante il panel, moderato da Alessandro Russo, Vicepresidente Utilitalia e Presidente Gruppo Cap, esperti del settore, aziende di gestione smaltimento rifiuti ed esponenti delle associazioni hanno confrontato le loro posizioni spesso contrastanti sul tema termovalorizzazione. Perché se tutti si sono dimostrati d’accordo sulla necessità di realizzare nuovi impianti per la transizione da un modello economico lineare a uno circolare, non tutti hanno espresso le stesse opinioni sull’incenerimento dei rifiuti.
Oggi la domanda che ci facciamo è: nell’economia circolare servono i termovalorizzatori? Noi crediamo di sì se vengono ripensati e inseriti in un ciclo di cui sono una parte importante.@UTILITALIA @Ecomondo #Ecomondo2019 #circulareconomy #sustainabledevelopment @quattrotretre pic.twitter.com/NTydpWNlZC
— Gruppo CAP (@gruppocap) 8 novembre 2019
Per Claudio Mazzari, Gruppo Iren, incenerire la frazione indifferenziata è ancora necessario perché la mole di rifiuti urbani prodotti ogni anno è troppo ampia (30 milioni di tonnellate l’anno) e la transizione verso un modello economico circolare dovrebbe richiedere un impegno della politica, più che delle aziende. Stefano Zamagni, di gruppo Hera, ritiene invece che le aziende che gestiscono i termovalorizzatori possano avere un ruolo nella transizione verso l’economia circolare, guardando all’intero sistema di smaltimento e riciclo. La termovalorizzazione ha ancora un senso se parallelamente accompagnata da recupero di materia e ottenimento di prodotti finiti, come le plastiche di riciclo o il biometano, nel caso del recupero della frazione umida.
Hanno poi insistito sull’importanza della riduzione dei rifiuti a monte e degli investimenti tarati sui territori Massimo De Rosa, Consigliere M5S Regione Lombardia e Barbara Meggetto, esponente di Legambiente Lombardia. Secondo entrambi, bisognerebbe migliorare i sistemi di raccolta differenziata e riciclo delle diverse frazioni, per avviare all’inceneritore solo una parte residuale dei rifiuti. E i nuovi impianti dovrebbero essere dotati delle migliori tecnologie; per Meggetto soprattutto, per parlare davvero di economia circolare, dovrebbero realizzare nuovi prodotti dagli scarti inceneriti.
Sulla progettazione partecipata col pubblico ha puntato infine Agnese Bertello, di Nimby Forum: se per passare da una gestione lineare a una circolare dei rifiuti servono nuovi impianti, è necessario che i cittadini vengano coinvolti, informati, resi consapevoli dell’utilità e dei vantaggi delle strutture da parte delle stesse aziende o, addirittura, come suggerisce Paolo Giacomelli, Gruppo Utilitalia, dai sindaci, che dovrebbero avviare il dibattito pubblico nei loro territori.
L’esempio della Biopiattaforma: una chiusura del cerchio che mette tutti d’accordo
La tavola rotonda che è seguita al dibattito, e a cui hanno partecipato Matteo Colle, Gruppo Cap, Roberto di Stefano, Sindaco di Sesto San Giovanni, Marco Cipriano, Amministratore unico Core (Consorzio recupero energetici) e Andrea Lanuzza, Gruppo Cap, è stato un momento per raccogliere le idee emerse durante il panel e presentare un primo esempio di termovalorizzazione pensato davvero in ottica circolare e partecipativa.
Si tratta della Biopiattaforma che sarà realizzata nel comune di Sesto San Giovanni (MI) da Core e Gruppo Cap. La struttura, che riutilizzerà impianti già esistenti e alla cui progettazione hanno partecipato anche i cittadini di Cologno Monzese, Cormano, Pioltello e Segrate, è pensata non solo per incenerire i rifiuti, ma per unire alla termovalorizzazione anche la depurazione dei fanghi raccolti e la produzione di materia seconda. Dopo l’incenerimento dei fanghi, viene infatti raccolta anche una percentuale di fosforo – attualmente cavato da miniere in esaurimento – che sarà poi usato in ambito agricolo.
Come ha ricordato Alessandro Russo in chiusura dell’evento, il progetto non sarebbe stato possibile senza mesi di impegno condiviso di aziende, istituzioni e cittadini che hanno provato a “chiudere il cerchio” sfruttando le migliori tecnologie a disposizione. Per la transizione verso un’economia davvero circolare serve l’impegno di tutti: bisogna iniziare a crederci.
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