Thijs Biersteker mette la tecnologia al servizio dell’arte contro i cambiamenti climatici

L’artista olandese Thijs Biersteker da anni crea installazioni interattive con l’obiettivo di far riflettere sulle conseguenze dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici.

Hanno tutti lo stesso focus i lavori di Thijs Biersteker, l’eco-artista olandese e interactive designer che usa le tecnologie digitali per far riflettere su uno dei grandi temi della nostra epoca: i cambiamenti climatici. Biersteker progetta e realizza installazioni interattive che mescolano scienza e arte attraverso l’uso di sensori, scanner ad altissima risoluzione, ologrammi, visori e realtà aumentata che dialogano con elementi naturali come alberi, nebbia oppure oggetti analogici tangibili. È un’arte anticonformista la sua, che tenta di dare voce alla natura per aumentare la consapevolezza delle persone rispetto alle conseguenze del riscaldamento globale.

Thijs Biersteker è un eco-artista e interactive designer olandese che fa dialogare tecnologia e arte con delle installazioni che affrontano il tema dei cambiamenti climatici
Thijs Biersteker è un eco-artista e interactive designer olandese che fa dialogare tecnologia e arte con delle installazioni che affrontano il tema dei cambiamenti climatici © Thijs Biersteker

Episodi della vita quotidiana si traducono in arte

Spesso le installazioni di Biersteker hanno origine da qualche episodio della sua vita quotidiana, su cui l’artista si è soffermato a riflettere e che ha poi tentato di tradurre in un linguaggio visivo e immediato. “Ogni tanto mi capita di fumare – racconta Biersteker in occasione dell’incontro alla Triennale di Milano che rientra nel programma Meet the media guru / arte, scienza, tecnologia promosso da Meet, il centro di cultura digitale del capoluogo lombardo – e come la maggior parte delle persone che fumano, ogni tanto butto il mozzicone di sigaretta per terra”. Un gesto che può sembrare banale e insignificante, che invece ha un impatto ambientale ben più alto di quanto ci si possa aspettare. L’installazione Polutive ends vuole proprio rendere visibile e tangibile l’inquinamento generato da un mozzicone.


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“Faccio surf da quando avevo 16 anni – continua l’artista – e negli anni ho visto la plastica aumentare intorno a me. Ricordo una volta che ero seduto sulla tavola in mezzo al mare e vedevo i miei piedi circondati da pezzi di plastica. È stata un’esperienza che mi ha preoccupato e toccato molto”. Da questa consapevolezza nasce Plastic reflectic, installazione interattiva che riflette in uno specchio d’acqua l’immagine dello spettatore formata da frammenti di plastica degli oceani. “Questa opera ha viaggiato in tutto il mondo e la cosa che mi piace di più è guardare la reazione delle persone. Mi siedo lì accanto e osservo come la gente interagisce con il mio lavoro. Tutti reagiscono allo stesso modo: entrano nella sala, girano un po’ attorno all’installazione, guardinghi, poi cominciano a capire il messaggio e rimangono letteralmente scioccati. Alla fine è una questione di emozioni e sono le emozioni a darci l’impulso per cambiare le cose”.

Un problema tangibile

I cambiamenti climatici costituiscono un problema di cui ormai si parla da anni, ma non sempre è ascrivibile a qualcosa di concreto. “Molte delle cose che stanno succedendo nel mondo e che influenzano il clima sono cose che non possiamo vedere, ma solo immaginare in qualche modo”. Nella sua campagna di sensibilizzazione – chiamiamola così – Biersteker tenta, con la sua arte, di avvicinare il problema alla gente, di renderlo concreto, tangibile, dunque pienamente comprensibile. Lo fa ancora una volta con Wither, una sorta di scultura a forma di pianta, focalizzata sulla devastazione della foresta amazzonica, che letteralmente sparisce di fronte allo spettatore.

Periscopista  Thijs Biersteker
Periscopista è un’installazione costituita da una nuvola gigante che può essere controllata dalla folla attraverso i propri dati, video, feed, suoni e movimenti © Jeroen Roest

Ma è Voice of nature l’opera più nota dell’artista olandese – grazie alla quale è stato nominato allo Starts prize 2019 – per la prima volta esposta a Chengdu, una delle città più inquinate della Cina. Sembrerà paradossale, ma Biersteker è riuscito a mostrare in modo poetico l’influenza dei nostri comportamenti sul clima e sulle piante. Come? Collegando a un albero oltre 1.600 sensori che hanno registrato in tempo reale alcuni dati sul suo stato –  livelli di umidità, luce e CO2, temperatura e polveri sottili nell’aria. Il risultato, grazie a un algoritmo progettato ad hoc, è una proiezione gigante che offre una sorta di screening della salute della pianta.

Nella stessa direzione va Symbiosia, installazione site-specific realizzata per Fondation Cartier di Parigi in collaborazione con il neurobiologo vegetale Stefano Mancuso. Qui i sensori, collegati a una quercia e a un ippocastano, rilevano in tempo reale ciò che succede all’interno delle piante mostrando su degli schermi la loro reazione all’inquinamento acustico e dell’aria, così come la continua comunicazione fra radici e rami.


Un ottimo esempio che mostra l’impatto che anche il singolo individuo ha nei confronti dell’ambiente circostante. Perché non dimentichiamoci che i cambiamenti climatici si sconfiggono a partire da noi stessi.

Immagine di copertina: Periscopista by Thijs Biersteker © Bart Heemskerk

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