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Dosi importanti di anidride carbonica nell’aria intaccherebbero le coltivazioni impoverendo il cibo di ferro, zinco e proteine. Secondo le stime, se le emissioni di CO2 non diminuiscono, nei prossimi 30 anni è a rischio lo stato di salute di milioni di persone.
Alla domanda su quali siano gli effetti dell’aumento delle emissioni di CO2 nell’aria, risponderemmo di certo il riscaldamento globale, con tutti i problemi che ne conseguono sugli equilibri degli ecosistemi naturali. Non solo però. La presenza massiccia di anidride carbonica nell’aria avrebbe effetti anche sulle coltivazioni e quindi sul cibo di cui ci nutriamo. A dirlo è uno studio realizzato da ricercatori in forza alla Harvard T.H. Chan School of Public Health di Boston e alla Harvard University Center for the Environment di Cambridge (Massachusetts) e pubblicato sulla rivista Nature Climate Change. Secondo lo studio, infatti, le emissioni di CO2 impoverirebbero di elementi nutritivi importanti alcuni alimenti con conseguenze sullo stato di salute delle persone.
Gli studiosi hanno esaminato l’impatto di elevate concentrazioni di CO2 sui livelli di ferro, proteine e zinco di 225 alimenti e hanno immaginato le conseguenze che la diminuzione di nutrienti nelle colture potrebbe avere sulle popolazioni di 151 paesi. Per prima cosa gli scienziati hanno concluso che, poiché nei prossimi 30-80 anni si prevede che le concentrazioni di gas serra nell’atmosfera aumenteranno dagli attuali 400 ppm ai 550 ppm, il contenuto di proteine, ferro e zinco di molte colture principali, come grano e riso, subirà una riduzione tra il 3 e il 17 per cento.
Lo studio ha stimato quindi che entro il 2050, 175 milioni di persone (pari all’1,9 per cento della popolazione globale di quell’anno) saranno carenti di zinco, mentre 122 milioni (l’1,3 per cento della popolazione) registreranno un deficit di proteine. Donne in età fertile e bambini sotto i 5 anni che si trovano in regioni a carenza di ferro perderanno un ulteriore apporto di questo minerale del 4 per cento aumentando i casi di anemia. Per quanto riguarda le popolazioni più colpite, gli studiosi hanno previsto che si tratterà di quelle dell’Asia meridionale e sudorientale, dell’Africa e del Medio Oriente.
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