Transizione energetica, picco dei fossili a metà decennio poi più rinnovabili

La transizione energetica è in corso: rinnovabili ed efficienza per ridurre i costi dell’elettricità. L’Iea pubblica il World energy outlook 2022.

La crisi energetica globale innescata dall’invasione russa dell’Ucraina sta causando cambiamenti profondi e duraturi che hanno il potenziale per accelerare la transizione energetica verso un sistema più sostenibile e sicuro. A dirlo è l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea), che ha pubblicato il nuovo rapporto “World energy outlook 2022”.

Per la prima volta, la domanda globale di combustibili fossili ha raggiunto il suo picco, in tutti gli scenari presi in esame dal rapporto. Inoltre, sempre secondo l’Iea, i combustibili fossili hanno contribuito all’aumento dell’inflazione e all’aumento dell’insicurezza alimentare nel mondo.

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Pannelli solari in Germania © Andreas Gücklhorn/Unsplash

La transizione energetica è in corso ma deve accelerare

L’Iea spiega che l’uso del carbone diminuirà nei prossimi anni, la domanda di gas naturale raggiungerà un livello stabile entro la fine del decennio e la domanda di petrolio si stabilizzerà a metà degli anni Trenta del nuovo millennio per poi scendere. Dall’altra parte, aumenterà la vendita di veicoli elettrici.

La domanda totale di combustibili fossili, insomma, sta già diminuendo e scenderà costantemente dalla metà degli anni 2020 al 2050. In questo senso, la transizione energetica è in già in corso, ma si può e si deve fare di meglio. Lo scenario appena descritto, infatti, è comunque associato a un aumento di circa 2,5 gradi centigradi delle temperature medie globali entro il 2100: tutt’altro che sufficiente per evitare i gravi impatti dei cambiamenti climatici. Se vogliamo raggiungere gli obiettivi climatici “c’è ancora bisogno di colmare un ampio gap tra gli sforzi odierni e una stabilizzazione dell’aumento delle temperature globali intorno agli 1,5 gradi”, scrive l’agenzia.

Eolico, solare ed efficienza energetica riducono i costi

Dunque, nonostante l’Iea intraveda il punto di svolta a metà decennio, nella comunicazione delle industrie fossili c’è ancora troppo greenwashing: il rapporto evidenzia infatti che a livello globale si stia lottando per la transizione con poca energia pulita. Secondo l’agenzia, più investimenti nelle fonti rinnovabili avrebbero contribuito a moderare l’impatto della crisi ma non ci sono dubbi che eolico, solare ed efficienza energetica rappresentino il modo migliore per uscirne.

È un fatto che nei paesi dove vengono sviluppate quote più elevate di energia rinnovabile si assista allo stesso tempo a prezzi dell’elettricità più bassi. Di conseguenza, spiega il rapporto, per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, gli investimenti in energia pulita devono più che triplicare, passando dagli attuali 1.300 miliardi di dollari a circa 4.000 miliardi di dollari entro il 2030.

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Una centrale a gas in Russia © Pavel Neznanov/Unsplash

Il gas non è un combustibile di transizione energetica (e nemmeno il nucleare)

La domanda che si pone l’Iea è se ci troviamo alla fine dell’età del gas. L’agenzia fornisce anche la risposta: la rapida crescita della domanda di gas naturale finirà presto. Come dimostrano i dati del rapporto, infatti, il sostegno al gas nelle economie in via di sviluppo è rallentato, in particolare nel sud del mondo, mettendo in crisi le credenziali del gas come combustibile di transizione. In generale, la domanda di gas è frenata dall’aumento dei prezzi, da una più rapida diffusione delle pompe di calore e di altre misure di efficienza e da una maggiore diffusione delle energie rinnovabili.

E l’energia nucleare? La principale agenzia europea in ambito energetico dice che dove già c’è può essere un supporto alle energie rinnovabili, ma dove non c’è (come in Italia) non può essere un’alternativa o sostituire le rinnovabili stesse (come sostenuto da molti politici, tra cui l’attuale ministro dell’ambiente italiano).

I nuovi progetti di combustibili fossili non risolveranno la crisi energetica

Sulle nuove autorizzazioni di giacimenti di petrolio e gas convenzionali, l’Iea non ha dubbi: esse non contribuiscono alla decarbonizzazione. Piuttosto sarebbe il caso di catturare una parte dei 260 miliardi di metri cubi di gas che vengono sprecati ogni anno attraverso il flaring e le perdite di metano.

“I mercati e le politiche dell’energia sono cambiati a seguito dell’invasione russa in Ucraina, non solo per il momento, ma per i decenni a venire” ha detto Fatih Birol, direttore esecutivo della Iea. “Anche con le impostazioni politiche odierne, il mondo dell’energia sta cambiando radicalmente davanti ai nostri occhi”. A maggior ragione, i governi a livello globale devono fare di questo momento storico un punto di svolta definitivo verso un sistema energetico più pulito, più conveniente e più sicuro. L’emergenza è un motivo in più, non in meno, perché le politiche siano coerenti con questa transizione.

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