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Da oltre due mesi, quasi tremila vitelli stanno viaggiando a bordo di due navi per il Mediterraneo, senza una destinazione e in condizioni terribili.
Aggiornamento del 23/02/2021
Animal Equality ci fa sapere che il ministero della Salute e numerose altre autorità italiane allertate dalle associazioni avevano predisposto un’ispezione ufficiale completa, ma la Karim Allah ha improvvisamente deciso di lasciare le acque italiane e si trova ora davanti al porto di Cartagena, in Spagna.
In trappola da mesi. È così che migliaia di vitelli stanno vivendo, stipati da dicembre su due navi in viaggio nel Mediterraneo, senza una destinazione. È l’agghiacciante realtà del trasporto di animali vivi, considerati alla stregua di oggetti da spostare da un paese all’altro, per andare incontro a morte certa. Sebbene questi viaggi siano regolamentati da leggi europee che dovrebbero – almeno in teoria – tutelarne il benessere, la realtà è ben diversa e drammaticamente lontana da questo concetto. Ne sono un esempio i casi di due navi spagnole, denunciate la scorsa settimana da diverse associazioni per gravi violazioni nel trasporto di migliaia di vitelli.
Da oltre due mesi, quasi tremila vitelli stanno viaggiando, senza una destinazione e in condizioni terribili, per il Mediterraneo. Si trovano a bordo delle navi spagnole Elbeik e Karim Allah, due navi in possesso delle autorizzazioni europee per effettuare questi viaggi, che avrebbero dovuto portare gli animali nei macelli di Libia e Turchia. A causa di una malattia zoonotica contratta dai bovini, diversi porti hanno respinto le due imbarcazioni che, dopo varie tappe, sono ora ormeggiate rispettivamente al largo delle coste di Cipro e del porto di Cagliari.
Nel tentativo di salvare le loro vite, Animal Equality, insieme ad Animal welfare foundation ed Enpa, hanno deciso di procedere per vie legali contro la nave ancorata in territorio italiano, la Karim Allah, che trasporta da sola più di 800 vitelli, e di segnalare la situazione al ministero della Salute, alla Procura della repubblica di Cagliari e alla Capitaneria di porto di Cagliari, per chiederne un intervento immediato assistito da un veterinario competente. A guidare la battaglia legale è l’avvocato Manuela Giacomini.
La nave, infatti, avrebbe dichiarato alle autorità sarde di trasportare solo mangimi, quando solo pochi giorni prima aveva dichiarato alle autorità portuali di Augusta, in Sicilia, dove aveva cercato di fermarsi, di trasportare animali vivi.
Per questo le associazioni ipotizzano due scenari: “O la nave sta mentendo e quindi trasporta in condizioni agghiaccianti da mesi migliaia di bovini rilasciando dichiarazioni false, oppure ha scaricato in mare i corpi degli animali morti durante il viaggio. In entrambi i casi si tratta di violazioni gravissime”.
Animal Welfare Foundation ha già segnalato la problematica alle autorità europee competenti, all’interno di numerose denunce già presentate nei mesi scorsi a sostegno dei dossier al vaglio in Europa proprio contro questi viaggi ingiusti e spesso operati in completa violazione delle norme europee e nazionali.
“È solo l’ultimo di una lunga serie di scandali che hanno coinvolto il trasporto di animali via nave”, ha affermato l’europarlamentare Tilly Metz al Guardian. “Dopo la tragedia della nave Queen Hind nel 2019, che si è capovolta con oltre 14mila pecore a bordo, ora 2.600 bovini sono bloccati su queste imbarcazioni che si spostano di porto in porto in cerca di aiuto. Com’è possibile che non esista un protocollo d’emergenza in caso di malattie, o eventi imprevedibili?”.
Eppure, malgrado gli evidenti limiti umani – ancora prima che tecnici –, il trasporto di animali vivi è consentito in tutta l’Ue, che sia via mare o con altri mezzi. Alcuni paesi importano centinaia di animali da tutta l’Europa per poi esportarli verso paesi terzi. Come nel caso dei vitelli, che vengono considerati veri e propri scarti da parte di quei paesi dove la produzione di latte è elevata ma non si consuma la loro carne. Questi animali, che in molti casi non sono ancora svezzati, vengono trasportati con lunghi ed estenuanti viaggi, per poi essere macellati o inviati via mare verso paesi terzi dove verranno uccisi con metodi che sul territorio europeo sono considerati inaccettabili o addirittura illegali.
Secondo i dati diffusi da Animal Equality, la Spagna è il primo paese europeo per l’export di bovini e il secondo, dopo la Romania, per l’export di ovini. Nel 2019, le esportazioni di animali vivi sono aumentate del 28 per cento rispetto al 2018, quando sono stati spediti via mare quasi un milione tra bovini e ovini. Queste cifre, fa sapere l’associazione, saranno ancora più elevate nel 2020, poiché il settore mira a compensare il calo dei consumi interni causato dalla crisi della Covid-19 con le esportazioni.
Quando si leggono i dettagli di questa vicenda, non si può che provare compassione, dispiacere e tristezza per quelle 2.600 vite. Non si può non sperare che si salvino. Sono sentimenti naturali grazie ai quali riusciamo a vederli come esseri viventi. Forse alcuni riescono quasi a immaginarne la sofferenza e a capire quanto tutto ciò sia sbagliato. Dovremmo fare lo sforzo di ricordarcelo sempre, non solo in quei cinque minuti in cui sentiamo la loro storia.
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