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In Trentino continua la lotta all’orso con una nuova delibera che colpisce anche le madri e gli esemplari definiti “confidenti” nei confronti dell’uomo.
In Trentino si continua a perseguitare gli orsi. Il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, con una delibera approvata a fine giugno vorrebbe rendere legale persino l’uccisione di una mamma orsa che protegge i suoi cuccioli. Lo denuncia l’Oipa (Organizzazione internazionale protezione animali).
Nella delibera è inclusa la cosiddetta “azione K”(cioè l’abbattimento del soggetto) prevista dal Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno sulle alpi centro-orientali (Pacobace) che è stata estesa anche al caso in cui il plantigrado sia semplicemente segnalato in un centro residenziale o vicino ad abitazioni, se segue le persone, se attacca perché provocato o se lo fa per difendere la propria preda e, infine, cerca di entrare in abitazioni frequentate anche solo stagionalmente, quindi disabitate.
Riassumendo, la delibera della Provincia di Trento prevede, tra le azioni possibili, la cattura e la “captivazione” permanente (azione J) o l’uccisione (azione K) nei casi elencati:
“Le linee guida varate in Trentino appaiono come una dichiarazione di guerra e di morte nei confronti dei plantigradi del territorio. Ci auguriamo che la Provincia autonoma di Trento si decida a varare serie azioni di prevenzione per consentire una serena convivenza tra i grandi carnivori, i residenti e i turisti affinché tali previsioni restino solo sulla carta della sua delibera, sempre che non si debba andare anche in questo caso nelle aule giudiziarie affinché i magistrati ne valutino la legittimità”, osserva il presidente di Oipa, Massino Comparotto.
In realtà l’orso, in Italia, è una specie protetta. Questo plantigrado è, infatti, una componente preziosa degli ecosistemi in cui è presente e una parte importante della nostra storia e cultura. Proprio per questo motivo la specie gode di una elevata tutela a livello europeo e italiano.
L’orso è pericoloso per l’uomo? In verità gli orsi non ci identificano come una possibile preda, quanto piuttosto come una minaccia da cui allontanarsi, e il più rapidamente possibile. Si tratta tuttavia di animali selvatici che, come tali, possono divenire potenziali pericoli se impauriti per l’incolumità propria o della prole. Il conflitto tra questi grandi carnivori e le attività zootecniche rimane, comunque, una delle cause principali della persecuzione operata storicamente dall’uomo nei confronti di orsi e lupi.
L’orso Papillon – definito così dall’allora ministro dell’ambiente Sergio Costa che si prodigò per cercare di liberarlo – è ancora rinchiuso nella prigione trentina dell’area faunistica del Casteller. Il plantigrado era fuggito due volte alla ricerca di una libertà fortemente desiderata e sempre sottratta dall’uomo. Ma in entrambi i casi era stato acciuffato e imprigionato nuovamente. Eppure, secondo le associazioni animaliste, M49 non può rientrare nelle categorie di “orso pericoloso” o “orso confidente”, non avendo mai mostrato né comportamenti di confidenza né atteggiamenti aggressivi verso le persone. Recentemente era anche riuscito a togliersi il radiocollare girando indisturbato per i suoi boschi e si preparava – come ogni orso – ad andarsene tranquillamente in letargo con l’approssimarsi della stagione invernale.
“Nel mirino dell’amministrazione trentina ora c’è un altro orso: M62. Un orso confidente, ma assolutamente inoffensivo, come è dimostrato da tutte le sue azioni. Che peccato e che delusione. La Provincia di Trento, per colpa del suo presidente, sta facendo una brutta figura mondiale. Prima delle catture e delle fucilazioni di orsi un’istituzione seria dovrebbe fare informazione onesta e corretta, cultura della convivenza, prevenzione attiva con il coinvolgimento della popolazione. La Provincia di Trento dovrebbe fare ciò che le compete perché, invece di captivazioni e fucilazioni, c’è da fare un grande lavoro sul territorio e tra la gente”, dichiara il presidente di Gaia animali & ambiente, Edgar Meyer. Un’osservazione che si spera non rimanga inascoltata per porre fine a un’inutile, quanto dannosa, persecuzione di una specie animale che tanto è importante per la biodiversità del territorio italiano.
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