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Dopo la riduzione delle aree protette, continua il percorso per permettere alla compagnie petrolifere di operare in quello che è un territorio sacro per i nativi.
Il governo degli Stati Uniti ha implementato i piani di gestione per i due monumenti nazionali nello Utah che il presidente Trump aveva ridimensionato nel 2017. Le modifiche ai piani di gestione consentiranno alla compagnie energetiche di avviare attività estrattive petrolifere e minerarie in un’area di quasi 350mila ettari, nonostante le cause legali in corso da parte dei gruppi ambientalisti e di nativi che puntano a ripristinare i monumenti alle loro dimensioni originali.
La notizia arriva dopo che circa due anni fa Trump aveva ridotto dell’85 per cento le dimensioni del monumento nazionale Bears Ears e del monumento nazionale Grand Staircase-Escalante di quasi la metà. Ma secondo Casey Hammond, del dipartimento degli Interni degli Stati Uniti, l’apertura a nuove esplorazioni “hanno suscitato scarso interesse da parte delle compagnie energetiche”, come riporta l’Associated press. Aggiungendo che “se ci fermassimo e aspettassimo che ogni controversia venga risolta, non saremmo mai in grado di fare molto”.
Fu l’ex presidente Bill Clinton a creare il monumento nazionale Grand Staircase-Escalante nel 1996, su terre uniche che ospitano canyon, cascate, montagne nello Utah meridionale. Il presidente Barack Obama successivamente aveva dato il via libera alla creazione del Bears Ears National Monument nel 2016, sugli antichi territori considerati sacri per i nativi americani. Sono gli stessi gruppi e associazioni locali ad aver fatto causa al governo degli Stati Uniti, spiegando che questi luoghi sono dei rari hotspot per quanto riguarda la ricerca archeologica e paleontologica, nonché luoghi fondamentali per la cultura nativa americana.
La scelta vede il plauso dei repubblicani, tra tutti Il senatore dello Utah Mitt Romney, che ha elogiato l’attuale amministrazione per aver portato avanti i piani di esplorazione. “Apprezzo il lavoro che il presidente e il segretario Bernhardt hanno svolto per sviluppare piani che consentiranno di utilizzare una parte maggiore della nostra terra per attività ricreative, per il pascolo e per la loro gestione”.
Infatti secondo un’analisi economica del governo, si stima che la produzione di carbone potrebbe portare a 208 milioni di dollari di entrate annuali e 16,6 milioni di royalties sui terreni non più all’interno dei confini dei parchi. Sempre secondo l’analisi, i pozzi di petrolio e gas in quell’area potrebbero produrre 4,1 milioni di dollari di entrate annuali. Denari spremuti fino all’ultimo cent da fonti fossili.
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